La Tunisia ha restituito 60 milioni di euro di aiuti dell’Unione Europea

Facevano parte del “memorandum d'intesa” firmato nelle scorse settimane, su cui adesso circolano alcuni dubbi

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Il presidente tunisino Kais Saied nel 2020 (Fethi Belaid/Pool via AP, File)

Il governo tunisino di Kais Saied ha restituito alla Commissione Europea 60 milioni di euro di aiuti che erano stati versati alcuni giorni fa, in un gesto di polemica piuttosto evidente che mostra come le relazioni tra la Tunisia e l’Unione Europea siano tese ed estremamente fragili. I 60 milioni versati dalla Commissione e restituiti dalla Tunisia avrebbero dovuto essere la prima tranche dei versamenti previsti nel controverso “memorandum d’intesa”, un accordo che comprende aiuti per centinaia di milioni di euro per la Tunisia in cambio di azioni più decise da parte del governo tunisino per bloccare le partenze dei migranti nel Mediterraneo centrale.

Da settimane però sull’applicazione di questo memorandum vanno avanti polemiche piuttosto dure da parte del governo autoritario tunisino, che tra le altre cose si lamenta del fatto che alcuni fondi previsti dalla Commissione siano stati in realtà riconvertiti da fondi precedenti.

Nell’ambito del memorandum, la Commissione Europea aveva annunciato a settembre il trasferimento di 127 milioni di euro verso la Tunisia: di questi, però, 60 milioni appartenevano a un vecchio fondo di aiuti per l’epidemia da coronavirus approvato nel 2021, che erano stati stanziati ma mai versati alla Tunisia. Alla notizia che i primi fondi versati erano in realtà la riconversione di vecchie promesse, il presidente Saied ha reagito in maniera piuttosto rabbiosa, definendo l’offerta «derisoria» e insufficiente. «La Tunisia, che accetta la cooperazione, non accetta niente che assomigli all’elemosina o a favori speciali, perché il nostro paese e il nostro popolo non vogliono la pietà e non la accettano quando è espressa senza rispetto», aveva detto, rifiutando i fondi.

– Leggi anche: L’accordo fra l’Unione Europea e la Tunisia

Non è chiaro a cosa sia dovuta l’irritazione di Saied, che potrebbe fare parte di una strategia per ottenere ancora più soldi: oppure per modificare alcuni termini del memorandum concordati durante le trattative.

Nelle scorse settimane il memorandum è stato intensamente criticato all’interno dell’Unione Europea, per via delle violenze in corso da tempo nel paese, sia da parte della popolazione locale che delle autorità, nei confronti dei migranti subsahariani che transitano nel paese nella speranza di partire via mare verso l’Europa (e soprattutto verso l’Italia). Da mesi il presidente Saied – che negli ultimi tre anni ha dato una svolta autoritaria al governo del paese – sta usando i migranti come capro espiatorio per spiegare la pessima situazione economica e sociale in cui si trova la Tunisia.

Numerosi funzionari e leader europei nelle ultime settimane avevano criticato piuttosto duramente il presidente autoritario tunisino, dicendo che i fondi che arrivavano dall’Unione non erano un «assegno in bianco».

Nonostante le polemiche e le critiche, la Commissione era tuttavia andata avanti, e il 3 ottobre aveva trasferito i 60 milioni alla Tunisia, sostenendo peraltro che il governo tunisino ne avesse fatto richiesta il 31 agosto. Peraltro il commissario europeo per l’Allargamento e la Politica di vicinato, Olivér Várhelyi, il 5 ottobre aveva scritto su X (Twitter) che il governo tunisino era libero di restituire i fondi europei, qualora lo desiderasse, con un tono insolitamente aggressivo per gli standard della comunicazione diplomatica. Insomma, la Commissione Europea accusa la Tunisia di non essere particolarmente collaborativa, e la Tunisia a sua volta risponde dicendo che l’approccio dell’Unione non sarebbe basato sul rispetto e l’uguaglianza fra i due partner.

Non è del tutto chiaro cosa succederà adesso che la Tunisia ha davvero restituito i 60 milioni alla Commissione Europea. Alcuni funzionari europei hanno detto che il memorandum è ancora valido, ma non è chiaro come sarà implementato.

In base al memorandum l’Unione Europea dovrebbe versare, oltre a un prestito di 900 milioni di euro, 150 milioni di euro a fondo perduto come contributo al bilancio nazionale tunisino, e altri 105 milioni per fermare con la forza le partenze dei migranti. In cambio la Tunisia si impegnerebbe ad applicare alcune riforme economiche e a collaborare maggiormente nel bloccare le partenze di migranti e richiedenti asilo che cercano di raggiungere l’Italia via mare. Mentre il prestito da 900 milioni di euro sarà erogato nell’arco di vari anni una volta che la Tunisia raggiungerà un accordo con il Fondo monetario internazionale per ottenere un altro prestito da questa istituzione, gli altri 255 milioni a fondo perduto avrebbero dovuto essere versati in tempi abbastanza brevi.

Redazione il Post

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