Vertice Amazzonia, l’alleanza contro la deforestazione è al di sotto delle aspettative

Dichiarazione congiunta di 8 Paesi al summit di Belem

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I Paesi sudamericani dell’Amazzonia hanno annunciato la creazione di un’alleanza per combattere la deforestazione, in una dichiarazione congiunta diffusa in occasione del vertice che si tiene nella città brasiliana di Belem.

Questa alleanza “ha come scopo di promuovere la cooperazione regionale nella lotta alla deforestazione, per evitare che l’Amazzonia raggiunga il punto di non ritorno”, si legge nella dichiarazione firmata da Brasile, Bolivia, Colombia, Equador, Guyana, Perù, Suriname e Venezuela.

La Dichiarazione di Belém, il documento principale del vertice regionale sull’Amazzonia che si conclude oggi nella città brasiliana, ha deluso le aspettative riguardo all’adozione congiunta di misure per preservare il bioma: lo evidenziano gli esperti, sottolineando che il testo, divulgato ieri, non presenta un obiettivo comune per la deforestazione zero entro il 2030, punto sostenuto dal presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva. Nel documento, i Paesi amazzonici sottolineano solo “l’urgenza di concordare obiettivi comuni per il 2030 per combattere la deforestazione e sradicare e fermare l’avanzata dell’estrazione illegale di risorse naturali”. In questo senso, le nazioni hanno annunciato la creazione di un’Alleanza regionale per combattere il disboscamento tra gli Stati membri. Il meccanismo avrà, secondo il testo, “l’obiettivo di promuovere la cooperazione regionale nella lotta alla deforestazione e impedire che l’Amazzonia raggiunga il punto di non ritorno, riconoscendo e promuovendo la realizzazione degli obiettivi nazionali”. Il testo è visto come una sconfitta per il Brasile che, durante i negoziati, ha difeso l’adozione di un obiettivo comune per la deforestazione zero.

Si acuiscono le divergenze sullo sfruttamento dei combustibili fossili tra i Paesi che condividono l’Amazzonia: il presidente della Colombia, Gustavo Petro, ha criticato aspramente l’esplorazione del petrolio nella regione, ponendosi in contrasto con il suo omologo brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, il quale invece non si oppone ai nuovi blocchi offshore che la statale Petrobras vorrebbe avviare proprio alla foce del Rio delle Amazzoni.
L’esplorazione petrolifera nella foresta genera “un enorme conflitto etico, soprattutto per le forze progressiste che dovrebbero stare dalla parte della scienza”, ha detto il leader colombiano nel suo intervento al vertice dell’Organizzazione del trattato di cooperazione amazzonica (Acto), che si conclude oggi a Belem.
La posizione di Petro è più in linea con quella della ministra dell’Ambiente brasiliano, Marina Silva, come lui preoccupata per i potenziali rischi ecologici. L’ex attivista ambientale ha difeso la decisione presa a maggio dall’Istituto brasiliano dell’ambiente (Ibama) di negare la licenza a Petrobras. “Non si possono rendere più flessibili le licenze ambientali, come non si può rendere più flessibile la cardiochirurgia: i processi di licenza sono processi tecnici”, ha ironizzato Marina.

Lula ottimista, ‘Sarà un grande incontro’

Il vertice regionale sull’Amazzonia, in programma oggi e domani nella città di Belem, sarà “un grande incontro”: lo ha assicurato il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, promotore dell’iniziativa, cui partecipano gli otto Paesi membri dell’Organizzazione del trattato di cooperazione amazzonica (Acto). “A Belém faremo il nostro primo grande incontro per discutere la questione del popolo amazzonico”, ha dichiarato Lula.

Ieri il capo dello Stato ha visitato la nave ospedale Avaré a Santarem, nello Stato di Parà. Qui ha ricordato che nel 2025 Belém ospiterà la Cop-30. “Quando arriverà il 2025, avremo un grande, grande dibattito sul clima nel cuore dell’Amazzonia”, ha
concluso Lula. E anche il suo ministro degli Esteri, Mauro Vieira, ha ribadito che le priorità del governo restano “la difesa dell’Amazzonia e la lotta ai crimini ambientali”.

Inoltre, ieri il presidente brasiliano è tornato a chiedere un sostegno concreto dei paesi sviluppati per la salvaguardia dell’Amazzonia.  “Hanno promesso di distribuire 100 miliardi di dollari, era la grande promessa dei paesi ricchi ma stiamo ancora aspettando quei soldi”, ha affermato Lula durante un punto stampa.  “Un po’ sono arrivati dalla Norvegia e dalla Germania con il
Fondo per l’Amazzonia ma siamo lontani da ciò che è necessario affinché i 28 milioni di abitanti della regione possano avere un
futuro dignitoso”, ha aggiunto.

Secondo indiscrezioni riportate dal quotidiano Folha de Sao Paulo il reclamo espresso oggi da Lula farà parte integrante del documento finale del vertice, la Dichiarazione di Belém. Il documento, rivela Folha, includerà anche una “condanna della proliferazione di misure commerciali unilaterali che basate su requisiti e norme ambientali, si traducono in barriere commerciali e colpiscono principalmente i piccoli produttori nei Paesi in via di sviluppo”.

Bersagliati alcuni indigeni prima del vertice

Alla vigilia del vertice regionale sull’Amazzonia alcuni indigeni sono stati bersaglio di attacchi a colpi di arma da fuoco nello Stato di Pará. La denuncia è stata presentata dal Consiglio nazionale per i diritti umani (Cndh), di cui fa parte, tra gli altri, anche il ministero degli Esteri. In una nota, il Cndh spiega che gli aggrediti sono membri dell’etnia Tembé, residenti nella comunità Turé Mariquita, a Tomé Açu. L’attacco sarebbe avvenuto ieri “mentre una missione di emergenza coordinata dal Cndh si stava dirigendo verso il comune con l’obiettivo di indagare su denunce di gravi violazioni dei diritti umani”. Tre gli indigeni feriti, due giovani donne e un 23enne. Quest’ultimo è stato nel frattempo arrestato. In segno di protesta, un gruppo di indios ha manifestato davanti al commissariato di polizia chiedendone l’immediata scarcerazione, oltre a sollecitare che gli vengano prestate le dovute cure mediche. Secondo il Cndh, l’attacco sarebbe stato motivato dalla denuncia fatta da un capo tribù il 4 agosto a Belém durante i ‘Dialoghi amazzonici’, un evento preparatorio al vertice vero e proprio.

La Dichiarazione di Belem, servono 100 miliardi dai paesi ricchi

La bozza della Dichiarazione di Belém, che sarà firmata dai Paesi dell’Organizzazione del trattato di cooperazione amazzonica (Octa), riuniti da oggi al vertice regionale sull’Amazzonia, solleciterà i Paesi più ricchi a contribuire con denaro a progetti di sviluppo sostenibile. Secondo il quotidiano Folha de Sao Paulo, il documento finale dovrebbe “chiedere ai Paesi sviluppati di mantenere la promessa di stanziare 100 miliardi di dollari all’anno per i Paesi in via di sviluppo”.

La bozza della Dichiarazione inoltre “condanna la proliferazione di misure commerciali unilaterali che, basate su requisiti e norme ambientali, si traducono in barriere commerciali e colpiscono principalmente i piccoli produttori nei Paesi in via di sviluppo”, informa il quotidiano, secondo cui questo paragrafo si rivolge in particolare all’Unione Europea ed è stato proposto dal Brasile.

 

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