Alessandro Bisozzi – Il campione, storia vera di Carlo Orlandi da Milano

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Stavano tramontando gli anni ’20 e Milano non era ancora quella da bere. La politica di allora era alla ricerca di un riscatto sociale che cacciasse via l’immagine del povero italiano. Si cercava nello sport la rivincita e il pugilato in particolare, per i ceti più poveri era lo sport ideale per il riscatto sociale.

Milano pullulava di palestre e molti giovani crescevano tra il sudore e il ritmo cadenzato dei pugni che si scambiavano. Molti erano giovanotti di buona volontà e basta, qualcuno lasciava intravvedere il segno della classe. Carlo Orlandi, nato a Seregno nel 1910, trasferitosi a Milano, quando entra nella palestra diretta dal maestro Giuseppe Zanati, coordinatore della nazionale, all’Associazione Sportiva Lombarda in viaVitruvio, ha 15 anni, e si porta dietro le conseguenze di un trauma (un cane lo aveva morsicato in tenera età) rendendolo parzialmente sordo e muto.

Dopo poche sedute di allenamento, il maestro si accorge che quel ragazzino dalla pelle olivastra e le orecchie a sventola, ha una dote rara:apprende con straordinaria velocità i gesti della disciplina con una naturalezza incredibile. Tanto incredibile, che a 18 anni è il titolare della squadra azzurra ai Giochi di Amsterdam in Olanda, guadagnandosi la promozione non solo sui ring di casa, ma in trasferte non certo agevoli nell’Europa del Nord, tra Finlandia, DanimarcaNorvegia e Svezia. Battendo avversari più accreditati del ragazzino di 17 anni.

Questi gli esordi del campione di Porta Romana, zona Sud di Milano.

Il resto lo lascio all’autore che ha raccontato con dovizia di particolari, forse con un pizzico di fantasia che comunque non guasta, una carriera tra le più prestigiose di quell’Italia del regime, che almeno in campo sportivo aveva una grande sensibilità e otteneva risultati a iosa. Carletto vinse l’oro olimpico in guantoni nel 1928 assieme a Tamagnini e Toscani che inaugurarono la serie d’oro a cinque cerchi. Come era stato da dilettante, fu precoce il salto nel professionismo, avvenuto il 5 maggio 1929, alVelodromo del Parco Sempione della sua Milano. La scelta dell’organizzatore Giuseppe Carpegna risultò più impegnativa del previsto. L’avversario, il francese Eugene Drouhin, è una vecchia volpe del ring, che inizialmente tenta il colpaccio di battere il campione olimpico e sarebbe veramente clamoroso.

Ma il Carletto, una volta capita l’antifona, cambia registro e l’armai spompato transalpino nella sesta e ultima ripresa pensa solo a finire in piedi. La carriera nei pro è andata avanti fino al 1944, chiusa a Milano come l’aveva iniziata dopo 25 anni di battaglie. Con un record di 127 incontri (98 vinti, 19 persi e 9 pareggi), lungo un percorso che ha raggiunto l’europeo e avrebbe meritato il tentativo mondiale.

Giuliano Orlando

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