Nei piccoli comuni non ci sono più limiti ai mandati dei sindaci

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(ANSA/LUCA ZENNARO)

E in quelli fra i 5mila e i 15mila abitanti si potrà arrivare a un terzo incarico: insieme sono oltre il 90 per cento del totale

Giovedì il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge che modifica il numero di mandati consecutivi consentiti ai sindaci dei comuni medio-piccoli. I sindaci dei comuni fra i 5 e i 15mila abitanti potranno fare tre mandati consecutivi (attualmente erano al massimo due) mentre nei centri sotto i 5mila abitanti viene eliminato ogni limite.

La decisione del governo è stata accolta positivamente dall’ANCI, l’associazione dei comuni italiani, ma anche dalla Lega, che negli ultimi tempi aveva fortemente sostenuto questa misura. Il partito di Matteo Salvini vorrebbe estendere i mandati anche per tutti gli altri sindaci e per i governatori delle Regioni, ma le altre forze della maggioranza di governo, Fratelli d’Italia e Forza Italia, si sono finora mostrate meno propense ad approvare questa modifica.

Il decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri cambia i regolamenti per la stragrande maggioranza dei comuni italiani: quelli con più di 15mila abitanti sono 730 su un totale di 7896, meno del 10 per cento. Con le nuove regole nei comuni più piccoli, sotto i 5mila abitanti, un sindaco potrà potenzialmente essere rieletto ogni cinque anni e restare in carica “a vita”, mentre nei comuni fra i 5 e i 15mila abitanti il mandato massimo passa da 10 a 15 anni consecutivi.

Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’ANCI, ha definito la decisione «un passo importante», sostenendo che la norma chiarisce che «soltanto gli elettori devono avere il diritto di giudicare se i propri sindaci devono essere confermati o mandati a casa», ma ha auspicato l’estensione dei mandati anche per i sindaci dei comuni più grandi.

Negli ultimi anni soprattutto nei comuni più piccoli era stato spesso complicato trovare persone disposte a impegnarsi per cinque anni alla guida di un comune. Amministrare è complesso anche perché gli uffici sono più sguarniti rispetto al passato: i dipendenti sono pochi e per lo più con un’età media avanzata. Negli ultimi anni i tagli agli enti locali si sono fermati, ma il ricambio generazionale è ancora lento. È uno dei motivi per cui molti soldi dei bandi legati al PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza, non sono stati spesi.

I sindaci inoltre hanno spesso denunciato di essere esposti a diversi rischi, fra cui quello di essere indagati e processati per decisioni prese durante lo svolgimento dei loro compiti. I casi sono in notevole aumento negli ultimi anni: nella maggior parte termina con una archiviazione o una assoluzione, ma il percorso giudiziario può essere lungo e stressante. Negli ultimi anni per alcuni comuni è stato necessario nominare un commissario per l’assenza di candidati al ruolo di sindaco

Redazione Il Post

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