L’ultima misura prevede di vendere la carne di quelli abbattuti: succede perché l’estrema destra ha accentrato i poteri in materia d’ambiente
In questi giorni il governo slovacco ha presentato un altro provvedimento demagogico contro gli orsi, dicendo che autorizzerà il consumo della carne di quelli uccisi nel vasto piano di abbattimento introdotto ad aprile, con la scusa di «evitare gli sprechi». Il provvedimento è emblematico dell’approccio strumentale del governo a un problema reale ma politicizzato per ragioni di consenso. L’allarmismo risente del fatto che a gestire questi piani è il partito più nazionalista della coalizione del primo ministro Robert Fico, che va dalla sinistra populista all’estrema destra.
Ad aprile il governo aveva approvato l’abbattimento di 350 orsi, cioè di circa un quarto del totale degli individui (stimato in un massimo di 1.300). Già nel 2024 ne aveva autorizzato l’abbattimento di 144. Questi piani erano stati presentati dopo casi, assai mediatizzati, in cui l’attacco di un orso aveva causato la morte di una persona. Il governo li aveva giustificati sostenendo che c’era stato un aumento delle aggressioni di orsi: erano state 54 tra il 2000 e il 2020, ma da lì in poi erano diventate una decina all’anno. Gli esponenti della maggioranza di Fico, e lui stesso, l’hanno raccontata come un’emergenza di sicurezza nazionale.
Anche l’ultimo provvedimento rientra in questa retorica, e avrà con ogni probabilità una portata limitata.
Il consumo di carne d’orso è residuale in Slovacchia e, tra l’altro, l’anno scorso un ristorante era stato multato perché serviva piatti a base di orso (tra cui un goulash), che è una specie protetta nell’Unione Europea. Ci sono difficoltà pratiche. La carne può contenere un parassita, la Trichinella, e vanno fatti test sulla presenza di larve prima dell’eventuale vendita e consumo. Per ucciderle non basta congelare o affumicare la carne, dev’essere cotta perché raggiunga una temperatura interna di almeno 70 gradi.
Tomás Taraba, nell’aprile del 2024 (EPA/TOMS KALNINS)
Il sottosegretario che ha fatto l’annuncio, Filip Kuffa, ha detto che da aprile sono stati abbattuti 23 orsi e che da ora in poi le carcasse verranno consegnate a organizzazioni scelte dal (suo) ministero dell’Ambiente. La figura di Kuffa dà bene l’idea di quanto sia politicizzata la questione degli orsi. Anzitutto Kuffa è del partito di estrema destra SNS. Anche il ministro dell’Ambiente, e attuale vice primo ministro, Tomás Taraba è stato eletto nelle liste dell’SNS, dopo essere stato in passato vicino ai neonazisti di Slovacchia nostra. L’SNS controlla pure la presidenza della commissione Ambiente del parlamento (Rudolf Huliak) e dell’agenzia governativa di tutela ambientale (Štefan Kysel).
L’estrema destra ha usato questa egemonia per fare una campagna di epurazioni simile a quella fatta nelle istituzioni culturali. Ha sostituito esperti e direttori di parchi nazionali col criterio della fedeltà politica più che delle competenze. I suoi esponenti hanno impresso una narrazione anti-sistema agli abbattimenti, raccontandoli come una battaglia contro «i burocrati» dei governi precedenti e dell’Unione Europea, e presentandosi come i tutori del mondo rurale.
Huliak è arrivato a sostenere che gli orsi fossero «un’arma biologica di Bruxelles» (dalla sede delle istituzioni dell’Unione): le teorie del complotto non sono una novità per il governo di Fico, sono centrali nella sua tattica. Huliak si è anche fatto fotografare insieme a un orso abbattuto (le immagini potrebbero impressionare, la foto si trova qui).
Peraltro, nonostante i piani del governo slovacco abbiano elementi d’incompatibilità con le sue direttive, l’Unione Europea non li ha finora impediti. Anzi, il ministro Taraba aveva rivendicato di aver ottenuto una sorta di esenzione dalla Commissione per le leggi in cambio del ritiro del veto della Slovacchia che stava tenendo bloccata la Nature Restoration Law, un discusso regolamento europeo sull’ambiente approvato infine a giugno dell’anno scorso. Per questo la Slovacchia ha potuto spingersi più in là, almeno nelle intenzioni del governo, rispetto alle direttive che permettono di abbattere solo gli orsi che danneggiano le proprietà e quelli che attaccano le persone.
Il tipico post del sottosegretario all’Ambiente slovacco, con l’orma di un orso
Ci sono comunque grossi dubbi sull’efficacia dei piani, oltre alle difficoltà pratiche, alle possibili violazioni degli obblighi internazionali e alle critiche dell’opposizione.
Il governo slovacco sostiene d’essersi ispirato alla Romania, il paese confinante che ha una popolazione di orsi ancora più nutrita di quella slovacca. L’anno scorso la Romania aveva raddoppiato (a 500 per quest’anno) la quota di orsi che possono essere abbattuti, ma aveva sperimentato anche un approccio diverso da quello che sta usando la Slovacchia. Si basa sul monitoraggio degli orsi, il loro allontanamento dalle aree abitate e il trasferimento degli esemplari problematici, e solo nel 5 per cento dei casi si è concluso con l’abbattimento.
Il primo ministro slovacco, Robert Fico, a Mosca lo scorso 9 maggio (EPA/MAXIM SHEMETOV/REUTERS)
I progetti del governo slovacco, infine, sono stati alimentati da una comunicazione fuorviante.
Kuffa (il sottosegretario) ha inondato i suoi profili sui social di contenuti sulle missioni anti-orso, compiacendosi del dispiegamento di uomini e mezzi per stanarli. Questa narrazione somiglia a una battuta di caccia più che alla tutela della fauna selvatica. Politici come lui stanno insistendo molto sulla tesi che gli orsi abbiano proliferato enormemente, anche postando video di una cucciolata con la didascalia «quanti ce ne sono?» (con un effetto involontariamente straniante visto che, con un testo diverso, sarebbe un filmato identico a quelli di animali che vanno forte sui social).
Uno studio del 2023 dell’università di Praga, però, ha calcolato che la popolazione di orsi in Slovacchia è rimasta stabile nell’ultimo decennio.
Il sito Politico Europe, raccontando la gestione di Taraba, aveva concluso che mostra «come i politici di estrema destra usino il risentimento contro le politiche green per salire al potere […], e cosa succede alle tutele ambientali quando i politici che hanno fatto campagna sullo smantellarle hanno una possibilità di tradurre in realtà le loro promesse». Rispetto alle elezioni del 2023, SNS ha perso consensi e nelle intenzioni di voto è sotto la soglia di sbarramento (del 5 per cento). La guerra agli orsi è stata un modo per ritrovarne un po’ dopo il risultato disastroso alle europee di un anno fa (prese l’1,9 per cento).
In un governo molto impopolare, Taraba è praticamente l’unico ministro che ha accresciuto il suo tasso di popolarità, anche grazie a queste politiche.