La campagna partita un anno fa dalle scuole primarie di Saint Albans, vicino a Londra, ha avuto effetti positivi ed è stata imitata anche altrove
A differenza di diversi paesi europei, Italia compresa, nel Regno Unito non c’è una legge che vieta gli smartphone nelle scuole per tutelare la salute di bambini e adolescenti, con il risultato che finora a intervenire sono state le singole scuole. Ma Saint Albans, una città di 75mila abitanti a nord-ovest di Londra, ha fatto un esperimento ancora più audace: ha avviato una campagna per vietare del tutto gli smartphone fino ai 14 anni. A un anno di distanza gli effetti sono complessivamente positivi e c’è stato un impatto anche nel resto del paese.
Nel maggio dell’anno scorso l’unione delle scuole primarie della città inviò ai genitori e ai tutori degli studenti una lettera aperta per chiedere di non comprare loro uno smartphone, almeno fino al compimento dei 14 anni. Nella lettera i presidi ricordavano che nei loro istituti gli smartphone già non erano permessi: chiedevano però di rivalutare l’età «normale» a cui permettere ai ragazzini di navigare liberamente su Internet. L’obiettivo, secondo la lettera, era che gli adulti collaborassero attivamente per provare a smorzare queste aspettative, e al tempo stesso a evitare che i ragazzini desiderassero uno smartphone solo perché tutti i compagni ce l’avevano.
Le scuole proposero quindi ai genitori di firmare un patto con la promessa di rimandare l’acquisto degli smartphone a dopo il 14esimo compleanno. Proponevano inoltre di vietare l’accesso a social network come Instagram, TikTok e Snapchat fino ai 16 anni, visto che i controlli sull’età anagrafica degli utenti ci sono ma sono aggirabili.
Matthew Tavender, il preside della Cunningham Hill, una di queste scuole, ha raccontato al Guardian che nel suo istituto la lettera è stata firmata da più della metà degli adulti responsabili. In base a un sondaggio, gli studenti tra i 10 e gli 11 anni che avevano uno smartphone nel dicembre del 2023 erano i tre quarti del totale, mentre adesso sono solo sette, il 12 per cento. Sono stati riferiti risultati simili anche in altre scuole di Saint Albans.
I presidi delle scuole coinvolte, più di trenta, hanno notato che senza lo smartphone è migliorata la soglia dell’attenzione degli studenti ed è migliorato anche il modo in cui si relazionano gli uni con gli altri: parlano e giocano di più insieme, mentre prima tendevano a essere più sedentari. Anche se ovviamente alcuni problemi persistono, il fatto di non avere accesso ad app di messaggistica come WhatsApp li espone di meno a contenuti osceni o volgari; di riflesso si vedono meno smartphone anche tra gli studenti più grandi, dicono sempre i presidi.
È stato stimato che, nonostante l’assenza di un’apposita legge, al momento la quasi totalità delle scuole del Regno Unito vieti o comunque limiti l’uso dello smartphone in classe. L’iniziativa del divieto totale invece ha avuto subito una certa eco grazie a un articolo di Matt Adams, che oltre a essere il direttore del quotidiano locale St. Albans Times era uno dei genitori destinatari della lettera. Da allora ha contribuito all’introduzione di provvedimenti simili anche altrove.
Per fare un esempio, nel giro di qualche settimana 18 delle 20 scuole secondarie di Southwark, a sud di Londra, avevano avviato una campagna per incoraggiare i genitori a non comprare gli smartphone prima che i figli avessero 14 o 15 anni. Il luglio successivo invece il prestigioso college di Eton disse che avrebbe consentito agli studenti del primo anno (quelli che hanno tra i 13 e i 14 anni) solo telefoni che possono mandare e ricevere messaggi e basta.
L’altra iniziativa che ha contribuito a creare consapevolezza sul tema nel Regno Unito è il movimento “Smartphone Free Childhood”, che è stato ideato da una coppia di genitori dell’Inghilterra orientale e propone di vietare l’accesso ai social prima dei 16 anni e tutti gli smartphone prima dei 14, sempre attraverso un patto. «Non vogliamo dire che la tecnologia sia un male ma solo che, come società, dobbiamo discutere del momento adatto in cui i bambini possono avere accesso illimitato a questa roba», ha detto al New York Times Joe Ryrie, uno dei due. La campagna è diventata virale, e a oggi il patto è stato firmato da oltre 135mila persone e 13mila scuole.
L’iniziativa di Saint Albans comunque ha i suoi limiti. Facendo un giro in centro si vedono ancora molti adolescenti con lo smartphone, racconta sempre il Guardian, e stando a quanto detto dai dipendenti di un negozio di telefonia del posto l’età media in cui ricevono lo smartphone dai genitori rimane attorno agli 11 anni.
Un post della non profit Smartphone Free Childhood intitolato “Come mai aspettare a dare uno smartphone a tuo figlio è come dargli un superpotere”
Secondo una ricerca dell’Ofcom, l’agenzia regolatrice per le aziende di comunicazione del Regno Unito, oggi più di un quarto dei bambini tra i cinque e i sette anni del paese ha un proprio smartphone, e il 38 per cento di loro usa i social media. Un altro rapporto dell’ente governativo che si occupa di vigilare sulla tutela dei bambini ha concluso che il 69 per cento di quelli tra gli otto e i 15 anni passa fino a tre ore al giorno su un dispositivo collegato a Internet, mentre il 23 per cento più di quattro ore.
In questi anni è stato dimostrato come l’abitudine di usare gli smartphone già da bambini possa distrarre di più, far calare la concentrazione e anche portare a un aumento di ansia e depressione tra bambini e adolescenti. È un fenomeno che riguarda in particolare le ragazze e che, unito ad altri fattori, ha fatto aumentare i casi di autolesionismo e suicidi. Come ha mostrato in maniera efficace la serie di Netflix Adolescence, inoltre, espone molto al bullismo online, così come a contenuti misogini e antifemministi.
Sempre Tavender ha detto di aver notato in effetti che già nella scuola primaria bambine e bambini sono molto preoccupati per il loro aspetto fisico, contano i passi che fanno o le calorie del cibo che mangiano. La preoccupazione principale è per l’uso di WhatsApp, perché oltre a contenuti offensivi è facile che circolino video pornografici, foto oscene e immagini violente; si rischia poi di finire in chat di gruppo con centinaia di persone, spesso sconosciute, dove capita anche che ai bambini vengano chieste foto di natura sessuale.
Dal prossimo 25 luglio nel Regno Unito entrerà in vigore l’Online Safety Act, una serie di misure pensate per rafforzare la sicurezza sui social network, sulle app di gaming e più in generale su Internet. A detta dei critici però questi provvedimenti sono insufficienti per tutelare bambini e adolescenti, e il governo dovrebbe intervenire per limitare il più possibile l’uso degli smartphone, anche nelle scuole secondarie, e al tempo stesso per fare formazione in merito. D’altra parte un recente studio dell’Università di Birmingham ha evidenziato che il divieto degli smartphone a scuola, da solo, non migliora i voti né il benessere degli studenti, e non riduce comunque il suo utilizzo.
In generale la proposta di vietare del tutto gli smartphone è stata accolta bene dalla maggior parte degli adulti. Alcuni genitori hanno accusato gli insegnanti che la sostengono di essere contrari alla tecnologia; in una lettera inviata al Guardian invece un docente ha sostenuto che la sua categoria dovrebbe piuttosto insegnare agli studenti come gestire sia gli smartphone, sia i contenuti e la disinformazione che fanno circolare.