Il 37esimo Rapporto dell’Eurispes disegna un Paese che non ha fiducia nelle Istituzioni, pur amando sempre tanto il presidente Mattarella, e che si adatta con resilienza alla difficile situazione economica
AGI – E’ in diminuzione la fiducia dei cittadini nei confronti del sistema delle Istituzioni (ad indicare una diminuzione erano il 33,1% nel 2024, oggi sono il 36,5%). È quanto emerge dal 37esimo Rapporto Italia 2025 curato dall’Eurispes.
Fiducia nel Presidente della Repubblica
Questo andamento negativo non è però riscontrabile in tutte le Istituzioni osservate singolarmente. Infatti, cresce sempre più la fiducia dei cittadini nei confronti del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dal 60,8% del 2024 al 63,6% del 2025. Diminuiscono invece i consensi nei confronti del Parlamento (dal 33,6% al 25,4% di quest’anno); in misura minore per l’Esecutivo (dal 36,2% del 2024 al 30,2%), in linea con il trend degli ultimi anni; cala anche la fiducia nella Magistratura (dal 47% al 43,9%).
Bene le forze dell’ordine
Anche nel 2025, prevalgono quanti sentono di non riporre alcuna fiducia nei Presidenti di Regione (complessivamente il 47,3%, erano il 38,9%) rispetto alla quota dei fiduciosi. Per quanto riguarda le Forze dell’ordine, i consensi nei confronti dell’Arma dei Carabinieri aumentano e passano dal 68,8% del 2024 al 71,6% del 2025. Torna a crescere il sentimento di fiducia nella Polizia di Stato (dal 63,5% 2024 al 68,6% del 2025). Allo stesso modo, la Guardia di Finanza raggiunge il 71,9% dei consensi (66,1% nel 2024). Per quanto riguarda le Forze armate, il 75,5% dei cittadini ha fiducia nell’Esercito (erano il 69,4 nel 2024); allo stesso tempo, gli italiani esprimono il proprio consenso in maniera sovrapponibile nei confronti dell’Aeronautica (77,4%) e della Marina (77,1%). Anche la Guardia Costiera cresce passando da una fiducia al 71,8% del 2024 all’attuale 72,1%. Guardando ancora al comparto della sicurezza, migliora il sentimento di fiducia dei cittadini che nel 67,2% dei casi esprimono un giudizio positivo rispetto al lavoro portato avanti dall’Intelligence (+4,4% rispetto al 2024).
Fiducia elevata per Vigili del Fuoco e Polizie locali
Sempre su posizioni plebiscitarie di consenso si posizionano i Vigili del Fuoco (86,2% di fiduciosi). La Polizia penitenziaria sale (dal 59,5% al 64,4% del 2025) come pure la Polizia locale (56,2%; era al 54,3% nel 2024).
I partiti sotto il 50% dei consensi
Tra le altre Istituzioni considerate con tassi al di sotto del 50% dei consensi troviamo: i partiti politici (dal 29,8% del 2024 al 21,1% del 2025); le confessioni religiose diverse da quella cattolica (dal 34,5% al 31,1%); i sindacati (38,6% dei fiduciosi nel 2025 contro il 42,7% del 2024); la Pubblica amministrazione (in calo dal 44,4% al 36,3%); le Associazioni degli imprenditori (dal 46% al 42,5%). Sempre sul fronte della contrazione della fiducia, ma con Istituzioni che esprimono valori oltre i 50 punti percentuali, si trovano la Protezione civile (dal 78,5% al 74,4%); le Associazioni di volontariato (dal 68,7% al 60%); la Scuola (dal 66% al 64,9%) e il Sistema sanitario nazionale (dal 58,3% al 54,6%).
Università, Chiesa e consumatori in leggero aumento
A poter annoverare un aumento di fiducia da parte dei cittadini, sebbene con quote minime, sono l’Università (dal 71,8% del 2024 al 72,3% del 2025); la Chiesa (dal 52,1% al 52,6%) e, infine, le Associazioni dei consumatori (dal 49,1% al 50,5%).
Famiglie tra difficoltà e adattamenti
Quanto alla condizione economica delle famiglie nel 2025, il quadro che emerge dall’indagine dell’Eurispes conferma, da un lato, il permanere di una percezione diffusa di difficoltà e vulnerabilità, dall’altro evidenzia una resilienza familiare che si traduce in nuovi adattamenti, scelte difensive e forme di solidarietà interna, segnale di una società che, pur messa alla prova da anni complessi, continua a cercare risposte nel proprio tessuto sociale più che nel sistema istituzionale.
Percezione economica e aspettative future
Nonostante i dati mettano in luce alcune particolari difficoltà delle famiglie nell’affrontare le spese, analizzando la serie storica dei dati, spicca un quadro di generale miglioramento rispetto agli anni precedenti, con alcuni indicatori che segnalano un’inversione di tendenza positiva. Più della metà degli italiani (55,7%) esprime una valutazione negativa sull’andamento generale dell’economia del nostro Paese nell’ultimo anno. Un quinto del campione (20%) ritiene invece che non vi siano stati cambiamenti rilevanti, indicando una sostanziale stabilità. Guardando al prossimo futuro, nel 36,7% dei casi gli italiani ritengono che la situazione economica italiana è destinata a peggiorare nei prossimi dodici mesi, mentre il 30,9% è convinto che la situazione rimarrà stabile e il 9,5% prospetta un miglioramento.
Situazione economica personale e gestione delle spese
Per quanto riguarda la dimensione economica individuale e familiare, i dati mostrano un quadro prevalentemente stabile con una quota ampia di cittadini (42%) che dichiara che la propria situazione economica è “rimasta sostanzialmente invariata”; per il 37,3% è migliorata e per il 12,6% è peggiorata. Il pagamento dell’affitto rappresenta la spesa più problematica (44,3%), seguono mutuo (32%), bollette (29,1%) e spese mediche (24,9%). Il 23,8% degli italiani riesce a mettere da parte i risparmi, mentre il 35,4% è costretto ad attingere ai propri risparmi per arrivare a fine mese e, quasi il 60%, riporta difficoltà nell’arrivare a fine mese. Di fronte alle difficoltà economiche, il ricorso alla famiglia d’origine rappresenta la soluzione più impiegata (29,2%). Un’altra strategia diffusa riguarda il ritardo nei pagamenti: il 20,8% dei cittadini ha pagato le bollette con forte ritardo, mentre il 19,3% dichiara ritardi nel pagamento delle tasse, delle rate condominiali (16,4%) e dei conti aperti presso commercianti locali (11%).
Strategie di contenimento e rinunce
I risultati dell’indagine sui comportamenti di consumo delle famiglie italiane mostrano una realtà ancora attraversata da pratiche di contenimento e riorganizzazione della spesa, che non riguardano soltanto i consumi accessori, ma toccano àmbiti centrali della quotidianità, come la salute, la cura personale e la gestione domestica. L’ampio ricorso alla rateizzazione, l’utilizzo crescente di piattaforme digitali per dilazionare i pagamenti e la rinuncia a prestazioni sanitarie o a servizi di sostegno familiare delineano un quadro in cui la sostenibilità economica è affidata sempre più a strumenti flessibili e a strategie difensive.
Inflazione e impatto sui consumi
Persistono, inoltre, forti diseguaglianze territoriali e sociali, che accentuano la distanza tra le aree più colpite dal disagio economico e quelle in cui il contenimento dei consumi assume forme più selettive. Se da un lato emerge una capacità di adattamento, dall’altro i comportamenti osservati restituiscono l’immagine di una popolazione che, pur cercando di preservare un equilibrio, è spesso costretta a compromessi che impattano direttamente sulla qualità della vita. I consumi, in questo senso, diventano uno specchio delle tensioni tra bisogni reali e possibilità materiali in un contesto in cui l’incertezza continua a condizionare le scelte delle famiglie italiane.
Acquisti posticipati e contenimento delle spese
Sul fronte dell’inflazione, la maggior parte degli italiani riferisce prezzi in aumento (84,1%), seppur con differente intensità. Per contenere le spese, gli italiani rinviano uno o più acquisti necessari (59,5%), rinunciano alla babysitter (54%), riducono le uscite (50,1%), e tagliano su viaggi o vacanze (50%). Molti (45,3%), pur avendone necessità, hanno dovuto fare a meno dell’aiuto di una badante. Non manca chi ha rimandato lavori o ristrutturazioni in casa (38,2%) o ha deciso di pagare in nero alcuni servizi come ripetizioni, riparazioni, assistenza domestica, medici, ecc. (37,5%) e poco meno (37,2%) sono quanti hanno invece rinunciato ad altre forme di aiuto domestico, come il personale per le pulizie o il giardiniere.
Rateizzazione e rinuncia alle cure mediche
Nell’ultimo anno, più della metà degli italiani (53,4%; il 31,4% una/qualche volta, il 16,5% spesso, il 5,5% sempre) si è servito della rateizzazione dei pagamenti soprattutto per l’acquisto di elettrodomestici (44,5%), di auto/moto (42,5%) e tecnologia, televisori, smartphone, tablet (42,3%).
L’uso delle piattaforme e app (es. Klarna, Scalapay, Clearpay, Paypal, Satispay, ecc.), che consentono la rateizzazione senza interessi, è ormai diffusissimo (65,3%). La necessità di contenere le uscite porta spesso a dover rinunciare a spese necessarie per la salute e il benessere personale: il 28,2% degli italiani ha rinunciato a cure/interventi dentistici, il 27,2% ad effettuare controlli medici periodici e di prevenzione, il 22,3% a visite specialistiche per disturbi/patologie specifiche e il 18,1% a terapie o interventi medici.
Che cosa mangiano gli italiani
La maggioranza degli italiani dichiara di essere onnivoro (84,9%), il 9,5% non mangia carne poichè vegetariano (6,6%) o vegano (2,9%), mentre il 5,6% è stato vegetariano in passato. Sono sempre più diffuse le diete “senza” con un numero importante di quanti vi aderiscono pur non avendo necessità mediche, intolleranze o allergie. I più gettonati sono gli alimenti senza zucchero (28,2%) insieme a quelli senza lattosio (27,3%). Una minoranza acquista invece senza glutine (18%), senza lievito (16,4%), senza uova (15,4%). Il 57,4% dei cittadini dichiara di utilizzare (qualche volta, spesso o abitualmente) gli integratori alimentari, il 56% i mix di frutta secca e semi, il 52% gli alimenti proteici, il 48,5% i semi (lino, girasole, canapa, ecc.). Pochi consumano gli alimenti contenenti cannabis, legalmente in commercio (17,2%).
La passione per gli animali domestici
Gli animali domestici sono sempre più presenti nelle case degli italiani. Nel 2025 sono il 40,5% degli italiani a dichiarare di accogliere un animale (+3,2% rispetto al 2024): cani e gatti in egual misura (37%). Il budget complessivo di spesa mensile per più della metà dei proprietari va dai 31 ai 100 euro.
Osservando i dati del Rapporto Eurispes in serie storica emerge che la tendenza è comunque a spendere sempre di più. Si spende soprattutto per l’alimentazione (il 51% dei proprietari in media meno di 50 euro al mese) e le spese mediche (il 40% tra i 31 e 100 euro al mese). Quasi un quarto dei proprietari ha rinunciato a prendere altri animali a causa dei costi economici e, per lo stesso motivo, uno su dieci è stato costretto a dare via il proprio animale domestico.
Aderire ad un’assicurazione sanitaria (15,5%) o una per la tutela legale e la responsabilità civile (16%) è forse una tendenza che sta iniziando a diffondersi. Per quanto riguarda i temi ambientali, gli italiani sono contrari alla vivisezione (78,7%), alla caccia (68,3%), all’uso delle pellicce (79,4%), agli animali nei circhi (76%) e agli allevamenti intensivi per uso alimentare (71,4%). Le percentuali diminuiscono, ma sono sempre molto sopra il 50%, per quanto riguarda l’abbattimento di animali in sovrannumero rispetto alla sostenibilità del territorio in aree extraurbane (66% contrari) o in sovrannumero vicino o all’interno di aree urbane (60,1%). Mentre per quanto riguarda l’abbattimento di animali potenzialmente pericolosi per l’uomo se si avvicinano alle aree abitate, i contrari sono in numero inferiore (54,7%).