Meteo: Milano 20 gradi sotto zero, -40 in Emilia. Roma, 13 giorni di neve

0
359 Numero visite

Secondo la lunghissima serie termometrica dell’Osservatorio di Milano Brera, che ha inizio nel 1763, il mese di febbraio 1956 emerge nella storia meteorologica per la sua eccezionale rigidità climatica. La temperatura media registrata di -2,1°C, suddivisa in una media di -4.9°C per le minime e di 0,7°C per le massime, segna questo periodo come il mese di febbraio più freddo mai documentato dall’inizio delle rilevazioni. Questo dato assume un significato ancora più rilevante se si considera che per trovare un altro febbraio dalle caratteristiche climatiche simili è necessario tornare indietro fino al XIX secolo, e precisamente al 1814. Quest’anno è noto nella cronaca europea per eventi di spicco come l’ultima grande fiera del ghiaccio sul Tamigi a Londra e la dominazione napoleonica in Francia, quando l’Osservatorio di Brera registrò una temperatura media di -2°C.

Analizzando ulteriormente il contesto storico, troviamo che una temperatura media identica si ebbe nel febbraio 1858, periodo in cui l’unità d’Italia era ancora in fase di realizzazione. Un altro mese degno di nota è il febbraio 1929, coincidente con l’anno del crollo di Wall Street, durante il quale la temperatura media si attestò a -1,6°C.

La menzione di questi eventi storici serve a fornire un’idea dell’arco temporale che separa questi episodi climatici eccezionali, enfatizzando la rarità del fenomeno osservato nel febbraio 1956. In quell’anno, Trieste era stata riconquistata dall’Italia da poco più di un anno e la rivoluzione castrista a Cuba era ancora a venire.

Concentrandoci sul clima di quel mese a Milano, scopriamo che fu 6,2°C più freddo rispetto alla media calcolata sui tre decenni precedenti, secondo i parametri dell’epoca. Fu anche un mese particolarmente secco, con una precipitazione totale di appena 17 mm, tutti caduti sotto forma di neve. Sebbene ci fossero diverse nevicate, queste non furono particolarmente abbondanti.

Nonostante queste condizioni estreme, febbraio 1956 non detiene il record del mese più freddo nella serie termometrica di Milano-Brera. Tale primato spetta a gennaio 1947, quando la media fu di -2,7°C, con 31 notti di gelo consecutive e ben 19 giorni di ghiaccio (con anche la temperatura massima sotto zero), a confronto con le 24 notti di gelo e i 16 giorni di ghiaccio di febbraio 1956.

Anche a Milano Linate, il febbraio 1956 detiene il record di temperatura minima mai registrata, con -15,6°C il giorno 16. In confronto, nel gennaio del 1947 la temperatura minima assoluta registrata a Linate fu di -15°C.

Nessun mese successivo si avvicina nemmeno lontanamente alle condizioni climatiche del febbraio 1956, nemmeno il gennaio 1985 che ebbe, a Milano Brera, una temperatura media di -0,6°C, cioè un grado e mezzo più alta.

Vi presentiamo un’analisi delle temperature minime e massime registrate a Milano Brera nel febbraio 1956, al fine di avere un’idea di grandezza di quel gelo così intenso. Alla fine proveremo a rispondere se a Milano si potranno mai toccare i -20°C, e se quando i termometri non c’erano, furono raggiunti.

Il mese di febbraio di quell’anno fu caratterizzato da un freddo intenso e persistente, come evidenziato dalle temperature registrate quotidianamente. Il primo giorno del mese, le temperature oscillarono tra una minima di -4.8°C e una massima di -2.4°C, segnando l’inizio di una serie di giornate gelide. Il giorno seguente, il freddo si intensificò ulteriormente, con una temperatura minima che scese a -6.5°C e una massima di -2.5°C.

Il terzo giorno vide un ulteriore calo della temperatura, raggiungendo i -8°C come minima e -1.5°C come massima. Questo trend di freddo crescente continuò nei giorni successivi, con il quarto giorno che registrò -7°C e -2°C e il quinto giorno che toccò i -8°C e -1°C. La situazione rimase simile anche nei giorni 6 e 7, con temperature minime che si mantennero intorno ai -7°C, ma l’7 febbraio si distinse per una sorprendente massima di 4°C, un netto contrasto rispetto ai giorni precedenti.

Dal giorno 8 al giorno 14, le temperature variarono in modo significativo. L’8 febbraio si ebbe una minima di -4°C e una massima di 1°C, seguito da -6°C e 0.2°C il giorno 9. Il 10 febbraio fu particolarmente freddo, con una minima di -8.5°C e una massima che scese sotto lo zero a -6°C. Nei giorni successivi, le temperature rimasero sotto lo zero, con il 12 febbraio che registrò la minima più bassa del periodo, -10.7°C, e una massima di -3.6°C.

Dopo il 14 febbraio, il clima rimase rigido ma con qualche lieve variazione. Il giorno 15 e 16, per esempio, si registrarono temperature simili, con minime intorno ai -9°C e massime di -2°C e -4°C rispettivamente. Nei giorni successivi fino al 19, le minime variarono tra -8.9°C e -4.5°C, mentre le massime si mantennero sotto lo zero.

Dal 20 febbraio, tuttavia, si assistette a un graduale ma costante aumento delle temperature. Il giorno 20, la minima fu di -2.4°C con una massima che raggiunse l’1.8°C. Il 21 febbraio segnò un punto di svolta con una minima quasi a zero (-0.1°C) e una massima di 2°C. Questo trend di riscaldamento continuò nei giorni seguenti, culminando il 29 febbraio con una minima relativamente mite di 3.5°C e una massima di 10.6°C, un netto distacco dalle gelide temperature di inizio mese.

In sintesi, il mese di febbraio in questione fu un periodo di notevole freddo, con una media di -4.9°C per le temperature minime e di 0.7°C per le massime, riflettendo una fase climatica eccezionalmente rigida.

Quanto i termometri a Milano c’erano, ma non c’era l’Osservatorio di Brera, si ebbero inverni ancor più rigidi, anche perché eravamo in piena Piccola Era Glaciale. Dai documenti storici, però, si parla anche di temperature di -20°C a Milano. Come pure in centro città a Torino. Quest’ultima ha un record di freddo inferiore rispetto a Milano Linate con un −21,8°C nel 1956. Come per Firenze Peretola, però, osservando gli estremi di freddo durante le maggiori ondate di gelo, quei picchi così bassi derivano da condizioni eccezionali che si sovrapposero all’eccezionalità dell’evento meteo. Sono valori poco ripetibili, per intenderci, se non, forse, durante un periodo di freddo di lungo corso come fu la Piccola Era Glaciale.

Per inderci, durante la Piccola Era Glaciale, nel dicembre del 1708, la Russia fu avvolta da un freddo straordinario, persino per i suoi standard. Questo evento rappresentò l’inizio di una serie di fenomeni climatici estremi che avrebbero presto interessato gran parte dell’Europa. In particolare, si formò un intenso Anticiclone Termico Russo, un fenomeno che, negli ultimi anni, si è manifestato con minor frequenza. Durante la notte dell’Epifania, tra il 5 e il 6 gennaio del 1709, quest’anticiclone si spostò verso l’Europa con una forza impetuosa.

L’evento che ne scaturì fu di portata eccezionale, colpendo in modo significativo l’Europa Centrale e quella Mediterranea. Quasi nessuna area del Vecchio Continente fu risparmiata, sebbene la Scandinavia, in un secondo momento, riuscì a rimanere parzialmente isolata dall’onda di freddo, diventando sede dello stesso anticiclone. Questa ondata di gelo portò al congelamento rapido di fontane, pozzi, corsi d’acqua e anche piccoli laghi. Si registrarono cali di temperatura repentini, con valori spesso sotto i −20 °C, interessando anche le regioni più a sud.

Il fenomeno non risparmiò i fiumi europei, che si trovarono completamente ghiacciati, inclusi la Senna, il Rodano e l’Ofanto. Anche laghi e lagune subirono lo stesso destino; ad esempio, il lago di Garda fu attraversato da carri pesanti, un evento unico nella storia, così come accadde per la Laguna Veneta. Il mare stesso non fu immune: le navi rimasero intrappolate nei ghiacci dei porti mediterranei, come quelli di Genova e Marsiglia. Si registrò addirittura il congelamento della foce del Tago a Lisbona.

Un evento del genere ci lascia ipotizzare temperature persistentemente basse. Insomma, a Milano, quell’inverno è altamente probibabile che per vari giorni si ebbero 20 gradi sotto zero. Lo si evince anche dai racconti della vecchia Milano, quella che all’ora era circondata da boschi e molto meno estesa rispetto a quanto non lo sia attualmente. Però, si sappia, un freddo simile, anche con un’isola di calore urbano scatenerebbe un gelo immane, impensabile.

Per dare un’idea più precisa delle condizioni meteorologiche di quel periodo: a Roma, tra il 6 e il 24 gennaio, nevicò 13 volte e in Pianura Padana si accumulò un metro e mezzo di neve. Si raggiunsero temperature eccezionalmente basse: a Parigi si registrarono −23,1 °C nel centro e tra −25 e −26 °C nei sobborghi. Per dieci giorni le temperature non superarono i −10 °C, con minime attorno ai −20 °C. A Venezia si raggiunse una temperatura di −17,5 °C, accompagnata da forti venti di bora. A Berlino si toccarono i −29,4 °C, con temperature ancora più basse nelle campagne circostanti, fino a −35 °C. La media del mese fu di −13,2 °C, con diverse giornate in cui non si superarono i −20 °C.

Le condizioni climatiche estreme ebbero effetti devastanti sulla vegetazione. Gli ulivi e altri alberi da frutto, così come intere foreste, non sopravvissero a questo gelo intenso. In Emilia-Romagna, ad esempio, si seccarono gli alberi di melo, susino, noce e ciliegio, piante che generalmente resistono fino a temperature di −40 °C. Una misurazione di −36 °C a Faenza, sebbene dubbia (ma compatibile con i danni in agricoltura), sembrerebbe confermare questi valori estremi. Si presume che una massa d’aria a −22 °C a 850 hPa (circa 1.450 metri di altezza) sia penetrata stabilmente nella Pianura Padana, causando un abbassamento significativo delle temperature anche nell’estremo Sud dell’Italia, con punte di −14/−16 °C a tale quota. Si stima che per vari giorni la temperatura non superò la soglia di 0°C in città come Roma, Napoli. La stessa Palermo vide numerose nevicate.

Alla fine del mese, dopo il 26 gennaio, si verificò una risalita delle temperature, in particolare in Francia. A Parigi iniziò a piovere, sebbene si trattasse di pioggia fredda che ghiacciava (gelicidio). La Laguna Veneta si liberò dal completo congelamento il 29 gennaio, sebbene restassero pezzi di ghiaccio galleggianti. Tuttavia, all’inizio di febbraio, il gelo fece nuovamente la sua comparsa, anche se non con l’intensità di gennaio. Molti fiumi e laghi che si erano temporaneamente liberati dal ghiaccio tornarono a congelarsi. Questo secondo ondata di gelo persistette fino a marzo e, in alcune regioni del Nord Europa, fino ad aprile. In questo periodo, il Mar Baltico rimase congelato.

In Germania, si registrarono gelate fino all’inizio di luglio. A Berlino, la media mensile di febbraio fu di −6,9 °C, con picchi di −26 °C; mentre a marzo, la media fu di 0,2 °C, ma si contarono ben 22 minime sotto lo zero. L’inverno del 1708-1709, considerando il trimestre dicembre (media di −4,5 °C), gennaio e febbraio, ebbe una media di −8,2 °C, risultando l’inverno più freddo registrato da quando iniziarono le misurazioni meteorologiche nel 1701. Fu seguito dall’inverno del 1829-1830, con una media di −6,6 °C.

E allora, ne convenite che si ebbero davvero 20 gradi sotto zero a Milano città? I 40 gradi sotto zero nella bassa Valle Padana potrebbero essere realistici se si considera che nel 1985 si ebbero picchi di quasi -30°C. Ma quel freddo descritto rispetto al gelo del 1985 fu ben altra cosa. L’aspetto curioso è che la Piccola Era Glaciale non fu gelida in tutto il Pianeta, ma anzi, alcune regioni ebbero un periodo più mite rispetto alla fase precedente

di Federico De Michelis – Meteogiornale.it

 

Notizie nella posta

Riceverai nella tua posta tutti gli aggiornamenti sul mondo
di MP Iscriviti gratuitamente ⤹