Nello stato africano si concentra il 10% dei decessi globali di donne incinte, con il quarto tasso più alto al mondo di mortalità neonatale
Secondo le ultime stime di UNICEF la Nigeria è uno dei paesi al mondo in cui per le donne in età fertile è più alto il rischio di andare incontro a problemi di salute prima o dopo il parto. È nello stato africano, infatti, che si concentra il 10% dei decessi globali di donne incinte. Il tasso di mortalità è il quarto più elevato al mondo: 576 decessi ogni 100mila bambini nati vivi.
L’estrema vulnerabilità delle donne in Nigeria è confermata anche da altri dati. Il paese detiene il triste primato del maggior numero di spose bambine in Africa, 23 milioni.
Il paese ha il terzo numero più alto al mondo di donne e ragazze (19,9 milioni) che tra i 15 e i 49 anni hanno subito mutilazioni genitali femminili, soprattutto nelle regioni meridionali dove sono spesso le donne più anziane in famiglia a favorire questa pratica per evitare la promiscuità e preparare le ragazze al matrimonio. Ma non solo. Se in questo paese sei una donna in stato di gravidanza, e per di più sorda, l’accesso ai servizi sanitari – in particolare all’assistenza prenatale – si fa ancora più difficoltosa del solito.
Proprio per venire incontro alle domande e alle richieste di aiuto di milioni di donne nigeriane sorde in stato di gravidanza, la ong Deaf Women Aloud Initiative (DWAI) ha rilanciato nei giorni scorsi il suo Glossario sulla salute sessuale e riproduttiva nel linguaggio dei segni nigeriano, firmato dalla direttrice esecutiva dell’organizzazione, l’attivista nigeriana Helene Beyioku-Alase, e realizzato con il contributo del programma “Voice” di Oxfam in Nigeria.
Da quando è uscita nel 2020 la pubblicazione è stata stampata in circa 4mila copie che sono state consegnate ai 350 ospedali pubblici della capitale Abuja. Altre 150 strutture private hanno scaricato la versione digitale. Una distribuzione su scala ridotta che però ha finora raggiunto migliaia di donne in tutta la città o che nella capitale arrivano da altre parti del paese per partorire.
Alla redazione del volume hanno contribuito insieme a Helene Beyioku-Alase consulenti sanitari, illustratori e ovviamente persone sorde. Il glossario è solo una parte di un progetto di sensibilizzazione più ampio che prevede anche attività formative per le donne sorde, per gli operatori sanitari e per gli interpreti della lingua dei segni che lavorano negli ospedali.
Ad oggi queste attività, finanziate dalla ong internazionale IPAS che si batte per garantire la possibilità di abortire legalmente e accedere ai metodi contraccettivi, hanno coinvolto circa 150 operatori sanitari e 200 donne sorde.
La storia di Helen Beyioku-Alase è stata raccontata da El País. Oggi madre di quattro figli, Helen soffre di problemi di udito. Al quarto mese della sua prima gravidanza, percependo che qualcosa non stesse andando nel verso giusto si era recata in un ospedale della sua città, Abuja. Qui però era stata presto liquidata con la prescrizione di pillole per il mal di testa. Tornata in ospedale non era riuscita a comunicare il suo malessere agli operatori sanitari. L’indifferenza di chi avrebbe dovuto ascoltarla e soccorrerla le ha fatto perdere i gemelli che aveva in grembo.
Il timore di non essere comprese nelle strutture ospedaliere spinge molte donne in stato di gravidanza in Nigeria, e non solo in questo paese, a optare per il parto in casa, dunque senza assistenza medica e con tutti i rischi che ne possono conseguire. E per molte delle donne che sopravvivono al parto i problemi continuano anche dopo per l’impossibilità di ricevere consigli su come allevare il figlio appena nato nei suoi primi mesi di vita.
Ora che il progetto ha preso piede nella capitale Abuja e nel Territorio della Capitale Federale, l’obiettivo è estenderlo anche in altri stati del paese. Prime forme di collaborazione sono partite in quelli di Anambra (centro-sud del paese) e Taraba (est).
Tra le iniziative in cantiere c’è l’attivazione di un’app che fornirà informazioni sulla salute sessuale e riproduttiva a chi la installerà sul proprio smartphone. Le idee dunque non mancano. Ciò che manca, semmai, sono nuovi finanziamenti. Senza quelli difficilmente questa importante esperienza potrà farsi strada oltre la capitale nigeriana.