La preparazione e la distribuzione dei pasti caldi destinati a 250 famiglie sfollate (circa 1.750 persone) ?nella città di Deir Al Balah
di Anna Maria De Luca
Redazione La Repubblica
ROMA – Venti giovani con disabilità uditive in questo momento lavorano sotto i bombardamenti nella preparazione e distribuzione dei pasti caldi destinati a 250 famiglie sfollate (circa 1.750 persone)?nella città di Deir Al Balah: sta accadendo nella martoriata Striscia di Gaza. Un aiuto tra poveri, si direbbe, targato CBM Italia e ?Atfaluna Society for Deaf Children, partner di CBM sul territorio. Per? promuove l’inclusione sociale, educativa ed economica delle persone sorde nella Striscia di Gaza, l’Ong italiana da giugno scorso (e fino alla fine di aprile)?ha affidato la preparazione e la consegna dei pasti a?20 giovani? (10 uomini e 10 donne) con? disabilità uditive,?diplomati in corsi di cucina, regolarmente assunti.
Cosa ne è delle persone con disabilità a Gaza? Quando i numeri della crisi umanitaria arrivano a livelli senza precedenti, come sta accadendo, le?persone con disabilità ?sono ancora più vulnerabili dato che spesso non vengono incluse nei piani di salvataggio. I loro? ausili, come bastoni o sedie a rotelle, possono danneggiarsi, strade e infrastrutture non sono percorribili, non riescono ad accedere agli aiuti. E, inutile dirlo, sono tra i primi a restare disoccupati: secondo gli ultimi rapporti della? Banca Mondiale, organizzazione internazionale per il sostegno allo sviluppo e la riduzione della povertà, il 90% delle persone con disabilità è senza lavoro a causa del conflitto in corso. Di loro si sta occupando CBM Italia che ha fatto nascere proprio in questo contesto il progetto ?Inclusive Community Kitchen?-?cucina comunitara.

Cosa è la cucina comunitaria a Gaza? L’Inclusive Community Kitchen?è una? vera e propria cucina? dotata di tutte le attrezzature necessarie per preparare e conservare i pasti, un luogo di supporto per? le famiglie, ma anche uno? spazio di realizzazione personale ?in cui i giovani uomini e donne sordi? sono?al centro della risposta emergenziale. Il progetto permette loro di? acquisire competenze preziose e raggiungere l’indipendenza economica necessaria a prendersi cura delle proprie famiglie, poiché spesso sono gli unici a poterlo fare.
La testimonianza. ?Secondo i dati ONU oltre l’80% della popolazione dipende dagli aiuti umanitari e chi sopravvive ai bombardamenti soffre la fame.?Wafa è? una ?giovane donna sorda,? mamma di quattro figli sordi, che non riusciva a trovare un impiego a causa della sua disabilità, fino a quando? Atfaluna le ha offerto un posto nella ?cucina comunitaria ?e ha ricominciato a sperare nonostante le difficoltà: ?“Lavorare nella cucina comunitaria – spiega – è stato un punto di svolta per me, ho ritrovato la fiducia e mi ha garantito un pasto quotidiano e un reddito stabile per prendermi cura dei miei 4 figli, che come me sono sordi, e poi sono molto felice di essere utile a tutta la comunità”.
Le opportunità per generare cambiamenti. La cucina comunitaria dimostra che la disabilità non è un ostacolo: se vengono offerte opportunità, le persone con disabilità possono guidare, ispirare e generare cambiamenti sociali significativi anche nelle circostanze più difficili.