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Roma, fede e inclusione: il Giubileo delle persone con disabilità emoziona anche la Calabria

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Si è svolto a Roma, dal 27 al 30 aprile, il Giubileo delle Persone con Disabilità 2025, un evento di livello nazionale inserito all’interno del programma generale del Giubileo 2025, ed organizzato in collaborazione tra CEI (Conferenza Episcopale Italiana), Servizio Nazionale per la Pastorale delle Persone con Disabilità, MAS (Movimento Apostolico Sordi), e altri comitati cattolici operanti sul territorio, ai quali anche l’Ente Nazionale per la protezione e l’assistenza dei Sordi (ENS) ha offerto la propria collaborazione al fine di incentivare la partecipazione delle persone sorde.

Anche il Consiglio Regionale ENS Calabria non ha fatto mancare la propria presenza, organizzando un tour in autobus che ha portato nella capitale 40 persone sorde da tutta la Calabria, con l’obiettivo di trascorrere insieme tre giorni di fede e preghiera.

In particolare, domenica 27, i partecipanti giunti a Fiuggi hanno potuto visitare la Fonte Bonifacio e Piazza Frascara, grazie alla preziosa collaborazione offerta dal MAS di Bari che ha reso le visite guidate accessibili alle persone sorde con servizio di interpretariato in Lingua dei Segni Italiana.

Lunedì 28, invece, si è entrati nel vivo degli eventi dedicati al Giubileo delle Persone con Disabilità, con il convegno nazionale “NOI pellegrini di speranza a Roma” svoltosi la mattina presso il Centro Congressi Augustinianum di via Paolo VI, al quale ha partecipato in rappresentanza del Consiglio Regionale ENS Calabria il Presidente Antonio Mirijello. I partecipanti hanno, poi, attraversato la Porta Santa in pellegrinaggio fino a San Pietro, portando la Santa Croce ed entrando nella Basilica dove, nel pomeriggio, si è tenuta la celebrazione della Santa Messa nella Basilica Papale di San Paolo Fuori le Mura.

Martedì 29, è stata un’altra giornata molto emozionante, iniziata con la celebrazione della Santa Messa in Piazza San Pietro e l’omaggio alla tomba di Papa Francesco nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Successivamente, nel pomeriggio, nei Giardini di Castel Sant’Angelo, si è svolta la cerimonia celebrativa del Giubileo a cui hanno partecipato numerose autorità istituzionali, tra cui il Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri, e il Coordinatore dei servizi di accoglienza e assistenza del Giubileo Agostino Miozzo. In particolare, il Ministro Locatelli ha manifestato un’amorevole sensibilità nei confronti delle persone sorde della Calabria con le quali si è intrattenuta trascorrendo momenti di convivialità e ribadendo, altresì, quanto le istituzioni debbano ascoltare le esigenze delle persone disabili per consentire loro di vivere una vita dignitosa e inclusiva nella società.

Mercoledì 30, infine, si è concluso il Giubileo con la celebrazione della Santa Messa presso la Chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini alla presenza eccezionale dell’Arcivescovo Mons. Rino Fisichella, un momento speciale dedicato all’evangelizzazione e alla celebrazione del “Giubileo Mondiale del Sordo”. Il Consiglio Regionale ENS Calabria ha avuto l’opportunità di ricevere il Testimonium, il certificato ufficiale che attesta l’avvenuto pellegrinaggio e la visita delle Tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, e che rappresenta una testimonianza della partecipazione spirituale al Giubileo, anno di Grazia per tutti gli uomini e le donne del mondo.

Redazione Calabria Gazzetta del Sud

 

Infermieri in fuga, ospedali al collasso. Regione Piemonte sorda al grido d’allarme

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Sanità in crisi: l’esodo degli infermieri mette a rischio il sistema sanitario nazionale

Il sindacato Nursind smaschera il fallimento del piano straordinario di assunzioni: solo 279 infermieri in più su 674 promessi. Otto ASL perdono personale e chiedono straordinari non pagati. Il 2025 si annuncia peggiore

Nel silenzio generale, tra un’inaugurazione e l’altra, la sanità pubblica piemontese sta morendo per carenza di personale. Le parole rassicuranti dei vertici regionali si scontrano con la realtà dei numeri, spietati, documentati, resi pubblici da chi ogni giorno lotta nei reparti. Lo sostiene il sindacato Nursind, voce degli infermieri. Ha pubblicato il bilancio aggiornato del cosiddetto piano straordinario di assunzioni, concordato con la Regione il 30 giugno 2023.

I dati sono a dir poco allarmanti. A fronte di 674 nuove unità di personale infermieristico da assumere oltre il turn over, previste dal piano regionale per rimettere in sesto un sistema allo stremo, al 31 dicembre 2024 ne sono state assunte soltanto 279. Meno della metà. E concentrate in tre aziende: Città della Salute di TorinoASL TO3 e Mauriziano. Le altre? In gran parte assenti all’appello.

Otto aziende sanitarie regionali su diciotto – quasi la metà – non solo non hanno assunto nuove risorse, ma non hanno nemmeno garantito il ricambio generazionale. Un fallimento doppio: non si rafforza l’organico e, anzi, lo si lascia morire lentamente. Le cifre peggiori sono da brividi: –73 unità all’ASL di Alessandria, –53 a Cuneo 1. Ma la lista delle defezioni si allunga ogni trimestre.

“È un’emorragia senza fine, ogni giorno perdiamo colleghi e nessuno li rimpiazza. Stiamo andando incontro a un tracollo, e la Regione resta immobile”, denuncia Francesco Coppolella, segretario regionale di Nursind.

E non è solo una questione di numeri. È il significato politico di quei numeri a lasciare sgomenti: una Regione che firma piani, annuncia svolte, ma poi non controlla, non coordina, non agisce. Ogni azienda va per conto suo. C’è chi tenta qualche assunzione, chi non fa nulla, chi perde infermieri ogni mese. Nessuna strategia comune, nessuna visione d’insieme, nessuna risposta concreta alla più grande crisi della sanità moderna.

“Ci avevano promesso un cambio di passo. Abbiamo ottenuto solo statistiche che peggiorano trimestre dopo trimestre. Le aziende non riescono a mantenere nemmeno il minimo sindacale del turn over. Altro che rilancio”, incalza.

La tabella diffusa da Nursind non è un documento sindacale qualunque. È una radiografia impietosa di ciò che sta accadendo dentro le corsie degli ospedali piemontesi. Una per una, le ASL vengono passate al setaccio.

Il risultato? Quattro aziende sono ben al di sotto delle assunzioni previste, anche in questo caso con un trend negativo nei mesi finali del 2024 (ASL TO5 e San Luigi in testa).

Due aziende, ASL TO4 e Asti, si fermano al minimo del minimo, “dentro la dotazione organica ma non extra tetto”, come si legge nella nota del sindacato. Solo tre aziende superano le soglie, e guarda caso sono quelle in cui si è concentrato il grosso delle nuove assunzioni.

Il quadro è già tragico, ma peggiora se si guarda alle cause. Non si tratta solo di mancanza di risorse, come vorrebbero far credere gli amministratori. Nursind punta il dito contro le scelte sbagliate, le politiche disomogenee, la totale assenza di coordinamento e incentivazione. Si bandiscono concorsi a cui partecipano migliaia di candidati, ma poi le graduatorie non vengono esaurite, le assunzioni procedono a rilento, e molti giovani infermieri – una volta entrati – si licenziano dopo pochi mesi.

“Cresce il fenomeno delle dimissioni precoci. Nessuno si chiede perché. Le condizioni di lavoro sono inaccettabili, i carichi insostenibili, gli stipendi bassi, nessun incentivo, nessuna prospettiva. È così che la sanità pubblica muore”, scrive ancora Nursind.

Ma la denuncia va oltre. Il sindacato segnala un problema organizzativo gravissimo“Le aziende si muovono ognuna per conto proprio. Non c’è una regia, non c’è un modello. Ogni struttura adotta strategie diverse, spesso contraddittorie, e così aumentano le criticità. Non si affrontano i temi dell’utilizzo improprio delle risorse, né quello dei modelli organizzativi. Semplicemente, si ignora il problema”.

tabella

Il risultato? La sanità territoriale, quella promessa da piani e riforme, non esiste. Le Case della Comunità restano gusci vuoti, gli Ospedali di Comunità sono scatole senza personale.

“Non abbiamo ancora discusso concretamente con la Regione di come riempire quelle strutture. Sono slogan, non progetti reali. E intanto le aziende chiedono ore aggiuntive agli infermieri senza pagarle, sfruttando fino all’osso chi è rimasto”.

C’è anche un riferimento amaro alla riforma della sanità territoriale, che avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello del PNRR in Piemonte. Ma le risorse – già largamente inutilizzate – restano ferme. E chi dovrebbe renderle operative, cioè le aziende sanitarie, non ha il personale per farlo.

In questa situazione, chi può va via. Chi resta, si ammala. Chi comanda, ignora.

“Abbiamo chiesto un confronto, vero, aperto, con la Regione e le aziende. Ma ci rispondono con il silenzio. La crisi si aggrava. Il 2025 sarà anche peggiore, se nessuno interverrà. E a quel punto non basteranno le parole”, conclude Coppolella.

Un allarme che non può restare inascoltato. Perché questa non è una vertenza di categoria. È una questione di sopravvivenza del sistema sanitario pubblico piemontese. Quando mancano gli infermieri, si chiudono reparti. Quando si chiudono i reparti, si allungano le liste d’attesa. Quando le liste d’attesa diventano mesi, chi può va nel privato. Chi non può, aspetta. E muore.

Il tempo è finito. La politica si svegli.

Redazione Giornale La Voce

Scossa di terremoto di magnitudo 3.8 nel Bolognese

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Nella zona di Alto Reno Terme a una profondità di 55 chilometri

Una scossa di terremoto di magnitudo 3.8 è stata registrata alle 5.08 nella zona di Alto Reno Terme, sull’appennino Bolognese.

Il sisma, spiega l’Ingv sul suo sito, è avvenuto ad una profondità di 55 chilometri.

I comuni più vicini all’epicentro, viene riportato, quelli di Alto Reno Terme, Castel di Casio, Sambuca Pistoiese e Camugnano. Al momento non risultano segnalazioni di danni a persone o cose.

Redazione Ansa

 

In Brasile c’è un grosso scandalo che coinvolge pensionati e sindacati

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Il presidente brasiliano Lula durante il G20 a Rio de Janeiro, il 18 novembre 2024 (Buda Mendes/Getty Images)

In sei anni sarebbe stato sottratto quasi un miliardo di euro dai contributi pensionistici dei cittadini, senza il loro consenso

In Brasile il governo del presidente Luiz Inácio Lula da Silva (noto semplicemente come Lula) è coinvolto in un grosso scandalo che riguarda le pensioni di milioni di persone e alcune associazioni e sindacati. Secondo la polizia federale, che sta indagando sul caso, negli ultimi sei anni sarebbero stati sottratti oltre 6 miliardi di reais (quasi un miliardo di euro) dai contribuiti pensionistici dei cittadini, senza il loro consenso, per versarli come contributi a sindacati e associazioni di vario tipo. Non è chiaro quanti cittadini siano stati coinvolti in questo schema, ma secondo le indagini sarebbero comunque molti: il governo ha detto che nei primi tre mesi del 2024 sono state fatte detrazioni dalle pensioni di 5,4 milioni di persone, ma non si sa ancora quante in modo illecito.

Le indagini sono partite in seguito a moltissime lamentele da parte dei pensionati riguardo alla riduzione del loro assegno. Secondo le indagini lo schema sarebbe stato gestito da vari funzionari degli uffici di previdenza sociale, delle associazioni e dei sindacati coinvolti. Il capo dell’Istituto brasiliano per la previdenza sociale (corrisponde all’Inps italiano), Alessandro Stefanutto, è stato rimosso dall’incarico insieme ad altre persone dell’istituto, e il ministro per la Previdenza sociale, Carlos Lupi, si è dimesso. Tre persone sono state arrestate e la polizia ha compiuto oltre 200 perquisizioni, sequestrando auto di lusso, gioielli e l’equivalente di circa 155 milioni di euro.

Lula e Carlos Lupi durante un evento a San Paolo, nel 2022 (Ricardo Moreira/Getty Images)

La frode sarebbe cominciata nel 2019, quando il presidente era Jair Bolsonaro, di estrema destra. Sarebbe proseguita fino al 2024, quindi anche dopo l’elezione di Lula, di sinistra. È un grosso problema per Lula anche perché lo scandalo coinvolge indirettamente suo fratello maggiore, José Ferreira da Silva, noto come Frei Chico. È vicepresidente del sindacato Unione nazionale dei pensionati e degli anziani, che secondo le indagini sarebbe tra quelli che hanno ricevuto fondi sottratti in modo illecito dalle pensioni. Lula stesso ha una lunga storia come sindacalista. Frei Chico al momento non è indagato, né citato nei rapporti della polizia.

È il secondo scandalo di corruzione che colpisce il governo di Lula nelle ultime settimane. A inizio aprile il ministro delle Comunicazioni, Juscelino Filho, si era dimesso dopo essere stato accusato di aver usato dei fondi pubblici per scopi personali. Filho ha negato le accuse.

Lula ha 79 anni ed è una delle figure più note della politica brasiliana degli ultimi decenni: è considerato un simbolo della sinistra sudamericana e mondiale; in passato fu arrestato per corruzione, restò in carcere per oltre un anno e fu poi liberato una volta accertato che il giudice che lo aveva condannato non era stato imparziale. Da mesi però i consensi di Lula sono molto bassi, e a inizio aprile hanno raggiunto il minimo storico: in un sondaggio il 56 per cento degli intervistati ha valutato negativamente il suo operato.

Le difficoltà sono legate principalmente all’aumento del costo della vita, a un’immagine in parte compromessa da età, problemi fisici e costanti campagne di disinformazione della destra, che il governo fatica a gestire. I recenti scandali si aggiungono quindi a una crisi già in corso.

Redazione Il Post

Cos’è questa storia dell’uomo che si è fatto mordere 200 volte dai serpenti

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Un fotogramma di un video in cui Tim Friede regge tra le mani un crotalo, o serpente a sonagli, del Mojave (Tim Friede/YouTube)

Tim Friede ha sviluppato anticorpi specifici, e il suo sangue è stato usato per elaborare un metodo che potrebbe aiutare a produrre nuovi antidoti

Venerdì l’autorevole rivista scientifica Cell ha pubblicato un articolo che descrive un metodo per ottenere un antidoto al veleno di diverse specie di serpenti isolando e utilizzando gli anticorpi presenti nel sangue di un uomo di 57 anni del Wisconsin, Tim Friede. Friede è un appassionato che alleva serpenti velenosi da quasi 18 anni: si è lasciato mordere da loro circa 200 volte e si è iniettato oltre 650 dosi di veleno, calibrate nel tempo. Su un suo vecchio canale YouTube si trovano video in cui estrae dalle loro teche serpenti di varie specie molto velenose – taipan, mamba neri, cobra, bungari – e si lascia mordere.

Diversi giornali internazionali hanno raccontato la storia di Friede, per la sua eccezionalità e per il rischio di morire che ha corso più volte negli anni, ma anche per dare conto delle difficoltà nella ricerca di antidoti sicuri ed efficaci per i veleni. Ogni anno muoiono per avvelenamenti da morso di serpente tra 81mila e 138mila persone in tutto mondo, perlopiù nelle aree rurali dell’America, dell’Asia e dell’Africa, e circa 400mila subiscono amputazioni o disabilità permanenti per la stessa ragione.

Friede, un ex impiegato nel campo dell’edilizia, lavora da tempo come erpetologo (un esperto nello studio di rettili e anfibi) autodidatta per Centivax, un’azienda impegnata nella produzione di vaccini ad ampio spettro, per cui lavora anche il gruppo di ricerca autore dell’articolo uscito su Cell. «Sono davvero fiero di poter fare qualcosa nella vita per l’umanità» e «per persone che probabilmente non incontrerò mai», ha detto Friede in un’intervista al New York Times.

Friede fu morso per la prima volta da un serpente, non velenoso, quando aveva cinque anni. Solo da adulto cominciò a collezionare e allevare nel seminterrato di casa prima scorpioni e poi serpenti, arrivando a un certo punto ad averne 60 velenosi. Il giorno dopo l’11 settembre 2001, turbato per l’attacco alle Torri Gemelle e per la recente morte di un amico, si lasciò mordere da due cobra. Perse conoscenza in breve tempo e si risvegliò in ospedale, dopo quattro giorni di coma.

Dopo quell’esperienza decise di diventare metodico e, lavorando soltanto di notte, da solo, cominciò a iniettarsi dosi calibrate nel tempo di veleno estratto dai suoi serpenti. Questo non gli evitò comunque altri incidenti, tra morsi accidentali, shock anafilattici, svenimenti e altro. Nel 2017 Friede conobbe l’immunologo Jacob Glanville, fondatore e amministratore delegato di Centivax, e cominciò a collaborare con lui, che all’epoca stava studiando un particolare tipo di anticorpi detti “neutralizzanti ad ampio spettro”, utilizzati come base nella ricerca di vaccini universali contro i virus.

Glanville prelevò campioni del sangue di Friede per isolare gli anticorpi che il suo sistema immunitario aveva sviluppato nel tempo per contrastare i veleni. Guidato dallo stesso Glanville, il gruppo di ricerca autore dell’articolo ha scoperto che alcuni topi da laboratorio a cui venivano iniettate dosi di veleno di 19 diverse specie di serpenti, tra cui mamba e cobra, erano in parte o del tutto immuni se prima avevano ricevuto una combinazione di due potenti anticorpi presenti nel sangue di Friede, unita a una molecola sintetica in grado di bloccare le neurotossine (tossine che agiscono sulle cellule del sistema nervoso).

L’antidoto sperimentale funzionava solo contro il veleno di 19 specie della famiglia degli elapidi, che è a sua volta solo una delle famiglie a cui appartengono le circa 650 specie note di serpenti velenosi: non è quindi da intendersi come una sorta di rimedio universale. È comunque una scoperta significativa, perché la maggior parte degli antidoti conosciuti funziona solo contro una o poche specie di serpenti di una determinata regione geografica.

La ricerca presenta anche altri limiti, segnalati dagli stessi autori. Il primo è che il sistema immunitario dei topi è diverso da quello degli esseri umani: future ricerche dovrebbero quindi utilizzare organismi più grandi. Un altro limite è che i morsi di serpente possono iniettare dosi maggiori di veleno rispetto a quelle sperimentate sui topi. Anche all’interno di una stessa specie, peraltro, la combinazione di tossine di cui è composto il veleno può cambiare a seconda della regione e della stagione in cui si viene morsi, e dell’età e dell’alimentazione dell’animale.

Il metodo utilizzato ancora oggi nella produzione degli antidoti per i veleni è più o meno lo stesso di 130 anni fa. Prevede di iniettare una piccola dose di veleno in un cavallo, un cammello o una pecora, per poi raccogliere e utilizzare gli anticorpi prodotti dall’animale in risposta al veleno. Gli antidoti sono specifici per i vari tipi di veleno, e a volte gli effetti collaterali sono ancora più gravi degli effetti del veleno, perché le proteine animali possono provocare reazioni anafilattiche mortali negli esseri umani. Per questo gli scienziati stanno cercando modi migliori per produrli.

Redazione il Post

Gruppo FS, Trenitalia amplia il servizio LiS per persone sorde in 23 stazioni

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Questa azione si inserisce nel piano strategico del Gruppo, che punta a rendere i propri servizi sempre più inclusivi e attenti alle necessità di una clientela eterogenea

di Redazione Corporate

Gruppo FS, Trenitalia amplia il servizio di video-interpretariato LiS: accessibilità estesa a 23 stazioni italiane

Trenitalia (Gruppo FS Italiane) ha ampliato il progetto di accessibilità ai servizi di vendita e assistenza per le persone sorde, estendendo l’iniziativa gratuita di video-interpretariato in lingua dei segni italiana (LIS) a nuove stazioni italiane. Dopo il successo della fase iniziale, che vedeva il servizio attivo in sei grandi stazioni – Bologna Centrale, Firenze Santa Maria Novella, Genova Piazza Principe, Milano Centrale, Napoli Centrale e Roma Termini – l’iniziativa è stata estesa a partire da aprile 2025 ad altri diciassette scali ferroviari. Tra questi rientrano Pescara, Lamezia Terme, Venezia Santa Lucia, Potenza, Trieste, Ancona, Termoli, Torino Porta Nuova, Bari Centrale, Cagliari, Palermo, Trento, Foligno, Aosta, Roma San Pietro, Roma Ostiense e Fiumicino Aeroporto, raggiungendo così un totale di ventitré presidi distribuiti sull’intero territorio nazionale.

Avviato nel 2024 con l’obiettivo di agevolare la comunicazione e migliorare l’esperienza di viaggio della clientela sorda segnante, una comunità che conta oltre 40.000 persone in Italia, il servizio di video-interpretariato LIS consente agli utenti di mettersi in contatto con il personale Trenitalia in meno di un minuto, facilitando richieste di assistenza, informazioni sui servizi e altre necessità legate al viaggio. Il servizio è accessibile attraverso i Tablet forniti da Trenitalia oppure mediante la scansione di un QR Code direttamente dal dispositivo del cliente. È disponibile ogni giorno, compresi i festivi, presso biglietterie, desk di vendita e assistenza Trenitalia e all’interno dei FRECCIALounge, nella fascia oraria dalle 8:00 alle 18:00. Particolare attenzione è stata rivolta al nodo di Roma, dove il servizio è stato potenziato nelle quattro principali stazioni per offrire maggiore supporto ai viaggiatori in occasione del Giubileo.

Il progetto, nel suo primo anno di sperimentazione, ha ricevuto un’accoglienza estremamente positiva: il 100% dei clienti sordi che hanno utilizzato il servizio ha espresso un elevato livello di soddisfazione, risultato attribuibile ai tempi di attivazione particolarmente rapidi e agli standard qualitativi garantiti. A supporto di questa iniziativa, Trenitalia ha anche avviato un importante programma di formazione dedicato al proprio personale: oltre 650 dipendenti, appartenenti ai settori Alta VelocitàIntercity Regionale, sono stati già formati – o sono in corso di formazione – per rispondere efficacemente alle esigenze specifiche della clientela sorda.

Questa azione si inserisce nel più ampio piano strategico del Gruppo FS Italiane, che punta a rendere i propri servizi sempre più inclusivi e attenti alle necessità di una clientela eterogenea. A dimostrazione dell’impegno concreto verso l’accessibilità, Trenitalia ha istituito, a dicembre scorso, una nuova struttura all’interno della Direzione Pianificazione Industriale: l’”Accessibility Management“, creata per promuovere il miglioramento continuo dei livelli di accessibilità e favorire il dialogo costante con stakeholder e associazioni impegnate nel mondo della disabilità, in stretto coordinamento con il Gruppo FS.

Redazione Affari Italiani

Corsi di primo soccorso nella Lingua dei Segni

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Carpi, l’iniziativa è promossa dalla Croce Blu di Soliera con l’Associazione Sordi. “Importante acquisire le giuste conoscenze”

Un corso di primo soccorso in Lis (Lingua dei Segni Italiana), per aiutare e sostenere le persone sorde. L’iniziativa, decisamente innovativa, la prima di questo genere rivolta alle persone non udenti nel territorio, è promossa dalla Croce Blu di Soliera in collaborazione con l’Associazione Sordi di Carpi. Si svolgerà dal 6 al 27 maggio: quattro serate di formazione in cui saranno spiegate le nozioni di base di primo soccorso, cosa fare e cosa non fare nelle situazioni di emergenza, dal modo corretto di eseguire la chiamata al 112 al primo soccorso nei piccoli incidenti domestici, dalle azioni da mettere in campo nelle emergenze maggiori, come ictus, infarto o incidente stradale ai cenni di disostruzione e rianimazione di un adulto e in età pediatrica.

Le traduzioni in Lis saranno a cura di due volontari dell’Associazione Sordi, cui si affiancheranno come coadiutrici due suore delle Figlie della Provvidenza di Santa Croce.

L’idea è stata lanciata da due volontari della Croce Blu di Soliera, i carpigiani Stefania Garuti ed Ennio Apicella, è stata subito accolta favorevolmente da tutte le parti coinvolte. “Un anno e mezzo fa – racconta Stefania – io e mio marito abbiamo tenuto il corso di preparazione alla Cresima a un ragazzo sordo: tra i suoi parenti e amici c’erano persone non udenti, così abbiamo contattato la scuola Figlie della Provvidenza di Santa Croce per garantire la traduzione.. Di qui – proseguono i coniugi – è nata l’idea di celebrare una volta al mese in San Bernardino Realino con la traduzione per i non udenti, cosa che accade da circa un anno. Inoltre, abbiamo ripreso un progetto accantonato per il Covid: fare un corso base di primo soccorso ai sordi e abbiamo contattato la relativa associazione che ci aiuta anche per le messe”.

Una proposta accolta con grande entusiasmo: “L’integrazione passa anche attraverso la formazione e la conoscenza”, afferma il presidente dell’Associazione Sordi di Carpi, Claudio Miriati, sottolineando l’importanza di fornire “le giuste informazioni e strumenti per affrontare le emergenze.

Grazie a questa iniziativa – prosegue Miriati – i partecipanti acquisiranno le competenze per intervenire tempestivamente in caso di necessità, contribuendo così a creare un ambiente più sicuro per tutti, secondo quelli che sono i nostri obiettivi, offrire opportunità formative che migliorano la qualità della vita dei sordi e promuovere una cultura di sensibilizzazione e inclusione.

Questo corso di primo soccorso tenuto in Lis è un passo significativo verso l’autonomia e la sicurezza della comunità sorda, e rappresenta un esempio di come possano nascere collaborazioni fruttuose per il benessere collettivo”. Il primo incontro, martedì 6 maggio, nella sede Croce Blu Soliera; gli altri tre in quella dell’Associazione Sordi di Carpi, via Lunga 1-3, Carpi. Il corso è gratuito con iscrizione.

di Maria Silvia Cabri
Redazione Il Resto del Carlino

 

Per il blackout in Spagna e Portogallo è stato escluso l’attacco informatico

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(AP Photo/Emilio Morenatti)

Lo ha detto l’azienda pubblica spagnola che si occupa della rete elettrica, secondo cui è più probabile un guasto negli impianti a energia solare

Lunedì in Spagna e Portogallo c’è stato un enorme blackout che ha lasciato per ore i due paesi senza energia elettrica e causato la morte di almeno 4 persone. Martedì Red Eléctrica, l’azienda pubblica spagnola responsabile della rete elettrica, ha detto che sulla base delle informazioni disponibili esclude che sia stato causato da un attacco informatico.

L’azienda ha escluso anche l’ipotesi di un errore umano e quella di un evento naturale, forse meteorologico, ritenendo più probabile un guasto agli impianti di generazione a energia solare: in particolare, secondo Red Eléctrica, a causare l’estesissimo blackout sarebbero stati due episodi di “disconnessione”, cioè due momenti in cui ha smesso di funzionare il sistema che permette all’energia elettrica di raggiungere i luoghi in cui serve.

L’attacco informatico, così come l’errore umano e l’evento atmosferico, erano alcune delle ipotesi inizialmente fatte per spiegare quanto accaduto in Spagna e Portogallo: i chiarimenti sulle ipotesi delle cause sono stati dati da Eduardo Prieto, il dirigente operativo di Red Eléctrica, dopo il ripristino della rete tra il pomeriggio di lunedì e la mattina di martedì.

Sono comunque ancora in corso approfondimenti e indagini per chiarire in maniera definitiva cosa abbia causato il blackout: il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez aveva detto lunedì che «nessuna ipotesi è stata esclusa». Martedì Sánchez, nella sua terza apparizione pubblica nel giro di un giorno, ha attribuito la responsabilità del blackout agli «operatori privati», senza fare nomi né essere più preciso di così: è una posizione che si spiega anche in vista delle polemiche politiche, che inevitabilmente sono già partite, e delle richieste di risarcimento che verranno fatte.

Le persone tornano in strada dopo ore di blackout a Cascais, in Portogallo, 28 aprile 2025 (Horacio Villalobos/Corbis/Getty Images)

Delle ipotesi inizialmente fatte la più probabile sembra quindi quella di un problema tecnico alla rete, che sarebbe collassata improvvisamente per un qualche tipo di sovraccarico. Parlando con Euronews, il ricercatore Onyema Nduka ha citato l’ipotesi che un guasto in un punto della rete possa aver generato un problema «a cascata» perché i sistemi di sicurezza che dovrebbero attivarsi in questi casi non hanno funzionato.

In questo caso sarebbe un problema simile a quello che nell’ottobre del 2024 bloccò i treni di mezza Italia, sebbene su scala ancora maggiore.

A rendere ipotizzabile l’idea di un attacco informatico era stato il fatto che la Spagna, come gli altri grandi paesi occidentali, subisce centinaia di attacchi informatici all’anno: si era pensato anche a una qualche operazione di sabotaggio, che però, secondo alcuni esperti ascoltati, sarebbe stata complicata da mettere in atto. Lukasz Olejni, esperto di sicurezza informatica del King’s College di Londra, aveva detto El País: «Un attacco di questo tipo potrebbe prendere di mira i trasformatori o le sottostazioni», cioè i sistemi di gestione e distribuzione di elettricità nelle case e nelle aziende. «Ma coordinare un attacco ampio e sincronizzato di questo genere sarebbe estremamente difficile», ha concluso Olejnik.

Redazione il Post