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La Corte Suprema degli Stati Uniti ha bloccato l’uso di una legge del 1798 per espellere i migranti

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Una protesta dei parenti dei migranti venezuelani già espulsi, 9 aprile 2025 (AP Photo/Ariana Cubillos)

Ha stabilito che mandarli via con un preavviso quasi nullo, e senza garantire la possibilità di ricorso, è contro la Costituzione

Venerdì la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che l’amministrazione Trump non potrà utilizzare l’Alien Ememies Act per espellere i migranti venezuelani accusati di essere parte di bande criminali. È una legge del 1798 che consente al presidente di espellere senza processo le persone di un paese in guerra con gli Stati Uniti, e per giustificarne l’uso Donald Trump aveva decretato che le attività delle gang venezuelane fossero un atto ostile contro gli Stati Uniti.

La Corte aveva già sospeso «fino a nuovo ordine» l’espulsione delle persone migranti venezuelane lo scorso 19 aprile, e aveva preso del tempo per decidere: venerdì ha stabilito che è contro la Costituzione espellere migranti con così breve preavviso e senza dare loro la possibilità di contestare la decisione di fronte a un giudice.

Per questo ha rimandato il caso alla Corte d’Appello, che ha giurisdizione sui casi texani (i migranti si trovano in strutture detentive in Texas): sarà questa a decidere sul caso, e fino a quel momento (incluso il tempo di eventuali ricorsi), le persone dovranno restare negli Stati Uniti. La Corte ha agito sulla base di un ricorso d’emergenza degli avvocati di alcuni migranti venezuelani, che avevano ricevuto una notifica di espulsione meno di 24 ore prima che avvenisse, mentre venivano caricati sui bus.

Donald Trump ha definito questa decisione «cattiva e pericolosa» per gli Stati Uniti, e ha accusato la Corte di impedire all’amministrazione di «buttare fuori i criminali dal nostro paese».

Sulla base dell’Alien Enemies Act il governo statunitense il 15 marzo aveva espulso 200 venezuelani, portati a El Salvador in un carcere di massima sicurezza dove le violazioni dei diritti umani sono sistematiche. Tra questi c’era anche Kilmar Abrego Garcia, un uomo di origini salvadoregne che viveva negli Stati Uniti con regolare permesso di soggiorno: ora si trova in un carcere di massima sicurezza nel paese centroamericano, e l’amministrazione Trump sostiene di non potere riportarlo negli Stati Uniti, benché una giudice abbia ordinato di farlo.

Il suo caso venerdì è stato citato dai giudici della Corte Suprema, che hanno usato il rifiuto dell’amministrazione Trump di riportarlo indietro come esempio per sottolineare l’importanza di aspettare i tempi di un processo prima di espellere le persone dal paese. L’Alien Enemies Act era una legge pensata per tempi di guerra, usata durante la Seconda guerra mondiale per espellere persone originarie dei paesi avversari degli Stati Uniti (per esempio Italia e Giappone).

Redazione il Post

Venerdì 23 maggio ci sarà uno sciopero dei treni

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(Cecilia Fabiano/LaPresse)

Venerdì 23 maggio ci sarà uno sciopero dei treni: era inizialmente previsto per sabato 17, ma la commissione di garanzia sugli scioperi aveva chiesto alle sigle sindacali di rimandarlo per non creare eccessivi disagi in occasione della prima messa di papa Leone XIV, che sarà domenica a Roma.

Lo sciopero è stato proclamato dal Sindacato Generale di Base (SGB) e dall’Unione Sindacale di Base (USB) per protestare contro i ritardi nelle negoziazioni per il rinnovo del contratto collettivo del personale ferroviario, scaduto da tempo. Lo sciopero sarà nazionale e coinvolgerà i dipendenti di RFI, la società che gestisce l’infrastruttura, di Trenitalia, Italo e anche di alcune società di trasporto locale, come Trenord.

Lo sciopero durerà tutta la giornata di venerdì, dall’1 di notte a mezzanotte. Saranno garantiti solo alcuni treni a lunga percorrenza e alcuni locali negli orari di punta.

Redazione Il Post

P. Caermare: la missione fra i sordi di Dipolog sulle orme di Francesco

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Il sacerdote è uno dei pochi a conoscere la lingua dei segni
di Santosh Digal

Il sacerdote è uno dei pochi a conoscere la lingua dei segni Una scelta che risale all’incontro con un gruppo di non udenti in occasione della visita del pontefice nel 2015. Le difficoltà nell’amministrazione dei sacramenti, a partire dalla confessione. La collaborazione di “successo”con l’università Setsunan di Osaka. 

 

Manila (AsiaNews) – “Pur sapendone poco, la mia vocazione ha preso una direzione inaspettata e meravigliosa: dal vuoto alla pienezza. Dopo aver ripreso la formazione al seminario, mi sono iscritto alla lingua dei segni filippina e alla cultura dei sordi filippina al De La Salle College di St. Benilde e ha completato il corso nel 2019”. A raccontare ad AsiaNews la missione fra le persone non udenti a Dipolog, nella provincia di Zamboanga del Norte, è p. Khim J. Caermare, sacerdote filippino che ha scelto questo particolare ambito della pastorale, unico prete della diocesi coinvolto nel ministero. Una vocazione che risale all’incontro con un gruppo di sordi durante la visita di papa Francesco nelle Filippine del 2015. E che si è arricchita e rafforzata nell’anno trascorso nella reggenza in qualità di volontario al programma Spred (Special Religious Education) della Welcome Home Foundation Inc., ong del Paese specializzata nell’istruzione e cura dei non udenti.

P. Caermare ha studiato teologia all’Università di san Tommaso nel 2021 e la lingua dei segni filippina al De La Salle College di St. Benilde nel 2019. Ha conseguito un master in ministero pastorale presso l’università Ateneo di Manila gestita dai gesuiti nel 2018 ed è stato ordinato sacerdote poco meno di tre anni fa, il 25 maggio 2022. È il fondatore e direttore spirituale del ministero diocesano per la pastorale delle persone non udenti di Dipolog, cappellano delle Scuole diocesane e direttore del ministero dei migranti. Attualmente, i suoi incarichi pastorali consistono fra gli altri nell’insegnamento e nella cura pastorale degli studenti e delle persone private della libertà (Pdl), dei sordi e nell’assistenza nelle attività amministrative.

Nella diocesi non vi erano sacerdoti o religiosi dediti alla cura pastorale dei sordi. Per questo, sin dai tempi del seminario, ha aiutato i fedeli non udenti della diocesi a capire il significato della messa e dei suoi riti, chiedendosi anche come potere “incontrare Gesù” nello svolgimento di questo particolare tipo di missione. All’incontro con la Welcome Home Foundation Inc. e al periodo della visita del pontefice, seguono momenti di studio e approfondimento della scrittura, come quando ha cercato – a fatica – di illustrare la teologia dell’incarnazione a un gruppo di catechisti non udenti.

Fra le molte sfide, anche in materia di fede e sacramenti, per i non udenti cristiani vi è anche la riconciliazione, per le opzioni limitate di accesso alla confessione e i pochi sacerdoti esperti nel linguaggio dei segni. “I nostri sordi scrivono la loro confessione su carta e le consegnano al prete” spiga p. Caermare, poi i confessori utilizzano penna e lavagna bianca per scrivere penitenza e consigli. In realtà la Chiesa consente a quanti desiderano comunicare nella lingua dei segni di avvalersi di un interprete, anch’egli vincolato alla segretezza come il sacerdote (legge canonica 984). “La necessità di formare sacerdoti – sottolinea – in ogni diocesi è sempre presente ma spesso insoddisfatta. Sogniamo una chiesa più inclusiva [… e] come sacerdote, abbraccio i sordi quando confessano, dimostrando che Dio ha perdonato i loro peccati”.

Inoltre, non sempre i non udenti parlano la stessa lingua del sacerdote e non mancano critiche alla Chiesa perché finirebbe per “trascurare” i sordi per il loro handicap e per essere “invisibili”. Vi è anche da dire che il numero limitato di sacerdoti non aiuta a venire incontro ai molteplici bisogni, compreso l’accesso ai sacramenti che i normodotati danno spesso per scontati. E per questo non stupisce che i non udenti cattolici spesso siano uniti ad altre denominazioni come i Testimoni di Geova, i mormoni e i battisti.

“Abbiamo avuto un progetto collaborativo meraviglioso e di successo con l’università Setsunan di Osaka, in Giappone, l’anno scorso che è culminato nella presentazione del primo Festival dei Sordi nella regione” ricorda il sacerdote. Esso, prosegue, “mira a portare nuova speranza da visualizzare e sperimentare per tutte le generazioni a venire, rompendo i vincoli stereotipati e negativi del silenzio dirompente”. Oltre alle sfide pastorali, vi sono anche quelli della vita quotidiana nei diversi ambiti, come quello sanitario. “Le donne sorde – ricorda – sono a maggior rischio di complicanze della gravidanza e risultati avversi alla nascita, incluso l’aborto spontaneo, rispetto alle donne udenti, potenzialmente a causa di ostacoli nell’accesso e nella comprensione delle informazioni sanitarie”.

Nel 2020 l’Istituto di statistica filippino (Psa) ha stimato in 1.784.690 le persone nelle Filippine con difficoltà all’udito con grado e tipologia di problema differente. Questo numero include le persone sorde, le persone con problemi di udito e quelle con altre disabilità uditive. Secondo il 2010 Zamboanga del Norte National Statistics Office QuickStart, la provincia ha 1.279 persone sorde (334 con sordità totale, 438 con sordità parziale e 507 con problemi di udito). La diocesi di Diplogo serve circa 80 giovani adulti sordi. Di contro, non vi sono dati disponibili sul numero esatto di sacerdoti nelle Filippine che conoscono la lingua dei segni (FSL), anche se lo stesso p. Caermare conosce alcuni preti che hanno dedicato alla comunità dei non udenti la loro missione.

Redazione AsiaNews

 

Inclusione e accessibilità: la Regione Umbria approva l’uso dei fondi per le persone sorde e con ipoacusia

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Perugia, 15 maggio 2025 – La Giunta regionale dell’Umbria ha approvato con deliberazione n. 433 del 14/05/2025 l’utilizzo delle risorse assegnate alla Regione per l’annualità 2023 dal “Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia”, pari a 148.689 euro. Il finanziamento è previsto dal Decreto del ministro per le Disabilità dell’8 gennaio 2025, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 19 aprile 2025. Le risorse saranno destinate a progetti aggiuntivi rispetto alla programmazione regionale ordinaria e che devono essere finalizzati a: promuovere la conoscenza e le competenze nell’uso della lingua dei segni italiana (LIS) e della lingua dei segni italiana tattile (LIST); diffondere i servizi di interpretariato per l’accesso ai servizi pubblici, inclusi quelli di emergenza; sostenere l’impiego di tecnologie per abbattere le barriere all’informazione o alla comunicazione per le persone sorde o con ipoacusia, con protesi acustiche o impianti cocleari.

La Regione ha individuato il servizio Programmazione e sviluppo della rete dei servizi sociali, integrazione socio-sanitaria, economia sociale e terzo settore come struttura responsabile per la redazione e presentazione della proposta progettuale al dipartimento per le Politiche in favore delle persone con disabilità. Il Servizio dovrà adottare uno specifico avviso pubblico per la manifestazione d’interesse finalizzato alla selezione di massino due enti del terzo settore rappresentativi delle categorie beneficiarie, che saranno partner per la presentazione della proposta. Il trasferimento dei fondi sarà subordinato all’approvazione, da parte del dipartimento competente, della coerenza progettuale rispetto alle finalità stabilite dal decreto.

“Questo intervento rappresenta un importante passo avanti per promuovere una società più accessibile e inclusiva” – ha dichiarato la presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti – L’inclusione non è solo un obiettivo, ma un valore fondamentale che guida le nostre politiche e le nostre azioni quotidiane.

Continueremo a lavorare con determinazione per costruire un’Umbria nella quale ogni persona possa sentirsi parte integrante della comunità e abbia le stesse opportunità di partecipazione e realizzazione”.

Redazione Regione Umbria

 

Campi Flegrei, evacuazione in 72 ore: cosa prevede il piano della Protezione Civile

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Cosa accade se il supervulcano si risveglia: i tempi, le tappe e le destinazioni dell’evacuazione

I Campi Flegrei sono sotto osservazione speciale. Questo vasto complesso vulcanico, che si estende tra Napoli e Pozzuoli, ha mostrato segni di attività crescenti, con scosse sismiche e innalzamento del suolo che preoccupano la comunità scientifica e i cittadini. Per questo motivo, la Protezione Civile ha aggiornato il piano nazionale di emergenza, stabilendo procedure precise in caso di eruzione. Il cuore della strategia è l’evacuazione della popolazione in un tempo massimo di 72 ore. Una panoramica dettagliata è disponibile in un articolo dedicato.

© Withub

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Cosa sono i Campi Flegrei e perché preoccupano

I Campi Flegrei non sono un vulcano conico classico come il Vesuvio, ma una caldera vulcanica di dimensioni imponenti. Comprende 24 crateri e edifici vulcanici, molti dei quali sommersi nel Golfo di Pozzuoli. Gli scienziati monitorano da decenni l’area per fenomeni di bradisismo, ovvero l’innalzamento e abbassamento del suolo. Dal 2005 il sollevamento è ripreso con maggiore intensità, accompagnato da uno sciame sismico crescente. Una scheda informativa dettagliata sul fenomeno è stata pubblicata recentemente.

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Il rischio eruzione: le simulazioni più recenti

Secondo i modelli elaborati dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), un’eventuale eruzione potrebbe essere esplosiva e coinvolgere un’ampia area densamente popolata. Le simulazioni indicano che la colonna eruttiva potrebbe raggiungere diversi chilometri d’altezza, con caduta di ceneri e materiali piroclastici. I rischi principali sono legati a flussi piroclastici, ceneri, gas tossici e problemi alla rete idrica ed elettrica.

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Zona rossa e zona gialla: chi deve evacuare

Il piano della Protezione Civile suddivide il territorio in “zona rossa” e “zona gialla”. La zona rossa include 7 comuni interamente (Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto, parte di Napoli) e aree parziali di altri. Circa 500 mila persone vi abitano e dovranno evacuare immediatamente. La zona gialla comprende territori con rischio di ricaduta di cenere vulcanica: qui vivono altri 800 mila abitanti, che potrebbero dover essere evacuati o confinati in casa a seconda dell’intensità dell’eruzione.

Come funziona il piano di evacuazione in 72 ore

L’obiettivo è evacuare la zona rossa entro 72 ore dall’allerta. Le persone dovranno lasciare le abitazioni seguendo percorsi e orari prestabiliti, utilizzando mezzi propri o pubblici. I Comuni hanno predisposto Piani di Allontanamento che indicano punti di raccolta, orari e mezzi di trasporto. L’evacuazione avverrà per scaglioni, evitando congestioni e garantendo l’assistenza a persone fragili.

© Withub

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Dove saranno portati gli sfollati

I cittadini evacuati verranno trasferiti in Regioni gemellate con la Campania. Il piano prevede l’accoglienza in strutture pubbliche, alberghi, palazzetti, scuole o case disponibili. Le Regioni gemellate sono 17, ognuna abbinata a uno o più comuni della zona rossa. Ecco alcuni esempi:

  • Pozzuoli → Lombardia
  • Bacoli → Marche e Umbria
  • Monte di Procida → Abruzzo e Molise
  • Quarto → Toscana
  • Napoli (Bagnoli) → Basilicata e Calabria
  • Napoli (Fuorigrotta) → Lazio
  • Napoli (Pianura) → Puglia
  • Napoli (Soccavo) → Emilia-Romagna
  • Napoli (Posillipo) → Sardegna
  • Napoli (Chiaia e San Ferdinando) → Sicilia
  • Napoli (Vomero) → Piemonte e Valle d’Aosta
  • Napoli (Arenella) → Veneto
  • Napoli (Chiaiano) → Friuli-Venezia Giulia
  • Giugliano in Campania → Trentino-Alto Adige
  • Marano di Napoli → Liguria

I cittadini saranno trasferiti tramite mezzi pubblici organizzati come pullman, treni o traghetti, secondo le modalità operative stabilite dalla Protezione Civile e con il supporto delle autorità locali.

© Withub

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Chi gestisce l’evacuazione e come verranno avvisati i cittadini

La gestione dell’emergenza è affidata alla Protezione Civile nazionale e regionale, in collaborazione con Prefetture, Comuni e Forze dell’Ordine. I cittadini riceveranno l’allerta tramite messaggi IT-alert, sirene, media e canali ufficiali. Ogni famiglia riceverà anche istruzioni preventive tramite campagne di informazione locali.

Redazione Tgcom24.Mediaset

 

Maria Dellino è la nuova presidente nazionale dell’associazione interpreti lingua dei segni

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Ha già ricoperto la carica di vice presidente nazionale nell’Esecutivo ed è stata presidente regionale del CR Puglia

Maria Dellino, interprete Lis del TgNorba, è stata nominata presidente nazionale di Anios, Associazione interpreti di lingua dei segni, per il triennio 2025-2028. Dellino ha già ricoperto la carica di vice presidente nazionale nell’Esecutivo 2022-2025 ed è stata presidente regionale del CR Puglia dal 2013 al 2022.

“È un onore e una grande responsabilità assumere la guida di Anios” ha commentato la neo presidente, “É un’associazione che porta con sé la storia, le battaglie e l’evoluzione della nostra professione. Sento il dovere di custodire l’eredità costruita da chi ci ha preceduti – ha concluso Maria Dellino – ma anche di accompagnare le nuove generazioni di interpreti in un percorso di crescita etica e professionale, in linea con i valori che da sempre contraddistinguono Anios”.

Redazione NorbaOnline

 

Nasce un museo diffuso a Fiesole, quattro itinerari con 40 tappe

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La cittadina è candidata a Capitale italiana della cultura 2028

FIESOLE – Quaranta luoghi di Fiesole (Firenze), selezionati con cura per il loro valore storico, sono stati messi in rete in quattro itinerari tematici: è il progetto di museo diffuso ‘Paesaggi plurali’.

I quattro itinerari sono ‘sguardo’, ‘pensiero’, ‘origine’ e ‘armonia’.

Rientrano in ‘sguardo’ dieci punti panoramici come il Belvedere di via Beato Angelico, la Cupola della via Vecchia Fiesolana, mentre ‘pensiero’ percorre i luoghi della conoscenza, della ricerca, del sapere che a livello locale e internazionale hanno rappresentato centri di ricerca e cultura dell’età contemporanea: rientra in questo percorso l’archivio Pietro Porcinai. ‘Origine’ è l’itinerario che riporta alle radici etrusche di Fiesole (come il Teatro Romano), mentre ‘armonia’ presenta nove tappe che tengono insieme natura e cultura (ad esempio, la cascata di Ontignano). Sono coordinatori del progetto Giulia Fiorentini e Chiara Chiari.

“Un progetto ambizioso e innovativo – ha dichiarato la sindaca Cristina Scaletti -, ma soprattutto profondamente radicato nella nostra identità. Quaranta luoghi, quattro percorsi che raccontano Fiesole come un unico grande sistema, un paesaggio di paesaggi, un mosaico prezioso in cui ogni tessera è essenziale per comprendere il tutto. Un progetto che si colloca perfettamente nel contesto della nostra candidatura a città Capitale italiana della cultura 2028 e dimostra che Fiesole non è soltanto da vivere, ma anche da condividere, da raccontare e da custodire insieme”.

Redazione Ansa

 

In Mali non ci sono più partiti politici

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Il capo della giunta militare del Mali Assimi Goïta, 1 settembre 2024 (Ken Ishii/Pool Photo via AP)

La giunta militare al potere li ha dissolti tutti, per reprimere il dissenso e bloccare la transizione a un governo civile

Martedì la giunta militare che governa il Mali ha dissolto per decreto tutti i partiti politici e vietato ai loro membri di riunirsi in assemblee. Era una decisione attesa, perché nelle ultime settimane c’erano state proteste antigovernative per chiedere la fine della dittatura militare, che il governo aveva già tentato di sopprimere sospendendo le attività politiche a tempo indeterminato: ora questa sospensione è diventata una dissoluzione definitiva. L’obiettivo dichiarato della giunta è di «preservare l’ordine pubblico», ma è evidente che si tratti di un modo per reprimere il dissenso e bloccare la transizione democratica del paese.

L’attuale giunta militare si è insediata in Mali nel giugno del 2021, quando il colonnello Assimi Goïta, oggi presidente ad interim del paese, guidò un colpo di stato per deporre la giunta precedente. Questa a sua volta aveva preso il potere appena pochi mesi prima, nell’agosto del 2020, con un altro colpo di stato che aveva messo fine al mandato dell’ultimo presidente eletto, Ibrahim Boubacar Keita, accusato di essere responsabile di una grave crisi economica.

Originariamente Goïta e la sua giunta avevano promesso di indire le elezioni entro il febbraio del 2022, ma questo non è mai avvenuto: da allora hanno promesso e rimandato il passaggio di potere a un governo civile varie volte, l’ultima a marzo dell’anno scorso. A novembre avevano poi rimosso dall’incarico anche il primo ministro ad interim Choguel Kokalla Maïga, sostituito da un uomo più vicino alla giunta: Choguel Kokalla Maïga aveva rivolto diverse critiche ai militari, accusandoli di ritardare la transizione democratica.

A fine aprile la giunta ha annunciato che Goïta diventerà definitivamente presidente (non più ad interim) e che governerà il paese fino al 2030.

Contro queste decisioni lo scorso 3 maggio erano state indette manifestazioni antigovernative. Ottanta partiti politici e due gruppi della società civile avevano firmato una petizione per chiedere la fine della dittatura militare entro il 31 dicembre 2025, il ritorno all’ordine costituzionale e il rilascio dei prigionieri politici.

Lo scioglimento di tutti i partiti politici annunciato martedì non è l’unico modo con cui la giunta sta cercando preservare il suo potere e reprimere le opposizioni. Nell’ultimo periodo in Mali si sono verificate diverse sparizioni forzate di politici dell’opposizione, attivisti e dissidenti.

L’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch ha scritto che soltanto giovedì sono stati rapiti in circostanze non chiarite il segretario generale del partito della Convergenza per lo sviluppo del Mali, Abba Alhassane, e il leader del partito di opposizione Yelema, El Bachir Thiam. Non si sa dove si trovino e le autorità non hanno dato spiegazioni sul loro “arresto”. Oltre a questo la giunta ha pesantemente ristretto la libertà di espressione e associazione.

Redazione il Post