Il tempio della Ghiara di Reggio Emilia nella primavera del FAI

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Reggio Emilia. Troneggia nel centro della città di Reggio Emilia il santuario della Beata Vergine della Ghiara e batte nel cuore dei cittadini Reggiani, assai devoti al tempio Mariano. Il santuario, principe del seicento emiliano, gloria e decoro della città, svelerà i tesori artistici e architettonici, anche i più celati e segreti, ai foresti e ai locali in occasione delle Giornate FAI di Primavera, in programma per il 19 e 20 marzo.

Valerio Gardoni

ghiara

Il profondo legame tra la città e il santuario della Madonna della Ghiara ha origini antiche, affidato ancor oggi alle amorevoli cure dei Servi di Maria, l’ordine religioso si stabilì nel capoluogo reggiano nel lontano 1313. In quella zona della città denominata della Ghiara o Giarra, località ghiaiosa. Questo straordinario monumento di fede a Reggio Emilia è sorto a seguito di un prodigioso miracolo.

Correva l’anno 1596 quando il giovane Marchino, un ragazzo quindicenne sordomuto dalla nascita e privo di lingua, nativo di Castelnuovo Monti nell’Appennino reggiano, si recò nelle ore mattutine del 29 aprile in preghiera dinnanzi all’immagine della Madonna della Ghiara, in quel tempo dipinta sul muro di cinta dell’orto dei Servi di Maria. Garzone presso una beccheria della città, il giovane Marchino, assorto nelle preghiere, fu improvvisamente miracolato e prodigiosamente guarito.

Riacquistò l’udito, gli crebbe immediatamente la lingua e gli fu concesso l’uso della parola. Miracolo largamente documentato dagli atti del processo canonico istituito lo stesso anno dal vescovo, con approvazione dell’allora papa Clemente VIII. L’anno successivo si iniziò la costruzione della basilica per opera dell’architetto ferrarese Alessandro Balbo e del reggiano Francesco Pacchioni. Con la crescita del tempio si moltiplicarono i miracoli e il forte legame tra i cittadini e la Madonna della Ghiara.

Oggi la basilica riassume, con il ciclo degli affreschi e stucchi, tutta la grande pittura e arte del primo seicento emiliano, miracolosamente conservata nella sua intatta integrità. Un santuario al femminile, tutto riconduce alla figura materna della Madonna, ancora oggi l’immagine che miracolò il giovane Marchino e venerata nella sontuosa cappella del tempio Mariano. Una corona, splendido lavoro di oreficeria, fu nel 1674  donato dalla comunità di Reggio alla Madonna per aver preservato la città dalla peste, è conservata e visibile nel museo.

Come ogni anno a primavera si rinnova conquista pacifica e amorevole di migliaia di persone per l’appuntamento con le Giornate FAI. Un appuntamento conosciuto, amato e seguito per scoprire luoghi e tesori dove affondano le nostre radici e la nostra identità, molti sconosciuti e nascosti, altrimenti inaccessibili.

Su queste orme al Tempio della Beata Vergine della Ghiara, per le Giornate FAI, verranno aperte al pubblico: il santuario che, oltre al ciclo degli affreschi, conserva opere d’arte di grandi rilievo, una su tutte  la Crocefissione di Cristo con ai piedi la Madonna e i Santi ad opera di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino.

Per le giornate di Primavera FAI i partecipanti potranno scoprire luoghi più nascosti del tempio, normalmente celati al pubblico e ai fedeli, come il Passetto, il passaggio che dalla sacrestia porta direttamente all’altare della Madonna della Ghiara, con i suoi dipinti che riassumono la vocazione della basilica.

La torre campanaria dentro la quale si inerpica una lunga scala di legno sino alla sommità dove lo sguardo spazia sulla città e catapulta i fortunati visitatori nella pagine del celebre romanzo di Umberto Eco “Il nome della Rosa”. Il museo con i suoi tesori, il tutto accompagnato dalle guide del FAI, per un viaggio nell’arte e nella sacralità del santuario venerato dalla città di Reggio Emilia e dai suoi cittadini legati da secoli alla Madonna della Ghiara.

Un bel video che parla della basilica. 

 

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