Francesca Baroni: «Io, ciclista sorda, mi ritiro perché non ho uno sponsor»

L’atleta 21enne, già quinta agli ultimi mondiali di ciclocross in Belgio, più volte campionessa italiana: con la sordità convivo da sempre, ma non posso far parte di un team militare

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«Ho deciso di smettere di correre in bici, di abbandonare il sogno di far diventare il ciclismo il mio lavoro. Si apre un nuovo capitolo della mia vita anche se la bicicletta resterà nel mio cuore

di Marco Bonarrigo

Ma mi sono stufata di continuare a far parte di un sistema dove tutti sanno, ma tutti tacciono e piegano la testa per evitare problemi». A soli 21 anni, Francesca Baroni, gran talento del movimento femminile, lascia l’agonismo sbattendo la porta. Quinta (e di gran lunga migliore azzurra) agli ultimi mondiali di ciclocross in Belgio, più volte campionessa italiana, vincitrice del Giro d’Italia di specialità, la ragazza toscana è riuscita ad emergere a dispetto di una disabilità grave: è sorda dalla nascita. «Con la sordità — racconta — convivo da sempre: sono bravissima a leggere il labiale, se mi alleno su strada percepisco i pericoli del traffico grazie alle vibrazioni di auto e camion che si avvicinano e quando gareggio nel cross chiedo ai giudici di farmi un cenno con la mano o con la bandierina perché, anche con le protesi acustiche, non sento né il colpo di fischietto né quello di pistola. Nelle gare su strada non posso indossare la radiolina e mi affido al labiale delle compagne».

Gli ostacoli legati alla sordità

In un periodo di grandissima crescita del ciclismo femminile (per noi con l’oro mondiale di Elisa Balsamo e il bronzo olimpico di Elisa Longo Borghini) che sta finalmente diventando un’opportunità di lavoro, Francesca parte svantaggiata: l’handicap uditivo non le impedisce di lottare con le migliori, ma non le permette di ottenere l’idoneità fisica per partecipare al concorso per entrare nei gruppi sportivi militari di cui fanno parte tutte le colleghe di alto livello. A chi è sordo, resta solo il contentino delle Olimpiadi dei Silenziosi. Francesca — dimenticati assunzione e stipendio — ha scelto la via del tesseramento dilettantistico e della doppia attività: una squadra per gareggiare su strada d’estate, una diversa (con un contratto di prestito temporaneo) per l’amato ciclocross invernale con piccoli rimborsi spese mensili. E qui sono cominciati i problemi, perché man mano che si accumulavano le vittorie, le esigenze delle sue squadre si sovrapponevano (come purtroppo i calendari agonistici) e Francesca ha rotto sia con il Team Isolma con cui gareggia su strada che con la Selle Italia Guerciotti, di cui vestiva la maglia nelle gare di cross. Poche settimane fa, a fronte della possibilità di debuttare negli Stati Uniti, Francesca Baroni è rimasta impigliata in questioni contrattuali e legali così contorte da farle lasciare l’attività.

Le reazioni

«Mi spiace molto per la situazione — spiega Giovanni Fidanza, ex professionista e team manager della Isolma — e credo che Francesca sia stata mal consigliata nel prendere una decisione sbagliata e impulsiva. Le avevamo chiesto di gareggiare in due corse importanti su strada (Emilia e Tre Valli) in cui si sarebbe potuta mettere il luce per poi iniziare la stagione del cross. Ha deciso diversamente. Servirebbe anche più rispetto per le donne da parte della federazione: se i calendari venissero separati, tutte avrebbero il loro spazio. Il ciclismo femminile sta diventando grande, chi fa le regole purtroppo non l’ha ancora capito».

 

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