Incertezza e confusione sui protocolli sportivi: le ragazze della nazionale di pallavolo sorde sognano di tornare sul campo

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Negli ultimi anni hanno solidificato traguardi importanti, come la prima medaglia d’argento alle Deaflympics nel 2017 e il titolo di campionesse d’Europa nel 2019. La direttrice tecnica: “L’auspicio è quello di tornare ad allenarsi il prima possibile”

di SARA FICOCELLI

L’EMERGENZA Coronavirus ha imposto un drastico stop alle attività sportive in tutta Italia e nel mondo. Nel 2020 le ragazze della Nazionale di pallavolo sorde avrebbero potuto coronare il sogno di partecipare ai mondiali di pallavolo per sordi, che per la prima volta sarebbe stati organizzati in Italia a Chianciano Terme (SI) dal 2 al 11 luglio, dalla Federazione Sport Sordi Italia, ma la pandemia ha bloccato tutto.

“Negli ultimi anni queste ragazze hanno solidificato traguardi importanti, – spiega Loredana Bava, direttrice tecnica della Nazionale italiana volley femminile sorde – come la prima medaglia d’argento alle Deaflympics nel 2017 e il titolo di campionesse d’Europa nel 2019, e sviluppato una costante crescita tecnica e sportiva che avrebbe raggiunto un ulteriore rafforzamento nella competizione internazionale dei mondiali, prevista in questi giorni. Non solo.

Il continuo lavoro tecnico è stato reso possibile grazie anche all’instancabile espansione di una rete di partnership, che crede nei valori dello sport e nella promozione dell’inclusione attraverso di esso, come la Fondazione Pio Istituto dei Sordi che da oltre quattro anni  sostiene iniziative sportive di empowerment sul territorio nazionale e internazionale con raduni  delle nazionali sorde (volley, basket, rugby), e con essa comuni, associazioni sportive e sponsor come Cattolica Assicurazione e Cochlear”.

La pandemia, pur confinando doppiamente dentro casa e fuori da ogni attività, ha tuttavia tirato fuori molti punti di forza, mostrando una inaspettata resilienza degli atleti paralimpici e con disabilità, che hanno prodotto spontaneamente strategie comunicative per contenere la distanza e mantenere attivo l’allenamento fisico, attraverso le piattaforme tecnologiche digitali e realizzando un ponte fondamentale per non perdere gli stimoli e continuare a mantenere integro il valore della squadra, anche fuori dal campo di gioco.

“Gradualmente, seppur con qualche restrizione – continua Bava – alcune ragazze hanno ripreso ad allenarsi in quest’ultima fase sportiva prima della pausa estiva, con l’augurio di poter riprendere a pieno regime le attività, sia con le società di appartenenza, sia con la propria nazionale. Attualmente c’è molta incertezza e confusione sui protocolli sportivi e sulle future misure restrittive da adottare. Sicuramente l’inizio della nuova stagione sportiva a settembre-ottobre consentirà di verificare quali saranno le programmazioni possibili da attuare per una migliore ripresa di tutte le attività”.

L’impossibilità di pianificare e prevedere una programmazione certa crea ovviamente un’incertezza che però alimenta anche la consapevolezza del bagaglio sportivo che si possiede, così preziosa per guardare lontano, aspettando le prossime Deaflympics previste a dicembre del 2021 in Brasile. Proprio ieri la first lady del Brasile, Michelle Bolsonaro, in un videocomunicato reso accessibile con interprete in lingua dei segni e sottotitolazione, ha annunciato l’inizio della preparazione dei giochi olimpici per i sordi, a Caxias do sol, preparandosi ad accogliere 100 paesi e 21 discipline sportive. “Insomma, – conclude Bava – la speranza di riprendere il prima possibile, di tornare a una normalità fatta di incontri, inclusione e integrazione e adrenalina in campo, c’è”.

Un anno fa il progetto “Campioni sordi ieri, oggi e domani“, sostenuto dal bando OSO – Ogni Sport Oltre e nato per abbattere le barriere comunicative, ha dato “voce” a storie di campioni sordi di ieri e di oggi che ce l’hanno fatta, come Ilaria Galbusera, capitana della Nazionale Volley Sorde e Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, Giovanni Improta, 3 volte campione del mondo di Kick-boxing o Piero Italiani, tuffatore, 6° ai Giochi Olimpionici di Los Angeles nel 1984. L’augurio per questi campioni è quello di ricominciare a sfidarsi sul campo da gioco il prima possibile, oltre ogni barriera sensoriale e legislativa.

 

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