Bonus barriere architettoniche, la denuncia: “Non si può fingere di avere un disabile in casa: o c’è, o non c’è”

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Parla Vincenzo Falabella, presidente della FISH: «Servono dei criteri di eleggibilità. Deve essere prevista una relazione tecnica asseverata da parte di un geometra»

Lo scandalo dei bonus per l’adeguamento anti-barriere architettoniche continua a far indignare. La politica, al momento, risponde solo con una interrogazione parlamentare di Raffaella Paita di Italia Viva, per il resto tace. Noi ne abbiamo parlato con Vincenzo Falabella, il presidente della FISH, la Federazione italiana superamento dell’Handicap. La Fish è una Federazione di secondo livello a cui aderiscono le maggiori organizzazioni nazionali di tutela dei diritti delle persone con disabilità e loro famigliari. L’obiettivo è quello di garantire pari opportunità ed uguaglianza alle persone con disabilità e alle loro famiglie.

Quanti sono i disabili in Italia?
«Secondo l’Istat sono circa 4.500.000 i cittadini che vivono con una disabilità nel nostro Paese. Tenga presente che alla Fish aderiscono 15 federazioni regionali che contengono le principali 30 organizzazioni nazionali».
Ne avrà viste tante, in questi anni.
«Se ne vedono tante, certo. E siamo diventati nel tempo uno dei soggetti più consultati per scrivere le norme che riguardano il nostro mondo».

Il caso del bonus disabili richiesto per i lavori di casa come lo vede?
«Non lo chiamerei bonus disabili. Rientra nello sconto in fattura del 75% per l’abbattimento delle barriere architettoniche».
Così si intitola. Però si svolge diversamente. E lo si appura facilmente, lo si legge perfino nelle pubblicità delle ditte di ristrutturazione che scrivono chiaro e tondo come non occorra avere disabili per usufruirne…
«E questo è un illecito. Il nostro movimento si è battuto affinché potesse essere ripristinato un fondo per questo 75%. Ma ci vogliono dei criteri. Sono dei bonus che devono andare solo a coprire le situazioni in cui c’è un disabile presente. Anche saltuariamente, ma deve esserci. Altrimenti è un illecito».

Come avete immaginato voi, che la avete ispirata, questa norma?
«Certamente con dei criteri di eleggibilità, prima, e di controllo, dopo. Deve essere prevista una idonea certificazione, o quantomeno una relazione tecnica asseverata da parte di un geometra, un architetto o un ingegnere che certifichi come ogni singolo intervento sia mirato ad eliminare delle barriere architettoniche per consentire di vivere quell’appartamento con normalità ad una persona disabile».

E se i lavori invece venissero eseguiti senza questa verifica?
«Mi auguro che nessuna pratica venga approvata se sprovvista di questo asseveramento. Se io chiedo un intervento con lo sconto del 75% ma non ho alcuna disabilità, ci troviamo con evidenza davanti a una frode. E gli interventi truffaldini non sarebbero nuovi, nel contesto dei bonus, mi sembra».

Poniamo che io non sia disabile, ma voglia ristrutturare il bagno di casa per accogliere magari in futuro un cugino disabile, potrei farlo?
«No, nella norma che noi abbiamo proposto di adottare no. Solo dove risiede un disabile si possono giustificare interventi architettonici mirati e diretti. Tutte le interpretazioni estensive della norma vanno oltre quelle che erano le nostre richieste. Mi lasciano molto contraddetto».
Scusi ma avrà visto anche lei quelle pubblicità. Noi abbiamo anche telefonato alle ditte: dicono che vengono a rifare il bagno come vogliamo, anche senza interventi specifici per i disabili come il montaggio del maniglione affianco ai sanitari. Lo ammettono sfacciatamente…
«Li ho visti anche io. Ne leggo uno adesso: “Togli la vasca, metti la doccia, paghi con lo sconto del 75%”. Ma non è così. Non si può fingere di avere un disabile in casa: o c’è, o non c’è. Va bene tutto ma non si può inventare una disabilità: è un raggiro. Una condotta illecita. Cosa diversa è intervenire strutturalmente su un edificio per abbattere le barriere condominiali. Quello può essere importante per essere raggiunti da parenti disabili».

Che ruolo ha avuto la Fish?
«Siamo quelli che si sono più mobilitati per ottenere il bonus 75%, appunto specificando che gli interventi servono per le abitazioni dove i disabili vivono e risiedono. Abbiamo anche indicato come si può segnalare una seconda casa: se il disabile è proprietario di una seconda casa al mare lo indica, perché ci va a stare alcuni mesi all’anno, e ha diritto ad avere il bonus anche su quella».
Ma non chi non è disabile…
«Esattamente. È un illecito di cui dovrebbero rispondere il proprietario e il tecnico che si è reso complice di una relazione di asseveramento falsa».

di Aldo Torchiaro

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