Nuove prospettive: la lingua dei segni per i disturbi della comunicazione e del linguaggio

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Ogni essere vivente ha un istinto innato di comunicare. Cause psicologiche, sindromiche o genetiche possono compromettere parzialmente o del tutto la comunicazione verbale. La Lingua dei Segni rappresenta uno strumento di comunicazione completo per disturbi primari o secondari

Dr.ssa Valentina Colozza – Medici Italia.it

DISTURBI DELLA COMUNICAZIONE

valentinacolozza_dattilologiaOgni essere vivente ha diverse capacità innate che lo spingono alla sopravvivenza e all’interazione con l’ambiente circostante, una di queste, fondamentale è la comunicazione.

La comunicazione rappresenta un aspetto essenziale della  vita perché sin dalla nascita ci si trova immersi in una rete di interazioni familiari e sociali basate sulla comunicazione  tanto che “è impossibile non comunicare” (Paul Watzlawick, Assiomi della comunicazione umana).

Genetica, fisiologia o emotività sono fattori che possono inficiare lo sviluppo del linguaggio arrestandolo o compromettendolo seriamente.

La padronanza e la condivisione di una Lingua permette ad un soggetto di poter sviluppare importanti aree psichiche e cognitive:

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Fondamentale quindi è che il piccolo abbia una lingua condivisa con il nucleo familiare e poi con i suoi pari, ma questo a volte non accade a causa di problematiche riferibili su un piano cognitivo e o emotivo.

Vengono definiti  Disturbi della Comunicazione e del linguaggio e possono essere primari o secondari,  ovvero possono manifestarsi isolati o in comorbidità con altri disturbi.

Nei manuali diagnostici vengono così definiti:

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Possiamo affermare, in linea generale, che sono diverse le manifestazioni dei Disturbi del Linguaggio che possono portare ad un ritardo o ad una disfunzionalità del linguaggio vocale o ad una sua assenza, come l’afasia, disartria, disfonia, balbuzie, mutismo selettivo.

Questo stesso quadro sintomatologico può essere causato da quadri sindromici e nosograficamente definiti come: Autismo, Sindrome di Asperger, Sindrome di Williams, Sindrome di Coffin Siris, Ritardo mentale, Ritiro sociale, Disturbo da deficit di attenzione e iperattività, Disturbi dell’apprendimento, Disturbi generalizzati dello sviluppo, Paralisi cerebrali, Disturbi pervasivi dello sviluppo, Deficit uditivi e malformazioni degli organi fonatori. In questo caso parliamo di Disturbi del Linguaggio Secondari o in comorbidità.

Proprio per questo motivo è importante effettuare una diagnosi differenziale tra i ritardi primitivi di acquisizione del linguaggio e i ritardi del linguaggio all’interno di disordini dello sviluppo.

Spesso ci si concentra sul “deficit primario” del bambino e il fatto che non possa parlare potrebbe passare in secondo piano o considerare il fanciullo non in grado di comunicare visto il suo grado di competenza cognitiva.

Non dobbiamo dimenticare che ogni essere vivente, immerso in un contesto stimolante, ha una propensione innata ad entrare in contatto con il mondo e non sempre questo può avvenire tramite il linguaggio parlato.

 

LINGUA DEI SEGNI: UNA LINGUA PER COMUNICARE

Ogni disturbo ha una diversa causa e ogni bambino ha il suo sviluppo specifico ma quello che accomuna questi infanti è l’assenza o un linguaggio compromesso, per questo si ritiene fondamentale per uno sviluppo sano poter dare una Lingua per comunicare. Spesso il bambino non potrà mai comunicare verbalmente (casi genetici o fisiologici che portano ad una severa compromissione dell’apparato fonoarticolatorio) in altri invece il linguaggio è in “ritardo” o non sarà mai “completo” per cui poter dare uno strumento di comunicazione intermedio potrebbe sostenere lo sviluppo e mettere in relazione più immediatamente il piccolo con il contesto.

Sono già molti gli strumenti messi in campo dalla medicina e dalla ricerca, come la comunicazione aumentativa alternativa o i sintetizzatori vocali, strumenti necessari ma che possono limitare la possibilità di espressione e desiderio da parte del bambino poiché mediano una possibilità di linguaggio ampia e creativa con delle scelte precostituite.

Erroneamente si può pensare che la Lingua dei Segni sia un linguaggio mimico universale che si esprime attraverso dei gesti, invece esiste una LS (lingua segnata) differente per ogni paese, ricca delle sue variabili dialettali, proprio come la lingua verbale, difatti ciascuna Lingua dei Segni ha sviluppato “caratteristiche proprie, legate alla particolare cultura in cui viene usata” (Caselli et al. 1994).

Da l’enciclopedia Treccani alla voce Lingua dei Segni (redatta da Francesca Delliri) si legge che: “Per la sua natura visivo-gestuale, la LIS si caratterizza come lingua multimodale, tipicamente simultanea e iconica; essa infatti si attua nello spazio e dispone di più articolatori, manuali e non manuali, che si combinano sistematicamente tra loro, dando corpo a un flusso di segni segmentabili in unità, dal livello minimo a quello di frase (Russo Cardona & Volterra 2007; Simone et al. 2007)”. Le Lingue dei Segni, come tutte le altre lingue vocali possiedono una grammatica e una sintassi, con regole precise che possono variare da una lingua dei segni all’altra.

Perché la Lingua dei Segni

La Lingua dei Segni rappresenta uno strumento di comunicazione importante che non limita affatto la possibilità di un futuro sviluppo del linguaggio vocale, anzi grazie alle sue strutture fonologiche e sintattiche aiuta nel processo di:

  • Discriminazione visiva,
  • coordinazione motoria,
  • motricità fine e grossolana,
  • motricità ritmica,
  • capacità visuospaziale,
  • attenzione selettiva,
  • funzione simbolica.

Grazie alla loro valenza iconica Brown (1977), Fristoe  Lloyd (1977) dimostrarono come i segni siano più facilmente acquisibili; inoltre nell’analisi di diversi siti web che promuovono la Lingua dei Segni come “baby talk”  si dimostra che l’uso del segnato migliora lo sviluppo del linguaggio, incrementa il quoziente intellettivo, migliora l’autostima, e il rapporto con i genitori (Lauri H. Nelson, Karl R. White and Jennifer Grewe, 2012)

 

Completa assenza di linguaggio parlato:  la Lingua dei Segni rappresenta una possibilità comunicativa completa. Nel caso in cui tale deficit sia associato a ritardo cognitivo o di disprassia, il segnato può essere adattato alle competenze del soggetto, dando una possibilità di riabilitazione anche sul livello della motricità fine e grossolana.

Disturbo specifico del Linguaggio: la Lingua dei Segni può aiutare ad avere uno strumento di comunicazione mirato anche alla possibilità di sviluppare o migliorare le capacità di produzione verbale.

Disturbo pervasivo dello sviluppo, autismo, sindrome di Down, ritardo cognitivo  può avere successo per diverse motivazioni (Bryen N., Joyce D., 2001).  La Lingua dei Segni bypassa il meccanismo fono articolatorio. L’aspetto richiestivo della lingua verbale è maggiore rispetto a quella segnata, questo perché i segni sono più iconici, mentre le parole nella lingua vocale sono più arbitrarie. I segni sono più facilmente insegnabili perché possono essere supportati maggiormente da un sostegno visivo che richiede al soggetto “una semplice imitazione di un movimento”, anche li dove il movimento possa risultare complesso si può adattare il segno alle capacità del bambino.

Il sistema segnico a confronto con il sistema vocale,  risulta più facilmente acquisibile anche a bambini con deficit, in quanto il canale attentivo necessario nell’ascolto e nella produzione e la tipologia di memoria richiesta nel segnato è più facilmente ‘utilizzabile e allenabile’ (Romsky, Sevcik & Joyner, 1984) e ancora “l’insegnamento di una lingua dei segni in età precoce, stimolando il canale di comunicazione visivo-gestuale, possa favorire il potenziamento, nei bambini udenti, di alcune aree cognitive particolarmente legate all’attenzione, discriminazione e memoria visiva” (Rossini, Capirci et al. 1997)

 

PERCORSI PERSONALIZZATI

Dirimente è un profilo anamnestico del bambino e della famiglia il più completo possibile per poter progettare un intervento specifico per ogni soggetto. Ogni deficit si dimostra nei bambini o negli adulti in modo diverso, per questo serve poter offrire percorsi personalizzati grazie ad un ottica sistemico-familiare e linguistica. Bisogna supportare linguisticamente ed emotivamente l’intero ambiente di crescita del bambino o in cui vive l’adulto, per questo la presa in carico è dell’intero sistema familiare.

Per questo l’intervento si struttura in due momenti:

Valutazione: Negli incontri di valutazione, solitamente tre o quattro, si procedere con un incontro familiare, un’osservazione psicopedagogica del bambino, dell’adolescente o dell’adulto; una valutazione psicodiagnostica (se non ne è presente una recente), una valutazione psicomotoria, e un conclusivo incontro di restituzione e di proposta di progetto di intervento.

Intervento: può essere articolato nell’insegnamento della Lis al bambino e alla famiglia, nell’insegnamento della LIS ai pari del bambino, al sostegno emotivo alla coppia genitoriale, al compagno adulto e così via.

Si ribadisce che l’intervento e gli obiettivi raggiungibili sono da valutare durante la fase diagnostica, entrando anche in rete con altre figure specializzate che seguono il soggetto.

Le figure coinvolte possono essere: Psicologhe, Psicoterapeuti, logopediste, psicomotriciste, assistenti alla comunicazione, sordi o udenti.

http://www.medicitalia.it

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