La disabilità, questa volta, non è la “grande assente”, ma è ben presente nei programmi elettorali delle principali forse politiche in corsa per la prossima legislatura. Lo fa notare Vincenzo Falabella, presidente della Fish: “Nei giorni successivi alle nostre proposte elettorali, sono arrivati i programmi elettorali delle varie forze politiche che si misureranno il 25 settembre alle elezioni nazionali – scrive in un post sui social – La Fish onlus guarda ora con favore alla presenza, in ognuno di essi, di precisi segnali di attenzione per le istanze provenienti dal mondo della disabilità, con la ripresa di una serie di punti indicati dalla Federazione stessa nel proprio documento ‘appello’ programmatico”. Un bel passo avanti, almeno sulla carta, visto che proprio Fish aveva denunciato, solo nel 2018, come la disabilità stessa fosse la “grande assente” nei programmi elettorali.

Vediamo allora, più nel dettaglio, come e dove la parola ‘disabilità’ appaia nei programmi dei principali partiti in corsa: Pd, Cinque Stelle, Lega nord e Centrodestra.

Centrodestra, la disabilità “in tre punti”

Nei 15 punti dell’Accordo quadro di programma per un Governo di centrodestra, la disabilità viene menzionata quando si parla di famiglia, di lavoro e di stato sociale.

Nel punto 5 (“Sostegno alla famiglia e alla natalità”, si promette “sostegno concreto alle famiglie con disabili a carico attraverso l’incremento dei livelli essenziali di assistenza sociale”. Nel punto 8 (“Difesa del lavoro, dell’impresa e dell’economia”) si parla di “rafforzamento dei meccanismi di decontribuzione per il lavoro femminile, gli under-35, i disabili, e per le assunzioni nelle zone svantaggiate”. Al punto 9 invece (“Stato sociale e sostegno ai bisognosi”) si fa riferimento all’ “innalzamento delle pensioni minime, sociali e di invalidità”, al “controllo sull’effettiva applicazione degli incentivi all’inserimento dei disabili nel mondo del lavoro” e al “potenziamento di politiche mirate alla piena presa in carico delle persone con disabilità, anche attraverso l’incremento delle relative risorse”. Si fa riferimento anche a “maggiori tutele in favore dei lavoratori fragili, immunodepressi e con disabilità grave”.

Pd, “approveremo la riforma della non autosufficienza”

Il programma del Partito Democratico si riferisce esplicitamente alla disabilità nelle pagine in cui parla di istruzione e di diritti. In particolare, nel capitolo “Conoscere è potere: istruzione, cultura, socializzazione”, si annuncia che “investiremo nell’aumento dei docenti di ruolo di sostegno per affiancare nel percorso scolastico tutte le persone con disabilità”. E che “vogliamo istituire fondi per abbattere barriere architettoniche e sensoriali in scuole e impianti sportivi e sostenere l’acquisto di ausili da destinare a persone con disabilità, in particolare giovani, per avviarle alla pratica sportiva”.

Nel capitolo “Diritti e cittadinanza: nessun destino è già scritto”, il riferimento alla disabilità riguarda invece l’assegno unico e universale: “Ci impegniamo a migliorare ulteriormente l’Assegno unico e universale per i figli a carico, da noi fortemente voluto, potenziando le clausole di salvaguardia, in particolare per le persone con disabilità e le famiglie con figli disabili”.

E nelle pagine dedicate alla “Salute dopo il Covid”, si promette che “lanceremo un piano straordinario per la salute mentale, per promuovere presa in carico e inclusione attraverso lo sviluppo di modelli organizzativi di prossimità, con Centri di Salute Mentale di piccola scala, fortemente radicati e integrati nelle comunità”. E che “approveremo la riforma della non autosufficienza proposta dal Ministro Orlando con un incremento del finanziamento pubblico per l’offerta di interventi e servizi e garantiremo riconoscimento e tutele ai caregiver”.

Infine, la disabilità è menzionata anche nel capitolo conclusivo dedicato ai “tre pilastri di Italia 2027”. Il secondo dei tre pilastri è dedicato a “Lavoro, conoscenza e giustizia sociale” ed è qui che si parla di disabilità e non autosufficienza, promettendo “per una vera inclusione, una rete più forte e capillare di servizi pubblici per le famiglie”.

Lega Nord, dalla non autosufficienza alle Rsa alla salute mentale

Il programma della Lega Nord è in assoluto il più corposo: oltre 200 pagine, suddivise in 41 voci. La disabilità compare fin dall’Introduzione e nella maggior parte dei principali capitoli: dall’accessibilità della cultura alle “misure economiche e fiscali a sostegno dei caregiver familiari”, dall’educazione digitale al sostegno scolastico alle politiche per il Mezzogiorno, Ma è nel capitolo dedicato a Politiche sociali e inclusioni che il tema della disabilità e della non autosufficienza viene declinato e approfondito, con riferimenti al piano nazionale triennale per la non autosufficienza, ai percorsi per il Dopo di Noi, alla riforma dei Centri diurni, alla “piena attuazione della legge delega sulla disabilità Legge n. 227 del 2021”. Si fa riferimento anche all’ “adeguamento di tutte le pensioni di invalidità civile totale e parziale, con particolare attenzione alle pensioni di invalidità parziale ferme a quote non in grado di garantire una vita dignitosa” , alla revisione della legge 68, e alla “promozione di protocolli di presa in carico avanzata per la cura come, per esempio, i DAMA, attivabili in tutta la rete sanitaria e sociosanitaria”. Si parla anche di Rsa: “L’intero settore necessita di interventi radicali che prevedano”. E ci si propone l’adozione di un sistema univoco nazionale di classificazione e valutazione multidimensionale dei bisogni delle persone assistite” e l’“istituzione di una figura intermedia di Operatore Socio-Sanitario ‘specializzato’, che consenta una più equilibrata e qualificata distribuzione del lavoro tra le diverse figure professionali presenti in struttura”. Nel programma un ampio capitolo è dedicato anche al tema della salute mentale e della sua presa in carico.

5 Stelle, 5 punti per disabilità e non autosufficienza

Sintetico e schematico il programma del Movimento 5 Stelle, che in 13 pagine e 22 punti da diversi riferimenti anche alla disabilità. In particolare, un capitolo è intitolato “Dalla parte di tutti, nessuno escluso: per potenziare il sostegno alle persone con disabilità e ai caregiver”. È questo capitolo che contiene, in sintesi, i principali impegni per la disabilità e la non autosufficienza: primo, “completare l’incremento delle pensioni di invalidità per le persone con disabilità”; secondo, “potenziamento degli strumenti per i percorsi di vita indipendente delle persone con disabilità e non autosufficienti”; terzo, “attuazione della legge delega in tema di disabilità”; quarto, “definizione e potenziamento delle tutele per i caregiver”; quinto, “Silver cohousing e socio bonus per creare condizioni di vita migliori per gli anziani”.

La disabilità secondo Calenda: dai Leps all’azzeramento della burocrazia

Non si nomina la non autosufficienza, ma ci sono sei riferimenti alla disabilità, nel programma elettorale della lista Azione-Italia Viva. Il primo accenno è nel capitolo che riguarda la “Crescita del Mezzogiorno”: qui, tra gli obiettivi, c’è quello di “garantire livelli essenziali di prestazioni sociali. Il Mezzogiorno è stato storicamente indebolito da un sistema di interventi sociali parametrati sulla spesa storica e non su indicatori socio-demografici – si legge – Con il governo Draghi, si è invertita questa tendenza, garantendo un riequilibrio in particolare rispetto agli asili, agli studenti con disabilità e ai servizi sociali. Si tratta di misure da confermare e potenziare anche in chiave economica”.

Altro riferimento è contenuto nel capitolo “Diritti e pari opportunità”, in cui si prevede di “tutelare le persone con disabilità con una normativa omogenea in tutte le regioni. Per realizzare l’inclusione sociale è necessario implementare misure relative al ‘budget di salute’ delle persone con disabilità”, “favorire interventi per l’abitare civile, perseguendo l’obiettivo di contrasto a forme di segregazione esistenti e garantendo il diritto alla realizzazione del proprio progetto personalizzato di vita”, “eliminare tutte le barriere che è possibile rimuovere (fisiche, logistiche e culturali)” e “favorire programmi di vita indipendente”. Occorre inoltre “riconoscere la figura del caregiver, istituendo il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza; un piano shock per la piena accessibilità di edifici e servizi pubblici”. Si parla anche di “un ‘incentivo accessibilità’, destinato ai negozianti e gestori di pubblici esercizi” e di “un ‘assegno per la vita indipendente e la non istituzionalizzazione’, svincolato dal FNA”. Rispetto al lavoro, si intende “rendere sistemici, nel caso di persone con disabilità o in condizioni di fragilità, il diritto al lavoro agile (c.d. smart working) da eccezione, deve divenire strumento strutturale” e “adottare i decreti attuativi del Jobs Act, con particolare riferimento alla figura del disability manager”. Ci si propone inoltre di “intervenire sui meccanismi fiscali che oggi creano un conflitto per le famiglie che, a fronte di retribuzioni minime per il figlio con disabilità derivanti da stage o percorsi di apprendistato, rischiano di perdere il fondamentale beneficio del mantenimento del figlio a carico”.

Infine, nel capitolo dedicato alla pubblica amministrazione, si parla di “azzerare la burocrazia per anziani e persone con disabilità” e di “rimodulare le attività degli sportelli Suap e Sue, al fine di offrire ai cittadini un’interfaccia unica per tutti i servizi (il cosiddetto Suape).

Chiara Ludovisi

Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)

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