Madre di un figlio disabile condannata a pagare quasi 300mila euro di spese legali dopo causa a una clinica

Una vicenda dolorosa quella di Elena Improta che sta trovando solidarietà da più parti. L’assessore Catarci "Porta avanti la battaglia per suo figlio affetto da tetraparesi spastica in conseguenza del parto, anche attraverso l'associazione 'Oltre lo sguardo' da lei fondata"

0
586 Numero visite

Ha perso la causa contro la clinica romana dove partorì 32 anni fa, dove diede alla luce il figlio Mario, gravemente disabile. Al dolore e al calvario di una causa civile durata 27 anni, Elena Improta aggiunge ora anche il verdetto dei giudici: quasi 300 mila euro di spese legali alle quali dovrà provvedere.

Per questo ha deciso di fare uno sciopero della fame ad oltranza: “Non ho questi soldi, mi resta solo la casa, il solo ossigeno per me e mio figlio Mario”, dice in un appello alla clinica e alle assicurazioni.

Eppure Elena si era rivolta alla giustizia nel 1996 “per tutelare il diritto alla vita e al futuro di mio figlio” ma il tribunale non le ha dato ragione “imponendomi una condanna violenta e inappellabile”.

Elena Improta spiega che di tutti gli specialisti consultati nessuno ha messo in relazione lo stato di Mario con una possibile malattia rara: “Tutto conferma ragionevolmente un nesso tra il parto e la sofferenza ipossico ischemica, ovvero l’assenza di ossigeno”. Ma il tribunale le ha dato torto intimandole un maxi risarcimento che rischia di togliere a Mario la casa dove è sempre vissuto.

Una vicenda dolorosa e assurda che sta trovando solidarietà da più parti. “Elena mi ha raccontato la sua storia di coraggio e tenacia, in una battaglia che porta avanti da anni a tutela del diritto alla vita e al futuro di suo figlio affetto da tetraparesi spastica, in conseguenza del parto, anche attraverso l’associazione ‘Oltre lo sguardo’ da lei fondata”, spiega Andrea Catarci, assessore al Decentramento di Roma.

“Dopo 27 anni di processo – aggiunge – le viene ora chiesto di pagare 300 mila euro: una spesa gigantesca e insostenibile. Siamo accanto a Mario e a Elena, che in queste ore ha iniziato lo sciopero della fame, perché l’integrazione e i diritti oltre a essere importanti nella dimensione della vita privata hanno altrettanta rilevanza per l’intera società e per innalzare il livello di civiltà”. L’impegno di Elena infatti è quello di creare un presente e un futuro migliori non solo per suo figlio ma per chi ha disabilità tali da avere bisogni speciali: ha creato l’associazione Oltre lo Sguardo Onlus e una sorta di co housing per disabili.

 

L'informazione completa