Affitto troppo caro, l’Ente sordi chiede aiuto

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L’Ente nazionale sordi di Trieste lancia un grido d’allarme

Impossibile mantenere l’attuale sede, che serve 200 persone, tra i quali tanti bambini. L’affitto di uno spazio privato ha un costo che, alla luce dei contributi diminuiti, non è sostenibile e il rischio è di non garantire più le attività di base che sono fondamentali per molte famiglie.

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Trieste – Porto d’Europa

A chiedere aiuto, i rappresentanti della sede provinciale triestina insieme a Francesca Lisjak, per anni presidente dell’ Ens di Trieste e ora presidente regionale. «Per la sede di Trieste si paga un affitto annuale che ammonta a più di 8.500 euro a fronte di un finanziamento complessivo di 7.500 euro. Così non ce la facciamo più – spiega Lisjak – le sedi di Gorizia e Pordenone usufruiscono di un canone agevolato, mentre quella di Udine è di proprietà, siamo gli unici, ormai da tempo, a soffrire per questa situazione. Forniamo un servizio indispensabile a tante persone in città e ci appelliamo a enti pubblici o ai privati perché ci diano una mano a trovare un luogo dove poterci ritrovare e svolgere le nostre attività a un costo agevolato o in forma gratuita. Ricordo inoltre che la sede di Trieste ospita anche il consiglio regionale dell’Ens, il Circolo tra sordi San Giusto, il Gruppo sportivo silenziosi, tutti a uso gratuito, utente comprese».

L’Ens ha bisogno di un appartamento o di una sala ampia per poter ospitare riunioni, corsi e incontri che si svolgono ogni settimana. «Abbiamo bussato a tante porte, soprattutto l’anno scorso, molti interessamenti ma poi nessuna risposta concreta e nel 2016 il problema si è ripresentato. A Trieste diamo sostegno a circa 200 sordi e ci sono anche 35 bambini, abbiamo bisogno di destinare le risorse direttamente alle persone. Con i fondi che riceviamo ogni anno, che si riducono sempre più, facciamo sempre più difficoltà ad andare avanti». Non dovendo destinare tutto al pagamento dell’affitto, l’Ens potrebbe dirottare i soldi verso altri bisogni delle persone seguite. «Tra i desideri dell’ente resta quello già annunciato da tempo di avviare, per la prima volta in Friuli Venezia Giulia, un corso per docenti sordi di Lis, la lingua dei segni, e riproporre nuovamente i corsi Lis avviati e poi sospesi, sempre per mancanza di fondi. Ma ci piacerebbe anche incrementare le opportunità per i bambini».

La prima richiesta di aiuto era stata lanciata in occasione dell’aperitivo silenzioso, un nuovo appuntamento conviviale voluto per insegnare a tutti, in modo divertente, alcune parole semplici attraverso i segni. «Da allora è passato un anno – ricorda Lisjak – e poco o nulla si è mosso. Speriamo che qualcuno ci possa aiutare».

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