Disabili e robotica, il binomio del futuro

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Start up innovative e progetti futuristici per concretizzare sogni che si credevano irrealizzabili: è questa la base del nuovo binomio disabili e robotica

di Dora Millaci @DoraMillaci

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Alcuni ausili tecnologici che fino ad alcuni anni fa parevano impossibili, oggi sono diventati parte integrante nella vita di tutti i giorni di molte persone con handicap: nasce così il binomio vincente disabili e robotica. Prendiamo per esempio gli impianti per i non udenti, le nuove implementazioni per il linguaggio Braille, come il Braille sense mini software (dedicato alle persone con difficoltà di percezione sensoriale), i browser vocali, lettori con sintesi vocale, linee guida per una maggiore accessibilità dei siti, uso del suono e del rumore, periferiche tattili e con force feedback: sono solo alcune delle tecnologie che vengono usate.

Ricordiamo che già attorno agli anni ’50 si cominciava a parlare di robotica, grazie a Raymond Goertz che nel 1951 in Francia progettò un braccio automatico per manovrare il materiale radioattivo.
Da allora si capisce che il rapporto fra disabili e robotica sarebbe stata la strada per migliorare la produttività nelle industrie e difatti nel 1973 viene prodotto dalla società Cincinnati Milacron il minicomputer T3, progettato per controllare i robot industriali.
Pian piano però la robotica si trasforma al fine di aiutare le persone che hanno dei deficit, migliorandone così la qualità di vita. Ecco nascere nell’ambito disabili e robotica un guanto per sordociechi dbGlove, ideato da una società pugliese (la Intact Healthcare) che attraverso vibrazioni tattili permette di trasformare le informazioni in modo tale che le persone che hanno questa patologia possano comunicare tra loro. Una delle conquiste più importanti e futuristiche nel campo della robotica è collegata alla neurocibernetica, cioè la tecnologia più sofisticata collegata al nostro cervello per eliminare o compensare una disabilità

In Italia si sta lavorando al progetto “Cyber Brain” esattamente a Caserta, dov’è nata una struttura dedicata allo studio della neurocibernetica ed è l’unica nel suo genere. Presentata il 3 novembre scorso con un simposio dal titolo Oltre le frontiere della scienza: dove le neuroscienze e la neurotecnologia si incontrano, la struttura sarà specializzata nello sviluppo di dispositivi impiantabili e di neuroprotesi in grado di acquisire e trasmettere segnali neurali utili allo studio di patologie neurodegenerative, come l’Alzheimer e la malattia di Parkinson.

Inoltre costruirà protesi robotiche e il Brain-Computer Interface (BCI) per ripristinare il più possibile le funzioni vitali danneggiate a seguito di svariate malattie e traumi (come paralisi cerebrale e SLA).

 

Qui lavoreranno bioingegneri elettronici, informatici e medici, neuropsicologi, fisici e matematici. La rivoluzione più importante è quella dell’invenzione dell’esoscheletro, che darà la possibilità ad un paraplegico di camminare nuovamente. Questa eccezionale prospettiva di vita il più possibile autonoma e “normale”, proprio grazie al binomio disabili e robotica sarà la svolta incredibile che segnerà per sempre la fine di un incubo e la realizzazione di un sogno.

Grazie quindi al lavoro di tanti ecco rinascere e concretizzarsi la speranza dei disabili gravi.
Mai smettere quindi di credere e di lottare, anche se per giungere a destinazione occorre tempo e in questo caso per la struttura di Caserta serviranno molti fondi per la creazione dei laboratori e per i loro progetti

http://www.cronacaedossier.it/

 

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