di Eleonora Bagarotti

Premessa. Se Davide Santacolomba non fosse un valido pianista, dal tratto personale e affascinante, non avrei mai scritto di lui.

Dato che l’ho visto in concerto, e che in una recente intervista lui stesso ha raccontato la sua storia, ho deciso di farlo, sia con un taglio culturale che extra-musicale. Perché la sua è davvero una storia eccezionale, che dovrebbe farci saltare dalla seggiola comoda dentro la quale tendiamo ad assopirci un bel po’, magari crogiolandoci sui nostri obiettivi mai del tutto raggiunti.

E l’insegnamento è il seguente: nessuna difficoltà è più forte della sensibilità e della forza di volontà.
“A 8 anni – ha raccontato il maestro – ho scoperto di poter suonare comunque, nonostante una grave forma di sordità di cui ero affetto. Tutto è scattato da un motivetto, quello di “Fra’ Martino campanaro” nel registro che potevo percepire”. Già, perché anche Davide, come tanti di noi, da bambino ha riprodotto quella manciata di note di Do maggiore, ripetendole “a orecchio”. Un orecchio che lui chiama “orecchio della mente”.

Da quella cantilena in poi, il maestro Santacolomba, che oggi ha 34 anni, da Palermo sta girando tutto il mondo e la lunga strada compiuta è tuttavia molto più ampia di quella delle distanze geografiche. Docente di pianoforte al Conservatorio di Messina, nella stessa intervista, oltre a ricordare i tanti ostacoli superati – alcuni dei quali non avevano a che fare con le sue difficoltà quanto con i pregiudizi altrui – ricorda le sue più grandi soddisfazioni: un recital con orchestra nella Filharmonia Narodowa di Varsavia, un invito a Tokyo dalla first Lady giapponese e il terzo posto al talent “Tu sí que vales”, che forse non avrà aumentato il consistente background artistico di Davide, ma ha certamente contribuito a farlo conoscere al grande pubblico.

Il 2023 porterà al maestro Santacolomba concerti e un tour. Inoltre, sarà protagonista di uno speech nell’isola di Burano per “dimostrare che non esistono limiti se si crede davvero in qualcosa”. Non so voi, ma io vorrei tanto ascoltarlo anche a Piacenza.


L’Accademia della Crusca: “Sulla distinzione tra sordi e sordomuti”

 

 

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