La storia di Pippo, il cane con disabilità che visita la sua Napoli a bordo di un passeggino

Pippo non può muovere le gambe posteriori, ma questo non gli ha impedito di partecipare a un turistico di Napoli. Non tutti però lo hanno accolto

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Pippo, napoletano di nascita e bolognese d’adozione, ha 12 anni e una malattia che gli ha inibito l’uso delle gambe posteriori. Per muoversi nella sua Bologna usa un carrellino, ma in occasione di un viaggio a Napoli il suo umano, Salvatore Varchetta, ha scelto un’altra soluzione: un passeggino per cani che gli consentisse di seguire i tour turistici senza affaticarlo troppo.

di Maria Neve Iervolino

Salvatore nel 2011 si è trasferito con la sua famiglia da Napoli a Bologna, la nostalgia però è tanta e in occasione dell’ultima visita la famiglia non voleva privare Pippo di rivedere i luoghi lasciati ormai dieci anni fa. Tuttavia, non tutti i musei e le chiese si sono dimostrati accoglienti verso la particolare condizione di Pippo.

Pippo
in foto: Pippo

Armati di passeggino e tanta voglia di riscoprire la città, Pippo e Salvatore si sono uniti a uno dei tanti tour organizzati nel capoluogo partenopeo. «Subito Pippo è diventato la mascotte del gruppo», racconta Fabio Comella, guida turistica 42enne, che sulla pagina Facebook “Visitare Napoli” ha pubblicato la foto del cane quieto nel suo passeggino all’interno della Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli.

Fabio fa la guida da 12 anni in Campania, «anzi 10 a causa dei due anni bruciati dalla pandemia» sottolinea, e non è la prima volta che incontra famiglie di umani e animali nei suoi tour: «Proprio durante il giorno in cui eravamo in compagnia di Pippo e Salvatore abbiamo incrociato un cane nelle stesse condizioni».

Pippo: una vita attiva e poi la malattia

Salvatore racconta la storia di Pippo con entusiasmo e grande amore: «Pippo è ormai anziano ma è sempre stato un cane sanissimo, il vero cambiamento è arrivato un anno e mezzo fa con un problema oncologico al quale è seguita la displasia. Oggi non può muovere le zampe posteriori ma con l’aiuto di diversi supporti riesce comunque a stare sempre con me, mia moglie e mio figlio Giuseppe, anche quando ci spostiamo».

Salvatore così non si è mai perso d’animo e ha scelto di portare Pippo nella sua Napoli. Una città “paradiso abitato da diavoli” che sicuramente non è facile da attraversare per animali con difficoltà di deambulazione come Pippo: «I problemi sono doppi – spiega Salvatore – e riguardano sia l’ingresso dei cani nei luoghi d’interesse storico-artistico, sia le barriere architettoniche che fisicamente inibiscono l’ingresso con il passeggino».

La consapevolezza e l’attenzione nei confronti delle famiglie con animali in realtà è cresciuta sempre di più tanto a Partenope quanto nel resto d’Italia soprattutto da parte dei privati, come specifica lo stesso umano di Pippo: «Ormai quando prenoto un ristorante non specifico più che sono accompagnato da un cane, sono gli stessi gestori dei locali a percepirla come una precisazione superflua: gli animali da compagnia sono sempre ben accetti – evidenzia Salvatore – Il problema si è presenta con l’accesso ai siti d’interesse culturale».

Cani e luoghi d’arte: qui non posso entrare

Pippo e Salvatore a Santa Chiara
in foto: Pippo e Salvatore a Santa Chiara

Il primo scoglio che hanno dovuto affrontare è stato al Museo archeologico nazionale di Napoli (Mann). Nonostante una mostra dedicata agli animali a rischio d’estinzione, qui l’accesso agli animali è subordinato ad alcune condizioni. Sul sito del Mann è specificato che, oltre agli animali guida, possono accedere solo individui di piccola taglia, e solo se «risulta possibile portarli in braccio oppure in una borsa». Non è certo il caso di Pippo, perciò Salvatore ha inviato alla direzione una richiesta specifica: «Mi hanno risposto subito positivamente e siamo potuti andare insieme senza problemi».

Il secondo impedimento, anzi “scalino” si è presentato nel pieno centro città davanti alla Chiesa del Gesù Nuovo. «La persona alla porta ha spiegato che l’ingresso principale era in fase di manutenzione e non era stata predisposta una rampa all’ingresso secondario per consentire a Pippo di superare i gradini ed entrare con il suo passeggino – ricorda Salvatore – Così mia moglie ha potuto seguire la guida e il gruppo, mentre io sono rimasto fuori con lui».

Ma non tutte le tappe si sono rivelate difficili: «Nel Chiostro di Santa Chiara, così come a San Domenico Maggiore, sia Pippo che Salvatore sono stati accolti senza alcuna difficoltà», evidenzia Fabio, la guida del tour.

Una società più equa

Sapere dove è consentito l’ingresso ai cani è spesso molto difficile per gli umani di riferimento. La questione diventa ancora più complicata quando si parla di siti religiosi che hanno un valore artistico, spesso gestiti da ordini religiosi i quali, entro certi limiti, possono vietare l’accesso agli animali.

«Non si dovrebbe mai precludere l’accesso all’animale, se non in casi particolari e a fini conservativi – aggiunge Fabio – Nei siti archeologici, veri e propri musei a cielo aperto, ci sono delle restrizioni per la conservazione dei beni d’arte. A Pompei, per esempio, sono presenti percorsi che prevedono passeggiate strette, inaccessibili agli animali di grossa taglia che dovrebbero essere trasportati in braccio. Diversamente da questi casi specifici vietare l’accesso ai cani è un’azione ingiustificata: nella società di oggi gli animali sono accolti ovunque, non è giusto escluderli».

A Fabio fa eco Giuseppe, il figlio di Salvatore: «In Italia agli animali d’affezione non sono riconosciuti i diritti degli altri membri della famiglia. Purtroppo vivere con un cane è considerato un privilegio, un lusso, a causa dei costi e delle barriere che ancora esistono. Le cure veterinarie hanno costi proibitivi e con Pippo abbiamo vissuto questa situazione sulla nostra pelle. Le difficoltà di accesso alle cure e ai luoghi d’arte sono le due facce di una stessa medaglia. Vorrei una società più equa che comprenda quanto gli animali siano parte integrante della famiglia».

 

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