Fauglia (Pisa), 19 giugno 2021 – Delle ricerche, disposte dal giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Pisa Donato D’Auria, si occuperanno i carabinieri. Si tratta di una coppia (li assiste d’ufficio, l’avvocato Roberto De Robertis del foro di Pisa) che forse neppure è a conoscenza di essere imputata – e di rischiare un processo in tribunale (siamo ancora in fase di udienza preliminare) – con l’accusa di aver abbandonato un figlio disabile quattro anni fa. Forse quel padre e quella madre neanche ritengono di aver commesso un reato.

di Carlo Baroni

Lo stesso legale, al momento, si apprende, non è riuscito a mettersi in contatto con gli assistiti per avere la loro versione dei fatti e per sapere se sanno del procedimento a loro carico. Una storia, questa, è stato ricostruito dalla procura, che inizia quattro anni fa, nel luglio 2017, quando la coppia ha lasciato il figlio nella struttura di Montalto di Fauglia della Fondazione Stella Maris dove il ragazzo si trova ancora.

Si tratta di un centro, quello sulle colline pisane, specializzato e ritenuto un’eccellenza per persone, spesso di giovane età, con gravi disabilità psichiche. All’inizio i genitori si sarebbero occupati in qualche modo del figlio, poi se ne sarebbero interessati sempre di meno, diradando le visite, fino ad un certo punto a non farsi più vivi dimostrando di non aver premura di sapere se il ragazzo stava bene o se aveva bisogno di qualcosa. Sembra anche che, per almeno un paio d’anni, i due abbiano intascato l’assegno di accompagnamento che lo Stato versa alla famiglia in ragione delle condizioni di disabilità del giovane.

L’assenza dei genitori, una volta apparsa concretamente totale, è diventata una segnalazione alle autorità competenti, e da qui è stata messa sotto la lente di un’indagine volta a chiarire contesto ed eventuali responsabilità. Un approfondimento indispensabile che, alla fine, è diventato un’atto d’accusa per la coppia – entrambi di età tra 40 e 50 anni – che la giustizia chiama a difendersi dal reato di abbandono di minore in concorso. Perché il ragazzo era minorenne quando venne affidato al centro di Fauglia. Un ragazzo, ora maggiorenne, che non è in grado di badare a sé stesso. Loro, i genitori, secondo quando emerso ad un certo punto lasciarono il Comprensorio del Cuoio per recarsi al’estero.

Una vita a migliaia di chilometri che con il figlio e chi si occupa di lui è rimasta legata solo ad un numero di telefono al quale arrivavano le sollecitazioni del centro. Una vita lontana da quel figlio bisognoso di attenzioni e d’amore, che per un certo periodo sarebbe stata fatta di brevi visite diventate sempre più rade per poi sparire quasi del tutto. Mentre l’assegno di invalidità riconosciuto al ragazzo sarebbe rimato nelle loro tasche, invece di andare – come sarebbe dovuto accadere – alla struttura che si occupa del giovane ad integrazione delle retta. Al ragazzo intanto è stato nominato un amministratore di sostegno. Il caso è seguito dal pubblico ministero Giancarlo Dominijanni.

 

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