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Eugenio Finardi torna alla musica nonostante la malattia: “Sono diventato quasi sordo”

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Si chiama Tutto ed è il ventesimo disco di inediti di Eugenio Finardi. Arriva per i 72 anni del cantautore, esattamente 50 anni dopo l’album che lo rese famoso. Un lavoro complesso, cui Finardi si è dedicato anima e corpo, nonostante gli acciacchi dell’età e una malattia che gli ha reso molto difficile ascoltare la musica, anche la propria.

Eugenio Finardi: “Sono quasi sordo”

Una vita passata a fare musica, ad ascoltare la propria e quella degli altri. Decenni dietro una batteria e un incidente finito bene che, tuttavia, ha lasciato qualche strascico. Eugenio Finardi soffre una grave forma di acufene, che ha portato a una parziale perdita dell’udito. Al Corriere della Sera spiega che i suoi disturbi sono “la somma dell’invecchiamento, di un trauma, perché mi sono trovato vicino a un’esplosione, e in generale di 50 anni di batteria alle mie spalle”. Per un artista come lui, però, l’udito non è neppure necessario: “Un pezzo del disco è nato completamente teorico, scrivendo le note e inserendole nel pc senza alcuna tastiera”.

Naturalmente, esistono gli apparecchi acustici, con quelli sente la pioggia, ma “mi distorcono la musica, quindi preferisco sentire senza”. Agli aiuti della scienza, però, si affiderà nel corso del nuovo tour: “Lì non ho problemi, ho due casse davanti. E avrò una batteria fatta molto di pad perché il volume dello strumento acustico mi fa girare la testa e mi assorda. Il presente offre strumenti tecnologici che permettono di affrontare la musica in maniera diversa, ottenendo ottimi risultati”.

Sanremo come “il campionato di pallavolo ugandese”

Eugenio Finardi, autore di brani immortali come Extraterrestre, ha fatto la storia della musica, ma adesso il mondo discografico appare lontano, quasi alieno appunto. “Io ascolto tanto ciò che mi dice mia figlia di 25 anni, – racconta – ma purtroppo quel che vedo è che i ragazzi hanno pochi sogni e cercano di spacciargliene di disgustosi, con gran sopravvalutazione del denaro”. E con i nomi emergenti non riesce a familiarizzare: “Ora a Sanremo, quando leggo il cast, mi sembra il campionato di pallavolo ugandese, non ho la minima idea di chi siano”.

L’amore per le figlie

C’è un nome tra i musicisti della generazione Z che Finardi conosce molto bene. È quello di Francesca, in arte Pixel, la sua terzogenita, nata nel 1999 dalla relazione con la compagna Patrizia. Assieme a lei ha scritto e cantato una delle canzoni del nuovo disco, Francesca Sogna. Eugenio Finardi è un papà affettuoso e presente, che supporta e si fa supportare dai suoi tre bambini ormai grandi. Francesca è la più piccola, prima di lei ci sono Emanuele ed Elettra.

Elettra è la prima figlia del cantautore, nata con la sindrome di down. A lei il papà dedico il toccante brano Amore Diverso, promettendole “un amore diverso, grande come l’universo, che il tempo non potrà toccare”. Ospite di Serena Bortone a Oggi è un altro giorno, Finardi parlò del loro rapporto: “Mi ha insegnato che non bisogna aspettarsi niente dai figli, quello che ti arriva, ti arriva. Ma qualunque cosa succeda, anche nei momenti in cui ti sembra di essere stato sfortunato, c’è qualcosa da imparare, da prendere, di molto grande”.

Redazione Di Lei
di Maria Francesca Moro

 

Papa Leone XIV, addio alla Fiat 500L di Bergoglio. Ritorno alla limousine di Ratzinger? Quale auto sceglierà

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Papa Francesco aveva fatto della semplicità e dell’umiltà il suo tratto distintivo, scegliendo spesso di muoversi in un’utilitaria

 

Un piccolo dettaglio che potrebbe segnare un grande cambio di passo: all’indomani dell’elezione dell’8 maggio per rientrare nel suo alloggio Papa Leone XIV ha usato una Volkswagen nera e non la 500L di Bergoglio. Nessun gesto simbolico di continuità con lo stile sobrio delle auto del suo predecessore. Può essere un passo verso il ritorno alla limousine di Ratzinger?

Altri gli elementi di rottura con Bergoglio. Affacciandosi su piazza San Pietro, Prevost aveva i paramenti mai indossati da Papa Francesco. Anche la “ferula” il bastone pastorale con cui oggi Leone XIV ha officiato la sua prima messa da Papa è quella che utilizzava Benedetto XVI Francesco invece ne preferiva un altro, meno prezioso, fatto di legno con decorazioni in argento.

Le auto dei pontefici

Papa Francesco aveva fatto della semplicità e dell’umiltà il suo tratto distintivo, scegliendo spesso di muoversi in una semplice utilitaria italiana piuttosto che in auto blindate o di rappresentanza.

Quel gesto aveva colpito non solo i fedeli, ma anche i leader mondiali. La Fiat 500 – bianca, con targa SCV 1 – era diventata un elemento simbolo.

La Volkswagen nera – modello Passat, secondo indiscrezioni – utilizzata da Prevost per rientrare nel suo alloggio subito dopo l’elezione, è stata letta da molti osservatori come un segnale di discontinuità. Un mezzo più formale, più austero, forse più in linea con un ritorno a una visione più istituzionale del pontificato.

Alcuni parlano di un possibile ritorno alla Mercedes Classe M blindata utilizzata da Benedetto XVI oppure alla limousine. Per ora, dal Vaticano nessuna conferma ufficiale. Ma le immagini della Volkswagen nera già alimentano curiosità e interpretazioni.


 

 

India e Pakistan, missili e accuse nella rappresaglia “occhio per occhio”: così si va verso un’altra guerra

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L’esercito pakistano accusa New Delhi: ha lanciato missili contro le nostre basi aeree. La replica di Islamabad e l’escalation imminente

Sabato 10 maggio l’esercito pakistano ha accusato l’India di aver lanciato missili contro tre delle sue basi aeree. Tra cui una alla periferia di Islamabad. Promettendo “una risposta” a Nuova Delhi, impegnata nel suo peggior scontro militare con il Pakistan in decenni. «L’India ha attaccato con missili. Le basi di Nour Khan, Mourid e Chorkot sono state prese di mira», ha affermato il portavoce dell’eserrcito, il tenente generale Ahmed Chaudhry. Poco prima, i giornalisti dell’AFP avevano sentito due esplosioni provenienti dalla capitale, la cui città gemella, Rawalpindi, ospita la base aerea di Nour Khan e il quartier generale dell’esercito e dell’intelligence.

L’attacco indiano e il contrattacco

Uno dei missili è stato intercettato dalle difese aree pakistane. Il Pakistan ha iniziato il suo contrattacco di fronte all’«aggressione indiana» colpendo l’aeroporto indiano di Pathankot e la base aerea di Udhampur in una rappresaglia «occhio per occhio». Ad annunciare il contrattacco è stata la Tv di Stato. L’esercito ha affermato di aver avviato l’Operazione Bunyanun Marsoos, un nome ripreso da un versetto coranico che significa «Muro indistruttibile». Sono state prese di mira inoltre le basi aeree indiane utilizzate per lanciare missili contro il Pakistan. Dopo l’attacco a 3 basi militari del Pakistan, il governo aveva scritto su X che «l’India deve ora prepararsi alla risposta del Pakistan».

Il deposito

L’esercito ha distrutto il deposito indiano di missili da crociera BrahMos a Beas, vicino ad Amritsar, da cui sono stati lanciati missili contro il Paese. Alcune fonti della sicurezza hanno confermato che la base aerea di Udhampur, così come tutte le basi aeree indiane coinvolte nell’offensiva, sono state prese di mira con successo. Ulteriori attacchi sono stati effettuati contro il quartier generale della brigata a KG Top, un deposito di rifornimenti a Uri, postazioni di artiglieria a Derangyari e un sito missilistico a Nagrota. Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha esortato i due paesi a trovare soluzioni per una de-escalation del conflitto. Rubio ha anche offerto l’assistenza degli Stati Uniti per avviare colloqui costruttivi al fine di evitare futuri conflitti.

Cosa succede tra India e Pakistan

India e Pakistan sono protagonisti di una disputa di lunga data sui confini del Kashmir, la regione divisa in due tra Islamabad e New Delhi. L’India ha attaccato mercoledì 7 maggio alcune basi militari come Nur Khan, Mureed e Shorkot. La prima si trova nella località di Rawalpindi, appena fuori dalla capitale Islamabad, e le altre due si trovano nella provincia orientale del Punjab, confinante con l’India. Un portavoce militare pakistano ha detto che pochi missili hanno superato le difese aeree e che nessuno ha colpito aereo. Gli attacchi, secondo New Delhi, erano una rappresaglia per l’attentato terroristico contro i turisti indù nel Kashmir indiano del mese scorso.

Il Kashmir

Il Pakistan ha negato di essere coinvolto nell’attacco. Da mercoledì i due paesi si sono scambiati fuoco e bombardamenti transfrontalieri, e hanno lanciato droni e missili nello spazio aereo altrui. Gran parte degli scontri di ieri si sono svolti nel Kashmir indiano e nei vicini stati indiani. L’India ha dichiarato di aver abbattuto droni pakistani. Secondo le stime da quando è iniziato il conflitto almeno 48 persone sono state uccise.

Redazione Open Online
di Alessandro D’Amato

 

Con le 500 d’epoca da Fondi al Mare del Nord: un viaggio da record

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Dopo la visita alle istituzioni europee a Strasburgo le dieci piccole Fiat tornano a casa dopo oltre 4mila km percorsi

Il club “Fondi in 500” ha ufficialmente concluso la sua missione: raggiungere il Mar del Nord e visitare le principali istituzioni europee a Bruxelles e Strasburgo a bordo di dieci Fiat 500 storiche. Un viaggio lungo oltre 3.500 chilometri, attraverso sei Paesi e sette tappe, che ha unito la passione per la storica utilitaria italiana con lo spirito europeo e la cittadinanza attiva.

Durante la tappa a Strasburgo, i partecipanti hanno avuto l’onore di incontrare, per un breve saluto, la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola e il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa. Le visite presso le istituzioni, sia a Bruxelles che a Strasburgo, sono state rese possibili grazie all’invito dell’On. Salvatore De Meo, da sempre vicino al club e convinto sostenitore di un progetto dal forte valore simbolico e civico.

Ovunque siano passate, le dieci Fiat 500 hanno attirato l’attenzione e l’entusiasmo di passanti e curiosi: in tanti si sono fermati per scattare foto, fare domande e lasciarsi conquistare dal fascino intramontabile di questi piccoli gioielli su quattro ruote.

La Fiat 500 – icona del boom economico del dopoguerra e simbolo della motorizzazione di massa in Italia – si è fatta ancora una volta ambasciatrice dell’ingegno italiano e del legame tra tradizione e futuro. Un piccolo grande mezzo che, tappa dopo tappa, ha raccontato una storia di comunità, appartenenza e dialogo europeo.

Ora il gruppo si appresta a fare ritorno a casa, con la consapevolezza di aver portato sulle strade d’Europa non solo un’icona senza tempo, ma anche un messaggio di unità, partecipazione e identità condivisa.

Dopo la traversata fino a Dachau in occasione del 25° anniversario del Gemellaggio e un tour mozzafiato alla scoperta della Sicilia, si tratta dell’ennesima straordinaria avventura promossa dall’Associazione presieduta da Floriano Riccardi e coordinata dal vice Davide Marsella.

Preziosa la presenza dell’esperto meccanico Luca Carnevale che è riuscito a risolvere ogni imprevisto e a riparare ogni guasto durante il lungo tragitto.

L’iniziativa, che gode del patrocinio del Comune di Fondi, si concluderà con il ritorno in città domenica 11 maggio. 

Redazione Latina Oggi

 

Le grandi città in cui gli affitti costano troppo

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Lo skyline di Milano (Emanuele Cremaschi/Getty Images)

Rispetto a quello che le persone possono permettersi andando a vivere da sole: con un terzo dello stipendio non si trova quasi nulla

Negli ultimi anni movimenti studenteschi e associazioni di cittadini hanno spesso protestato contro i costi alti e in crescita degli affitti nelle maggiori città italiane. Una recente indagine di Immobiliare.it Insights, la società del grande sito di annunci immobiliari che si occupa dell’analisi dei dati del mercato immobiliare in Italia, prova a quantificare questi costi. Tra le 12 città italiane con più di 250mila abitanti Firenze è la città dove gli affitti sono meno accessibili per una persona che va a vivere da sola. La seconda è Milano, e poi ci sono Napoli e Roma.

Le città analizzate sono Milano, Roma, Bologna, Firenze, Napoli, Torino, Genova, Verona, Venezia, Catania, Palermo, Bari. Lo studio confronta la cifra che una persona dovrebbe riservare in teoria per l’affitto – che nell’indagine non dovrebbe superare il 30 per cento del reddito medio netto – con il canone medio richiesto per affittare un bilocale. Va tenuto conto però che i dati dei redditi medi di per sé non sono molto indicativi perché il calcolo è sbilanciato da persone con un reddito molto alto (bastano cioè poche persone ricche per far alzare di molto il reddito medio). L’indagine aiuta comunque ad avere un’idea più chiara sulle città dove gli affitti costano di più.

Secondo lo studio a Firenze la cifra media che una persona single può destinare all’affitto mensile è pari a 530 euro, mentre il costo medio di un bilocale è circa di 1.113 euro al mese (con una differenza quindi del 110 per cento). Se si considerano i valori assoluti Milano è la città con il prezzo medio per l’affitto di un bilocale più alto, cioè circa 1.243 euro al mese. Qui secondo lo studio la cifra che un single può destinare all’affitto è molto più alta rispetto a quella in altre città (quasi 700 euro) ma comunque basterebbe solo per lo 0,7 per cento dei bilocali in affitto in città.

Al terzo posto della classifica di Immobiliare.it Insights ci sono Napoli e Roma, dove il valore percentuale che indica la differenza tra la cifra media a disposizione e il canone medio di un bilocale è simile (circa il 76 per cento). A Napoli il prezzo medio di un bilocale è 817 euro e la disponibilità di un single di 461 euro. A Roma i bilocali costano di più (circa mille euro al mese), ma comunque un single potrebbe permettersi al mese 570 euro. Con questi soldi i bilocali accessibili a Roma sono meno del 3 per cento dell’offerta totale.

A Venezia invece per un bilocale sono richiesti in media 853 euro al mese a fronte di una disponibilità dei single di 490 euro. A Bologna servono in media 918 euro, mentre un single potrebbe pagare poco più di 550 euro. A Bari il costo medio mensile è 785 euro, mentre la cifra allocabile media è 478 euro. A Verona le cose vanno meglio anche se c’è comunque una notevole discrepanza: per un affitto servono in media 756 euro, a fronte di una disponibilità di 525 euro. La situazione è simile anche a Palermo e a Catania, dove gli affitti dei bilocali costano in media rispettivamente 595 euro e 592 euro, e i single potrebbero permettersi di pagare 449 euro e 440 euro al mese.

Infine, secondo l’indagine le due città con più di 250mila abitanti in cui le persone che vanno a vivere da sole fanno meno fatica sono Genova e Torino.

Come si può facilmente immaginare, la situazione diventa molto più sostenibile se ci si divide l’affitto in due. In questo caso, secondo l’indagine, solo a Firenze si registra ancora un ammanco di circa 150 euro (i dati sono considerati fino al primo trimestre del 2025).

L’amministratore delegato di Immobiliare.it Insights, Antonio Intini, dice che nei primi tre mesi del 2025 gli affitti in queste città sono aumentati in media del 5,8 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024. Anche per questa ragione, osserva Intini, ultimamente i single tendono ad affittare bilocali nell’hinterland, dove costano meno, oppure provano direttamente a comprare una casa.

Redazione il Post

Difficoltà a trovare taxi adattati per persone con disabilità negli aeroporti lombardi verso le paralimpiadi 2026

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La consigliera Lisa Noja di Italia Viva denuncia la scarsità di taxi attrezzati negli aeroporti lombardi, evidenziando l’urgenza di soluzioni in vista delle Paralimpiadi Invernali 2026.

di Elisa Romano
Redazione Unita TV

Negli aeroporti lombardi di LinateMalpensa e Orio al Serio, le persone con disabilità faticano a trovare un taxi con le attrezzature necessarie per il loro trasporto. La questione ha attirato l’attenzione della consigliera regionale lisa Noja di Italia Viva, che ha presentato un’interrogazione al consiglio regionale in vista della seduta di martedì. Il problema si fa più urgente alla luce delle prossime paralimpiadi invernali 2026, evento che richiamerà un flusso sostanziale di atleti e visitatori con esigenze specifiche di mobilità. L’articolo spiega le cause di questa situazione e le possibili soluzioni proposte dalla consigliera.

Negli aeroporti lombardi, la scarsità di taxi attrezzati per persone con disabilità crea disagi, soprattutto in vista delle Paralimpiadi 2026. La consigliera Lisa Noja propone deroghe alle prenotazioni, incentivi fiscali e modelli di assistenza per migliorare il servizio e garantire il diritto alla mobilità. – Unita.tv

La scarsità di taxi attrezzati per persone con disabilità e le sfide negli aeroporti

La prima causa del problema riguarda il numero esiguo di taxi pubblici attrezzati per il trasporto di persone con disabilità. A milano, l’ultimo bando comunale aveva messo a disposizione 50 licenze con obbligo di attrezzatura speciale, tuttavia le adesioni sono state scarse, con solo 13 nuovi veicoli pronti per accogliere clienti con ridotta mobilità. Questo significa che le persone che necessitano di un’auto adattata trovano una scelta limitata rispetto al totale della flotta taxi disponibile.

Nei principali aeroporti del territorio lombardo, la situazione diventa complicata a causa di una regola che vieta la prenotazione preventiva del taxi. Chi arriva deve mettersi in fila e attendere il proprio turno per salire su un’auto. Per gli utenti con disabilità questa attesa può risultare lunga e logorante, a causa della scarsa disponibilità dei veicoli adatti. Non ci sono tempi stimati chiari per salire su un taxi appropriato, e questa incertezza può diventare un vero ostacolo per chi deve muoversi in autonomia o con poca assistenza.

Normativa e criticità segnalate da lisa Noja

Lisa Noja ha sottolineato come la normativa vigente, combinata con il numero limitato di mezzi, crei situazioni in cui il diritto alla mobilità diventa difficilmente esercitabile. Questi aspetti pesano soprattutto negli snodi principali come gli aeroporti di LinateMalpensa e Orio al Serio, che vedono transitare ogni anno tra 500 mila e un milione di persone con disabilità o mobilità ridotta.

Proposte per migliorare il servizio di taxi per persone con disabilità negli aeroporti

Per far fronte a queste carenze la consigliera lisa Noja ha avanzato tre proposte concrete. La prima prevede una deroga al divieto di prenotazione taxi negli aeroporti, così che chi ha bisogno di un’auto adattata possa riservare il servizio in anticipo e evitare lunghi tempi di attesa in fila. Questa misura permetterebbe di riservare un taxi su misura e di garantire maggiore sicurezza e comodità a chi affronta spostamenti difficili.

Agevolazioni fiscali e modello new yorkese

La seconda proposta riguarda le agevolazioni fiscali per i tassisti. Oggi gli incentivi come l’iva al 4% si applicano a settori specifici, ma estenderli all’acquisto o all’adattamento di auto per disabili potrebbe stimolare un numero maggiore di tassisti a dotarsi dei mezzi necessari. Questo incentivo fiscale mira a rendere più conveniente l’investimento sui veicoli adattati in modo da ampliare la disponibilità sul territorio.

Infine, lisa Noja ha portato come esempio il modello di new york, dove presso i posteggi taxi degli aeroporti è presente un addetto che assiste i clienti con disabilità, aiutandoli nel momento dell’arrivo e del ritiro del taxi. Questa figura lavora per facilitare l’accesso ai veicoli e sveltire le procedure, diminuendo le attese e le difficoltà. Anziché lasciare il cliente in balia della fila, questa soluzione offre una presenza attiva per risolvere i problemi legati alla mobilità nelle aree di sosta.

Dati e richieste contenute nell’interrogazione al consiglio regionale lombardo

Nell’interrogazione depositata, lisa Noja ha riportato alcune cifre indicative per sottolineare la dimensione del problema. Fra 500mila e 1 milione di passeggeri con disabilità o ridotta mobilità transitano ogni anno negli aeroporti lombardi, un numero che richiede risposte adeguate da parte delle istituzioni. Il regolamento regionale, inoltre, prescrive che il taxi accessibile venga richiesto direttamente all’auto pubblica in sosta nei posteggi, senza altre modalità.

L’interrogazione chiede alla giunta regionale se sia a conoscenza delle criticità segnalate dagli utenti e dai tassisti, e quali misure intenda adottare per migliorare il servizio, prendendo in considerazione almeno la concessione di deroghe o l’adozione di soluzioni alternative. L’appello riguarda il riconoscimento e la tutela del diritto alla mobilità per persone con disabilità in una regione che ospita grandi scali aerei e prepara un evento internazionale di forte richiamo come le paralimpiadi 2026.

La questione resta aperta e stimola un confronto pubblico e politico importante sul tema della mobilità accessibile, a partire da un problema concreto che rischia di limitare troppe persone. Il confronto si svilupperà nelle prossime settimane, con la speranza che parta una fase di interventi mirati e tempestivi.

 

Vivere è partecipare: accessibilità e sordità a Milano

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Nell’àmbito della “Milano Civil Week”, la Fondazione Pio Istituto dei Sordi promuoverà per il 10 maggio, in collaborazione con Pirelli HangarBicocca e con la Fondazione di Comunità Milano, l’evento “Vivere è partecipare”, per condividere iniziative, esperienze e buone pratiche realizzate da persone e organizzazioni della società civile impegnate sul territorio per rimuovere gli ostacoli e garantire alle persone con disabilità uditiva piena partecipazione a tutti gli aspetti della vita

Anche quest’anno la Fondazione Pio Istituto dei Sordi promuoverà un evento all’interno della manifestazione Milano Civil Week, in collaborazione con Pirelli HangarBicocca e con la Fondazione di Comunità Milano, per condividere iniziative, esperienze e buone pratiche realizzate da persone e organizzazioni della società civile quotidianamente impegnate sul territorio, per rimuovere gli ostacoli e garantire alle persone con disabilità uditiva piena partecipazione a tutti gli aspetti della vita. Accadrà nel pomeriggio del 10 maggio (presso Pirelli HangarBicocca, Via Chiese, 2, Milano, ore 14-15.30) e l’evento si intitolerà Vivere è partecipare.
«L’incontro – spiegano i promotori – sarà l’occasione per affrontare da diversi punti di vista il tema dell’accessibilità e del coinvolgimento del pubblico sordo attraverso il racconto diretto di progetti nati proprio per realizzare i princìpi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, garantendo partecipazione alla vita culturale».

L’iniziativa sarà anche l’occasione per presentare il nuovo bando del Fondo Sordità Milano, aperto dal Pio Istituto dei Sordi in Fondazione di Comunità Milano, per sostenere progetti e iniziative capaci di generare cambiamenti positivi volti a migliorare la qualità della vita delle persone sorde sul territorio. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: info@pioistitutodeisordi.org

Redazione Superando.it

 

Cosa è successo nella città dove hanno vietato gli smartphone fino ai 14 anni

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(Tomohiro Ohsumi/Getty Images)

La campagna partita un anno fa dalle scuole primarie di Saint Albans, vicino a Londra, ha avuto effetti positivi ed è stata imitata anche altrove

A differenza di diversi paesi europeiItalia compresa, nel Regno Unito non c’è una legge che vieta gli smartphone nelle scuole per tutelare la salute di bambini e adolescenti, con il risultato che finora a intervenire sono state le singole scuole. Ma Saint Albans, una città di 75mila abitanti a nord-ovest di Londra, ha fatto un esperimento ancora più audace: ha avviato una campagna per vietare del tutto gli smartphone fino ai 14 anni. A un anno di distanza gli effetti sono complessivamente positivi e c’è stato un impatto anche nel resto del paese.

Nel maggio dell’anno scorso l’unione delle scuole primarie della città inviò ai genitori e ai tutori degli studenti una lettera aperta per chiedere di non comprare loro uno smartphone, almeno fino al compimento dei 14 anni. Nella lettera i presidi ricordavano che nei loro istituti gli smartphone già non erano permessi: chiedevano però di rivalutare l’età «normale» a cui permettere ai ragazzini di navigare liberamente su Internet. L’obiettivo, secondo la lettera, era che gli adulti collaborassero attivamente per provare a smorzare queste aspettative, e al tempo stesso a evitare che i ragazzini desiderassero uno smartphone solo perché tutti i compagni ce l’avevano.

Le scuole proposero quindi ai genitori di firmare un patto con la promessa di rimandare l’acquisto degli smartphone a dopo il 14esimo compleanno. Proponevano inoltre di vietare l’accesso a social network come Instagram, TikTok e Snapchat fino ai 16 anni, visto che i controlli sull’età anagrafica degli utenti ci sono ma sono aggirabili.

Matthew Tavender, il preside della Cunningham Hill, una di queste scuole, ha raccontato al Guardian che nel suo istituto la lettera è stata firmata da più della metà degli adulti responsabili. In base a un sondaggio, gli studenti tra i 10 e gli 11 anni che avevano uno smartphone nel dicembre del 2023 erano i tre quarti del totale, mentre adesso sono solo sette, il 12 per cento. Sono stati riferiti risultati simili anche in altre scuole di Saint Albans.

I presidi delle scuole coinvolte, più di trenta, hanno notato che senza lo smartphone è migliorata la soglia dell’attenzione degli studenti ed è migliorato anche il modo in cui si relazionano gli uni con gli altri: parlano e giocano di più insieme, mentre prima tendevano a essere più sedentari. Anche se ovviamente alcuni problemi persistono, il fatto di non avere accesso ad app di messaggistica come WhatsApp li espone di meno a contenuti osceni o volgari; di riflesso si vedono meno smartphone anche tra gli studenti più grandi, dicono sempre i presidi.