Ascoli Piceno, 24 maggio 2025 – Prenderà il via il 6 Giugno, l’iniziativa “Aldo Sergiacomi – un artista nel Piceno” a cura di Unione Sportiva Acli Marche Aps
Si tratta della quarta edizione del progetto “Percorsi culturali piceni” che è risultata una delle vincitrici dell’avviso della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno – “Manifestazioni ed eventi culturali 2025”.
“Aldo Sergiacomi – un artista nel Piceno” permetterà di conoscere meglio la storia e le opere di uno scultore di grande talento, definito dall’Arcivescovo di Loreto, Mons. Loris Capovilla, “un artigiano del bello”.
Opere di Sergiacomi sono presenti in tanti comuni del Piceno come ad esempio Appignano del Tronto, Ascoli Piceno, Folignano, Force, Grottammare, Massignano, Monsampolo del Tronto, Offida, San Benedetto del Tronto e Spinetoli.
Ilprogetto “Aldo Sergiacomi – un artista nel Piceno”, sostenuto con un contributo da Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, prevede anche la collaborazione dell’APS Sorda Picena, dell’Ente nazionale per la protezione e l’assistenza dei sordi Ascoli/Fermo, degli Ambiti sociali territoriali XXI, XXII e XXIII al fine di favorire anche la partecipazione di persone di varie fasce della popolazione, assicurando anche in alcuni casi il Servizio di interpretariato della Lingua Italiana dei segni.
Tra le 437 persone coinvolte (con oltre 600 presenze registrate) nell’edizione 2024 della manifestazione, infatti, sono state presenti alcune categorie fragili della popolazione come 15 persone sorde, come 27 Over 75 e come 48 giovani.
Per la realizzazione dei vari eventi viene garantita anche la collaborazione dei comuni di Monsampolo del Tronto, Massignano, Spinetoli, Appignano del Tronto, Offida, Grottammare, Force e San Benedetto del Tronto.
Importante anche la collaborazione di una rete di enti del terzo settore come U.S. Acli provinciale Ascoli Piceno/Fermo Aps, Delta – Odv, Fondazione Lavoroperlapersona Ets, Asd Obiettivo Benessere Aps e Asd Aps Centro Iniziative Giovani.
Il programma del progetto prevede la realizzazione di 10 iniziative della durata ognuna di circa 2 ore con visite guidate in comuni dove sono presenti opere di Aldo Sergiacomi che saranno le protagoniste dei vari eventi, insieme a siti culturali, storici e architettonici dei luoghi che ospitano le manifestazioni.
Il primo appuntamento con “Aldo Sergiacomi – un artista nel Piceno” è previsto per venerdì 6 Giugno alle ore 21 con raduno davanti alla sede Acli di via 3 Ottobre 9 di Ascoli Piceno.
L’opera di Aldo Sergiacomi di cui si parlerà è il portale della chiesa del Cuore Immacolato di Maria. A seguire si svolgerà un percorso cittadino con guida turistica abilitata.
La partecipazione ai vari eventi è gratuita e non sono previsti costi di iscrizione, adesione e/o tesseramento né quote di ingresso alle strutture visitate.
Per ulteriori informazioni sull’iniziativa si possono consultare la pagina Facebook Unione Sportiva Acli Marche e il sito www.usaclimarche.com oppure inviare un messaggio al numero 3442229927
Sabato 31 Maggio, a partire dalle 15,30 alle 18 circa, si svolgerà una visita guidata gratuita al borgo di Ripatransone
L’iniziativa rientra del progetto “Camminata dei musei” realizzato per il terzo anno consecutivo da Bim Tronto (che sostiene l’iniziativa) e U.S. Acli Provinciale nelle strutture del Sistema Museale Piceno.
Dopo gli appuntamenti realizzati a San Benedetto del Tronto, Castorano, Cossignano e Ascoli Piceno, questa volta l’evento si svolgerà a Cossignano, grazie anche alla collaborazione della locale amministrazione comunale che ha concesso il patrocinio e sostenuto l’iniziativa.
Per la manifestazione è previsto anche il Servizio di interpretariato LIS, al fine di favorire la partecipazione di persone sorde, grazie anche al sostegno concesso dal Fondo di beneficenza di Intesa San Paolo.
Il programma della manifestazione prevede una visita guidata gratuita al centro storico del borgo di Ripatransone, al Museo Archeologico e al Museo della Civiltà Contadina e Artigiana.
Il Museo Civico Archeologico “Don Cesare Cellini” è uno dei più ricchi, importanti e visitati della Regione Marche con centinaia di reperti esposti tra cui anche le monete.
Il Museo della Civiltà Contadina e Artigiana del Medio Piceno documenta invece la tradizione rurale della Città di Ripatransone e le testimonianze della vita nei campi e del ruolo delle botteghe artigianali rispetto all’attività agricola.
La partecipazione è gratuita ma occorre prenotare, con un messaggio, al numero 3939365509 indicando nome e cognome di chi partecipa entro il 30 maggio. E’ prevista la partecipazione di un massimo di 50 persone.
Sabato 24 Maggio, a partire dalle 16, si svolgerà una visita gratuita al borgo di Cossignano
L’iniziativa rientra del progetto “Camminata dei musei” realizzato per il terzo anno consecutivo da Bim Tronto (che sostiene l’iniziativa) e U.S. Acli Provinciale nelle strutture del Sistema Museale Piceno.
Dopo gli appuntamenti realizzati a San Benedetto del Tronto, Castorano e Ascoli Piceno, questa volta l’evento si svolgerà a Cossignano, grazie anche alla collaborazione della locale amministrazione comunale che ha concesso il patrocinio.
Per la manifestazione è previsto anche il Servizio di interpretariato LIS al fine di favorire la partecipazione di persone sorde grazie anche al sostegno concesso dal Fondo di beneficenza di Intesa San Paolo.
Il programma dell’iniziativa prevede una visita guidata gratuita al centro storico del Borgo, al Museo civico di arte sacra e all’Antiquarium comunale “Niccola Pansoni”.
Il Museo civico di arte sacra/Chiesa dell’Annunziata è a navata unica senza abside, ha annessa una piccola sacrestia, vi si accede da un semplice portale in pietra ascolana, incassato nella disadorna superficie della facciata. All’interno l’affresco più antico, in una nicchia sulla parete sinistra raffigura la Madonna col Bambino affiancata da Santi e si può datare alla seconda metà del XV secolo.
L’Antiquarium “Niccola Pansoni” di Cossignano è collocato in un ambiente all’interno della chiesa dell’Annunziata (sec. XIII), in pieno centro storico, e ospita i reperti piceni scoperti nel corso del XX secolo. Il nucleo principale della raccolta risale agli anni ‘20 e proviene dalla collezione di Niccola Pansoni donata al comune dagli eredi. Il museo, attraverso i materiali esposti, ricostruisce la vita quotidiana dei Piceni dall’alimentazione all’abbigliamento, dalle attività domestiche alla guerra. La collezione, che comprende ceramica da cucina, ornamenti, gioielli, strumenti e armi, è inoltre arricchita con materiali didattici.
La partecipazione è gratuita ma occorre prenotare, con un messaggio, al numero 3939365509 indicando nome e cognome di chi partecipa entro il 23 maggio. E’ prevista la partecipazione di un massimo di 70 persone.
Cioè saltando i giorni di acclimatazione: per farlo stanno usando un trucco che è stato molto criticato
Venerdì quattro veterani dell’esercito britannico sono partiti da Londra in aereo e sono arrivati a Kathmandu in Nepal, dove hanno raggiunto in elicottero il campo base dell’Everest, a oltre 5mila metri. Da lì hanno iniziato a salire verso la cima, a 8.848 metri, che intendono raggiungere in circa tre giorni, per poi scendere in due giorni e tornare a Londra prima di venerdì prossimo: se ci riusciranno avranno battuto il record per la più breve spedizione che ha raggiunto la cima dell’Everest, la montagna più alta del mondo, includendo il viaggio per raggiungerlo e il periodo di acclimatazione ad alta quota, che normalmente allunga il viaggio a diverse settimane.
Il tentativo di Alistair Carns (parlamentare laburista), Garth Miller (pilota di aerei), Kevin Godlington (imprenditore) e Anthony “Staz” Stazicker (fondatore di una marca di abbigliamento tecnico) potrebbe essere reso possibile dall’utilizzo dello xeno, un gas che secondo alcuni scienziati dovrebbe favorire la produzione di globuli rossi e accelerare il processo di acclimatazione. L’operazione è stata criticata da una parte dalla comunità alpinistica e messa in dubbio dalla Federazione internazionale di arrampicata e alpinismo. Con la spedizione (che è costata circa 150mila euro) i quattro stanno anche raccogliendo fondi per le famiglie dei veterani britannici.
Al momento l’utilizzo dello xeno nella preparazione sportiva è vietato da tutte le organizzazioni sportive professionistiche. La Federazione internazionale di arrampicata e alpinismo non è un organo regolatore e quindi tecnicamente non può vietarlo, ma pratiche di questo tipo sono generalmente mal viste dagli alpinisti, che normalmente cercano di seguire i regolamenti antidoping previsti per gli altri sport. L’alpinista Adrian Ballinger, che dal 2004 guida spedizioni sull’Everest ed è stato fra i primi a proporre dei programmi di ascensione rapida, ha detto al Washington Post che quest’impresa «non è alpinismo, è turismo di montagna».
L’Everest è la montagna più alta del mondo ma non è la più difficile o pericolosa da scalare, e negli ultimi anni la quantità di persone che raggiungono la cima è aumentata moltissimo. Ci sono comunque delle difficoltà tecniche, e soprattutto ci sono quelle legate alle condizioni meteorologiche e all’altissima quota, che può causare nelle persone gravi forme di ipossia (mancanza di ossigeno nei tessuti) che possono compromettere le funzioni cerebrali.
Il primo a salire l’Everest senza bombole di ossigeno supplementare furono nel 1978 Reinhold Messner e Peter Habeler, e da allora gli alpinisti più tradizionalisti lo scalano senza. Ma l’utilizzo delle bombole è molto comune, specialmente nelle spedizioni più commerciali, quelle responsabili della cosiddetta “turistificazione” della montagna.
Arrivare in cima all’Everest dal campo base in poco tempo non è impossibile: nel 2003 lo sherpa nepalese Lakpa Gelu lo fece in poco più di 10 ore, battendo il record per la più veloce scalata di sempre. Ciò che prende più tempo è permettere al corpo di acclimatarsi, cosa che si fa raggiungendo lentamente il campo base e rimanendo lì per diversi giorni, prima di cominciare la scalata verso la vetta.
I quattro uomini partiti venerdì hanno provato ad aggirare questo problema affidandosi all’alpinista austriaco Lukas Furtenbach (che ha ideato la spedizione anche se non sta partecipando per un recente intervento al ginocchio) e a Michael Fries, il medico che ha sviluppato il protocollo e che è a capo del dipartimento di anestesiologia e terapia intensiva dell’ospedale St. Vincenz Krankenhaus a Limburg, in Germania.
A partire dall’inizio del 2025, Carns, Miller, Godlington e Stazicker hanno dormito nelle loro case dentro tende ipossiche che simulano l’alta quota, riducendo gradualmente l’ossigeno e abituando i loro corpi a produrre naturalmente più globuli rossi. Questa tecnica viene utilizzata dalla società di spedizioni di Furtenbach, la Furtenbach Adventures, per dare la possibilità alle persone che lo desiderano (e che possono permetterselo) di accorciare i tempi di scalata. Fino a poco tempo fa l’utilizzo di queste tende per la preparazione di atleti in altri sport, come il ciclismo, era considerata una forma di doping.
Il 5 maggio i quattro hanno inalato per poco meno di un’ora una dose di gas xeno miscelato con dell’ossigeno, sotto la supervisione di Fries, secondo cui l’effetto massimo si sarebbe manifestato fra i 10 e i 14 giorni dopo la somministrazione, quindi proprio durante la scalata. Lo xeno è un gas che è stato scoperto nel 1880 e che aumenta la produzione dell’eritropoietina (EPO), una proteina prodotta dai reni che combatte l’ipossia aumentando i globuli rossi e l’emoglobina quando il corpo non riesce a immagazzinare sufficienti quantità di ossigeno.
Secondo Fries l’inalazione di xeno prima di compiere un viaggio ad altitudini molto elevate favorirebbe l’acclimatazione e proteggerebbe i tessuti umani dall’ipossia. Per questo aveva contattato Furtenbach dopo aver sentito una sua intervista alla radio in cui descriveva i suoi tentativi di accorciare i tempi delle spedizioni.
Prima di farlo usare ad altri, negli ultimi anni Furtenbach ha compiuto diverse scalate dopo aver inalato lo xeno e nel 2022 lui e due guide l’hanno utilizzato per raggiungere la vetta dell’Everest. I tre si erano precedentemente acclimatati nelle loro case, dormendo in tende ipossiche. Oggi sono 15 le persone che hanno compiuto delle scalate utilizzando precedentemente lo xeno, tutte monitorate da Fries: il medico ha detto al Washington Post che nessuna ha avuto problemi di ossigenazione e che i risultati sono stati molto soddisfacenti, ma non vuole ancora divulgare l’intero processo.
Furtenbach ha ammesso che l’idea di poter scalare l’Everest in sette giorni è una «provocazione», ma sostiene che possa avere degli effetti positivi sul lungo termine, in particolare rispetto all’impatto ecologico delle centinaia di persone che ogni anno sostano per giorni ai campi base, prima di cercare di arrivare in vetta (senza contare le decine di migliaia che ogni anno arrivano fino al campo base e poi scendono). Da anni infatti il governo nepalese sta cercando di gestire il problema dell’eccessiva quantità di persone che provano a scalare la montagna, che sono sia una fonte di entrate importantissima per il paese, sia un problema per la sicurezza delle persone e la conservazione dell’ambiente hymalaiano.
L’APF France Handicap, che è la più grande associazione per la difesa dei disabili, ha organizzato questa settimana una grande manifestazione di protesta a Parigi per denunciare la regressione della legge dell’11 febbraio 2005 che ha istituito il diritto al risarcimento per l’invalidità.
Questo diritto prevede il pieno risarcimento delle spese sostenute da una disabilità. La persona disabile riceverà così ausili umani e tecnici in base alla gravità della sua disabilità e dipendenza. Approvata dal governo Chirac nel 2005, questa legge ha migliorato notevolmente la situazione delle persone con disabilità, ma non appena è stata attuata, i vari governi e le autorità locali hanno intrapreso una strategia regressiva. Si tratta di un GIP (gruppo di interesse pubblico) composto da Stato, enti locali e previdenza sociale che gestisce la disabilità per un budget complessivo di 2,5 miliardi di euro finanziato dalla giornata di solidarietà istituita dal governo.
La gestione esecutiva è affidata agli enti locali, che erogano gran parte dei finanziamenti. E sono proprio queste autorità locali che oggi, sostenendo di trovarsi in una situazione finanziaria tesa, stanno abusando del diritto al risarcimento tagliando gli aiuti. A seconda del territorio, l’aiuto non sarà lo stesso per una disabilità simile, oppure l’assistenza ottenuta in un reparto potrebbe non essere rinnovata se la persona cambia. Con questo sistema, l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge non è più rispettata. Ma il governo non deve essere da meno nel trascinare tutto questo verso il basso. A 20 anni dal voto della legge sulla disabilità, siamo lontani dall’obiettivo.
Questo è il motivo per cui l’APF France Handicap ha organizzato una manifestazione a Parigi con un corteo di oltre cento veicoli per disabili provenienti da tutte le regioni della Francia, che ha attraversato la capitale con un grande raduno in Place de la République. La presidente dell’Associazione Pascale Ribes, i 13 rappresentanti regionali, oltre ai leader di altre associazioni hanno preso la parola per denunciare questa situazione. “Di fronte all’inazione politica, abbiamo scelto di agire, perché siamo convinti che un’altra società sia possibile e che possiamo costruirla insieme“, ha detto Pascale Ribes, che ha sostenuto una società inclusiva e l’inclusione della politica sulla disabilità in un approccio basato sui diritti piuttosto che su un approccio medico. I rappresentanti dell’Associazione sono stati ricevuti anche dal Presidente del Consiglio, dal Ministro con delega ai disabili, al Senato e all’Assemblea Nazionale. Una forte delegazione della Corsica ha preso parte a questa manifestazione e ha espresso le esigenze specifiche legate all’insularità.
La manifestazione si è conclusa con il suono del canto dei partigiani e lo srotolamento di una grande bandiera della solidarietà.
Disabilità e povertà, due parole che raramente vengono affrontate insieme nel dibattito pubblico italiano, eppure rappresentano un nodo strutturale che condiziona la vita di centinaia di migliaia di famiglie. Prendendo a modello il 1° Rapporto CBM Italia – Fondazione Zancan che ha scelto di rompere il silenzio, nel 2024 ha presentato una delle prime indaginisistematiche e dettagliate sul legame tra condizione di disabilità e impoverimento nel nostro Paese.
Un’analisi fondata su un doppio approccio: quantitativo, tramite questionari somministrati a quasi 300 famiglie, e qualitativo, con interviste in profondità a 57 di esse. Lo studio ha restituito un quadro netto: chi vive con una disabilità in famiglia è più esposto al rischio di esclusione sociale, non solo per limiti economici, ma per mancanza di accesso a servizi, relazioni, opportunità. Una povertà che è anzitutto multidimensionale.
La disabilità, sottolinea il rapporto, non è una condizione esclusivamente sanitaria. È l’effetto di un’interazione tra fattori individuali, ambientali e sociali. E quando questi fattori si sommano in territori fragili, come molte aree del Sud Italia e delle Isole, il rischio di marginalità si trasforma in realtà quotidiana.
Sicilia: terra di disuguaglianze profonde
Il cuore del rapporto si concentra anche e soprattutto in Sicilia e consente di tracciare alcune “dinamiche chiave”. Tra i territori coinvolti nello studio ci sono infatti numerose realtà dell’Isola: da Ragusa a Modica, da Catania a Piazza Armerina, da Floridia a Pachino, dove associazioni come Anffas, ABA Community, Talità Kum, Agape, Diversabili Padre Pio e Piccoli Fratelli hanno raccolto testimonianze, facilitato il contatto con le famiglie, partecipato attivamente all’indagine.
I dati raccolti confermano un quadro allarmante. Nelle Isole italiane, la percentuale di popolazione con disabilità gravi sotto i 65 anni è la più alta d’Italia: 3,1%, un punto percentuale in più rispetto al Nord-Ovest. Un dato che da solo dovrebbe bastare a mobilitare politiche dedicate.
Il report evidenzia inoltre che oltre il 73% delle persone con disabilità (gravi o meno) in Italia vive in famiglie che dichiarano di avere difficoltà economiche ad arrivare a fine mese. In Sicilia, tale soglia viene probabilmente superata, anche se mancano dati disaggregati precisi. Tuttavia, il racconto diretto delle famiglie colma il vuoto dei numeri: isolamento istituzionale, carenza di servizi domiciliari, difficoltà di accesso al collocamento mirato, mancanza di centri diurni e progetti per il “dopo di noi” emergono con forza in ogni intervista all’interno del rapporto.
Le organizzazioni del terzo settore rappresentano spesso l’unico punto di riferimento, ma denunciano una crisi di risorse e una gestione frammentaria da parte delle amministrazioni. Le famiglie siciliane coinvolte parlano di assenza di progettualità pubblica e di una solitudine educativa e assistenziale che investe non solo la persona con disabilità, ma l’intero nucleo familiare. Un altro aspetto rilevante è la marginalità geografica: molte delle famiglie risiedono in aree interne o rurali dove i trasporti sono limitati, i servizi distanti, l’accesso all’informazione quasi nullo. In queste condizioni, la disabilità si trasforma in condanna sociale. Non solo mancano gli strumenti per superare le barriere, ma anche quelli per immaginare una vita diversa.
Eppure, proprio da queste terre arrivano esempi di resilienza comunitaria. Le famiglie non chiedono assistenzialismo, ma dignità, ascolto e strumenti per autodeterminarsi.
Numeri e volti della disabilità in Italia
In Italia, secondo i dati Istat riferiti al 2023, tre milioni di persone dichiarano gravi limitazioni nello svolgimento delle attività quotidiane, pari al 5% della popolazione. Di queste, il 37% ha meno di 65 anni. Tuttavia, il quadro statistico è parziale e lacunoso: manca ancora un registro nazionale sulla disabilità, promesso ma non ancora operativo.
Le definizioni stesse sono stratificate e poco coerenti: l’Italia distingue tra invalidità civile, stato di handicap (L. 104/92), collocamento mirato (L. 68/99) e l’indicatore GALI usato a livello europeo.
Questa frammentazione impedisce una lettura unitaria del fenomeno e complica l’accesso ai diritti. Il report denuncia come il sistema italiano sia ancora ancorato a un modello “medico-legale”, che valuta la disabilità in base alla patologia, anziché seguire l’approccio “bio-psico-sociale” dell’OMS e della Convenzione ONU. Questo ritardo culturale si riflette nei servizi, nei percorsi scolastici, nel mondo del lavoro e nei diritti civili.
La povertà che non si vede
Nel 2022, oltre 5,6 milioni di persone vivevano in povertà assoluta in Italia (9,7%), e 2,18 milioni di famiglie non erano in grado di permettersi i beni essenziali. Ma la povertà non è solo questione di reddito.
Oggi si parla sempre più di povertà multidimensionale, come fa anche il Multidimensional Poverty Index (MPI): salute, istruzione, accesso ai servizi, abitazione, relazioni sociali.
L’indice europeo di “grave deprivazione materiale e sociale” considera ben 13 segnali diversi, da cui emerge che un italiano su quattro vive in condizioni di disagio. Le persone con disabilità, secondo il report, sono molto più esposte a questo tipo di deprivazione: costi aggiuntivi, assenza di trasporti accessibili, difficoltà nell’accesso alla scuola o al lavoro, isolamento sociale. La povertà si radica in ogni aspetto della vita e si trasmette anche ai caregiver.
Il circolo vizioso tra disabilità e povertà: voci e bisogni delle famiglie
La disabilità può essere causa e conseguenza della povertà. Chi nasce in un contesto povero ha meno possibilità di accedere a cure precoci o riabilitazione. Chi convive con una disabilità, propria o di un familiare, affronta maggiori spese e minori opportunità lavorative.
Il report chiarisce che le famiglie con persone con disabilità sono più esposte al rischio di cadere in povertà, a causa di tre fattori:
● Spese extra per ausili, terapie, adattamenti dell’abitazione, trasporti;
● Rinuncia al lavoro da parte di uno dei familiari (spesso donne), per svolgere attività di cura;
● Isolamento sistemico, cioè mancanza di supporto, informazioni, servizi di prossimità.
Tutto ciò si traduce in un abbassamento del tenore di vita complessivo del nucleo, e spesso in sofferenza psicologica e relazionale. Il report cita anche la mancanza di tempo per sé, la difficoltà a coltivare relazioni o semplicemente uscire di casa.
La ricerca ha individuato un punto centrale: è l’ascolto delle persone. Il 90% delle famiglie coinvolte dichiara di non riuscire ad arrivare alla fine del mese. Ma il disagio non è solo economico: si avverte una distanza crescente tra bisogni e risposte istituzionali. Le famiglie chiedono un sistema meno standardizzato e più personalizzato, in grado di leggere i contesti.
La richiesta principale non è l’aumento di sussidi, ma la possibilità di partecipare: lavorare, educarsi, avere tempo libero, essere cittadini.
Le reti informali (nonni, amici, volontari) diventano spesso l’unico ammortizzatore sociale. Ma non possono sostituire uno Stato. Le famiglie vogliono essere ascoltate non come utenti, ma come soggetti attivi, capaci di contribuire con esperienza e proposte.
Costruire un futuro più giusto: la responsabilità collettiva
Il rapporto individua alcune strade concrete per spezzare il legame tra disabilità e povertà. La prima passa dalla necessità di superare le barriere, non solo architettoniche ma anche culturali, che isolano le persone e le famiglie.
È poi fondamentale investire in servizi capaci di valorizzare l’umanità e non soltanto di erogare prestazioni standard. Allo stesso tempo, bisogna riconoscere il potenziale delle persone con disabilità, valorizzando capacità e competenze spesso invisibili. Infine, creare opportunità di lavoro e inclusione attiva diventa decisivo per restituire dignità e autonomia, rompendo il circolo dell’assistenzialismo.
Il report CBM-Fondazione Zancan rappresenta uno spunto importante nel modo in cui si affronta in Italia la questione della disabilità, spostando il focus da una visione emergenziale e settoriale a un approccio integrato e sistemico. Emergono con chiarezza le lacune del nostro sistema, privo di un’adeguata capacità di leggere la complessità del legame tra disabilità e impoverimento.
L’assenza di un’anagrafe nazionale, la frammentazione delle competenze e l’incapacità di intercettare i bisogni reali contribuiscono a perpetuare condizioni di svantaggio. Particolarmente significativa è la situazione della Sicilia, dove la fragilità territoriale amplifica quella sociale.
Le famiglie non chiedono solo sostegni economici, ma relazioni autentiche con le istituzioni, percorsi di inclusione, spazi di autodeterminazione. In molte testimonianze raccolte emerge la consapevolezza che senza una trasformazione culturale prima ancora che normativa, la disabilità continuerà a essere letta come un ostacolo, e non come una condizione su cui costruire diritti.
Servono politiche che ascoltino, coinvolgano e valorizzino. Politiche che partano dal territorio, dalle esperienze vissute, e restituiscano alle famiglie una centralità oggi troppo spesso negata. Solo così sarà possibile costruire un Paese in cui nessuno sia lasciato indietro.
Dalla voce del padrone a quella della televisione (His Master's Voice + Photoshop AI)
Nel 2025, sono in vigore diverse esenzioni dal pagamento del Canone Rai. Si tratta di un aspetto molto importante che, chi vi rientra, deve conoscere anche perché l’importo è tornato a 90 euro (e godere dell’esenzione farebbe comodo).
Over 75, mancata detenzione di televisori, ma ci sono anche le persone con disabilità certificata dalla Legge 104?
Nel testo troverai tutte le informazioni che ti servono per richiedere l’esonero nel modo corretto e, soprattutto, nei casi ammessi dalla Legge.
Si può richiedere l’esenzione del Canone Rai con la Legge 104?
I disabili con la Legge 104 possono godere di diverse esenzioni e agevolazioni, sia da un punto di vista lavorativo che economico.
Chi rientra in tale agevolazione, si potrebbe domandare se spetta l’esenzione dal pagamento del Canone Rai, ovvero la tassa dovuta da tutte le persone che possiedono nella propria casa un apparecchio in grado di ricevere il segnale televisivo.
Una domanda quanto più opportuna, considerando che nel 2025, l’importo è tornato a 90 euro, da versare insieme alla bolletta della luce.
Tuttavia, la risposta non è quella che speravi: chi ha la Legge 104 non può godere di nessuna esenzione dal Canone Rai.
D’altra parte, le persone con disabilità ricoverate in una casa di riposo o in strutture simili possono essere esonerate dal versamento. Solo in questo caso è possibile richiedere l’esonero, ma soltanto se si invia la dichiarazione di non possesso di un televisore.
Pertanto, non esiste un esonero dal pagamento del Canone Rai per chi ha la Legge 104.
Quali sono le altre esenzioni in vigore nel 2025
Seppur non esiste un caso particolare che comporti l’esenzione dal Canone Rai per i chi ha la Legge 104, comunque ci sono diverse casistiche di esonero.
Gli anziani con più di 75 anni con reddito inferiore a 8.000 euro;
Militari delle Forze Armate Italiane;
Militari di cittadinanza straniera appartenenti alle Forze Nato;
Agenti diplomatici e consolari.
L’esonero dal pagamento del canone TV è concesso esclusivamente a coloro che soddisfano determinati requisiti specifici.
Ad esempio, possono usufruirne coloro che non possiedono un televisore o che hanno più di 75 anni e un reddito annuo limitato.
In questi casi, è necessario seguire le procedure stabilite, che prevedono l’invio del modulo di richiesta di esonero all’Agenzia delle Entrate per poter beneficiare dell’agevolazione.
Quando inviare il modulo di esenzione
Chi continua a pagare il Canone Rai, pur facendo parte delle categorie di esonerati sopra indicate, può ancora richiedere l’esenzione parziale per il secondo semestre 2025.
Il modulo per l’esenzione per chi non ha un televisore può essere inviato entro il 31 gennaio di ciascun anno.
Tuttavia, chi non lo avesse fatto ha ancora tempo fino al 30 giugno 2025. La richiesta, però, ha valore solo annuale per il 2025. Pertanto, per l’anno prossimo si deve procedere con una nuova richiesta.
Il modello è disponibile e liberamente scaricabile sul sito dell’Agenzia delle entrate. Si può inviare online, accedendo con Spid, Cie o Cns oppure tramite raccomandata semplice. Chi opta per la seconda modalità, deve allegare al modulo il proprio documento di riconoscimento.
Per quanto riguarda, invece, i cittadini over 75 che rispettano il requisito reddituale, è necessaria la presentazione di una dichiarazione sostitutiva per richiedere l’esonero, che avrà valore:
Per tutto il 2025, se l’anziano ha compiuto i 75 anni entro il 31 gennaio;
Per il secondo semestre 2025, se l’anziano compie i 75 anni tra il 1° febbraio e il 31 luglio.
Chi ha già richiesto l’esonero e continua a soddisfare i requisiti non è tenuto a fare una nuova richiesta. Tuttavia, qualora si verifichino modifiche nei requisiti (ad esempio, se il reddito supera il limite stabilito), sarà necessario aggiornare i propri dati compilando la Sezione II del modulo.
Esenzione Canone Rai 2025: cosa sapere
Esenzioni dal Canone Rai: nel 2025, le esenzioni riguardano gli over 75 con reddito sotto 8.000 euro, chi non possiede un televisore e alcune categorie specifiche come i militari e gli agenti diplomatici.
Legge 104 e Canone Rai: le persone con disabilità riconosciuta dalla Legge 104 non sono esenti dal pagamento del Canone Rai, salvo in caso di ricovero in casa di riposo e non possesso di televisore.
Modulo di esenzione: il modulo di esonero deve essere inviato entro il 31 gennaio, ma è possibile farlo fino al 30 giugno 2025. La richiesta è valida solo per l’anno in corso e deve essere rinnovata ogni anno.
A cinque anni dalla sua anteprima mondiale ad Alice nella Città e dopo una lunga serie di riconoscimenti internazionali, il cortometraggio “Nikola Tesla – L’uomo dal futuro”, scritto e diretto da Alessandro Parrello, è stato presentato in una proiezione speciale presso l’Ambasciata della Repubblica di Serbia a Roma.
Il film, uscito su RaiPlay il 16 maggio 2022 – data in cui ha raggiunto il primo posto nella top 10 dei titoli più visti – è stato anche inserito in versione VR 3D al Museo Nazionale del Cinema di Torino, in collaborazione con Rai Cinema.
Presentato in Ambasciata di Serbia a Roma
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Una proiezione speciale fortemente voluta dalla produttrice Gordana Ristìc e promossa dal’Ambasciatore S.E. Mirjana Jeremić e da Jovana Dimitrijevic – Terzo segretario dell’ambasciata come evento di eccellenza e scambio culturale tra le due Nazioni.
Alla proiezione hanno partecipato diverse personalità illustri del cinema, tra cui il regista Stefano Veneruso e l’attore turco Can Yaman, manifestando il sostegno per un progetto visionario che racconta in soli 16 minuti l’essenza e il genio dello scienziato serbo che ha rivoluzionato il mondo con le sue innumerevoli invenzioni scientifiche, tra tutte, quella sul motore a corrente alternata e le trasmissioni wireless.
“E’ per noi motivo di orgoglio che sia stato un autore e regista italiano a voler raccontare in modo così poetico e visionario la figura di questo scienziato che per il popolo Serbo è un simbolo di eccellenza in tutto il mondo” ha affermato l’Ambasciatrice nel suo discorso di apertura.
“Questo progetto rappresenta un ponte tra le nostre due nazioni e culture e il mio impegno è di portarlo avanti per regalare al pubblico un’opera che rende omaggio ad una delle più illustri menti della storia” afferma la produttrice Gordana Ristìc, che ha moderato la serata.
Per il regista Parrello, che interpreta impeccabilmente Nikola Tesla, “Il fatto che ancora oggi, dopo 5 anni questo film continui a percorrere una sua strada con le platee internazionali, dimostra quanto Tesla e questa storia siano capaci di arrivare universalmente al pubblico di qualsiasi nazione, dall’Italia fino alla Korea in cui è stato premiato”.
Anche la casting director e co-produttrice Teresa Razzauti – candidata agli Emmy Awards per Mr. & Mrs. Smith – ha voluto sottolineare: “Ho creduto subito in questa sceneggiatura e Nikola Tesla è stata un po’ la nostra guida su questo progetto che si è fatto strada con le sue sole forze, nato quasi per caso, ma che diventa sempre più grande”.
Durante la serata, Parrello ha letto in anteprima un estratto del suo romanzo thriller storico inedito dedicato alla figura dello scienziato. È stata inoltre annunciata la prossima messa in produzione del film ispirato al romanzo, una co-produzione italo-serba favorita dai nuovi accordi bilaterali in ambito cinematografico.
Il prossimo appuntamento sarà il 9 giugno a Belgrado, presso l’Ambasciata d’Italia in Serbia, alla presenza della direttrice del Museo Nikola Tesla. In quell’occasione sarà presentata anche la versione in realtà virtuale, realizzata dallo stesso regista.
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