Una storia contro le barriere: “Così io, ragazzo sordo, ho sconfitto il bullismo”

La battaglia di Francesco e del Pis: abbattiamo ignoranza e imiti invisibili Dagli insulti alle medie agli studi in Cattolica, grazie a famiglia e tecnologia

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Lo studente Francesco Mancini e il direttore del Pis, Stefano Cattaneo

Milano – Due apparecchi acustici, una app sullo smartphone per regolarli e la capacità di “leggere le labbra“ di chi sta parlando. Francesco Mancini ha superato la disabilità uditiva grazie alla tecnologia, ad anni di sedute dal logopedista e a una famiglia che è sempre stata al suo fianco. Ora frequenta Scienze politiche alla Cattolica, vive da solo nel campus dell’università, fa sport, esce con gli amici e conduce un’esistenza “in totale autonomia”.

di Andrea Gianni

Alle spalle, però, anni difficili segnati anche dal bullismo in provincia di Frosinone, dove è nato 20 anni fa. “All’età di due anni ho cominciato ad avere i primi problemi all’udito probabilmente ereditati da mia madre – racconta – e sono cresciuto convivendo con la sordità. Alle scuole medie è stato un disastro, perché a causa delle mie condizioni sono stato vittima di atti di bullismo. Mi insultavano o strappavano via gli apparecchi acustici, mi trattavano come uno “stupido“. Ero escluso dai compagni e gli insegnanti non sapevano come comportarsi”.

In prima superiore, al liceo classico, è arrivata anche una bocciatura e nuovi problemi, con una diagnosi di dislessia. “Studiavo e dimenticavo subito i concetti – spiega – ma ho perseverato nel liceo e, a differenza delle medie, i compagni mi hanno aiutato”. Intanto la tecnologia ha fatto passi da gigante, apparecchi sempre più sofisticati (ognuno costa circa duemila euro, coperti solo in parte dal sistema sanitario) sono stati messi in commercio. E anche le terapie hanno conosciuto progressi.

“Sono riuscito a diplomarmi, mi sono trasferito a Milano per studiare e ora sono totalmente autonomo. Tanti altri sordi, che non hanno avuto la fortuna di avere il supporto della famiglia, rischiano di rimanere esclusi anche dal mondo del lavoro”. Per ridurre almeno in parte le “barriere invisibili” – divenute più alte con la pandemia, perché le mascherine hanno reso impossibile la lettura labiale – basterebbero piccoli accorgimenti, come ad esempio filmati sottotitolati. Un problema non per pochi. Secondo l’ultima ricerca del Cergas della Bocconi, sulla base di uno screening del Niguarda, ogni anno in Italia nascono circa 600 bambini con sordità neurosensoriale profonda, mentre la sordità ha un’incidenza dell’1-3 per mille nuovi nati.

In Italia le persone che hanno una perdita uditiva sono circa 5 milioni. “Noi abbiamo finanziato l’istallazione di sistemi a induzione magnetica nell’anagrafe in via Larga a Milano e in quelli di altri capoluoghi”, spiega Stefano Cattaneo, direttore del Pio Istituto Sordi, storica istituzione milanese fondata nel 1854. “Costano 300 euro e permettono di abbattere le barriere – prosegue – a volte non è questione di fondi ma di volontà e attenzione”. Il Pis ha promosso anche due bandi per “abbattere le barriere della comunicazione”. Sul tavolo, in tutto, 110mila euro per supportare attività mirate sulla disabilità uditiva

 

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