In pensione a 62 anni senza tagli: il momento su Draghi dei sindacati (e l’ipotesi 64 anni)

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Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Età di pensionamento flessibile a partire da 62 anni

Quando ieri pomeriggio i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil sono andati a Palazzo Chigi per il vertice sul Pnrr, non si sono limitati a rivendicare un ruolo nella governance del piano per la ricostruzione post-Covid. Magari a margine dell’incontro, ma Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, sono tornati alla carica sulla riforma delle pensioni. Sono settimane che i sindacati sono in pressing sul presidente del Consiglio, Mario Draghi, e sul ministro del Lavoro, Andra Orlando, affinché si apra una trattativa sulla riforma delle pensioni, necessaria, secondo Cgil, Cisl e Uil, a governare la fase post-Quota 100 e le conseguenze della pandemia sul mercato del lavoro, che potrebbero inasprirsi quando, tra luglio e la fine dell’anno, verrà meno il blocco dei licenziamenti. Le tre confederazioni hanno inviato qualche giorno fa al governo la loro piattaforma aggiornata, che ruota intorno all’età di pensionamento flessibile a partire da 62 anni o con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Il documento è articolato in 11 punti.

Il no allo scalone di 5 anni (dopo Quota 100)

I sindacati insistono affinché, allo scadere di Quota 100 (il 31 dicembre di quest’anno), non si torni ai normali requisiti, il che significherebbe uno scalone di 5 anni: dai 62 anni d’età sufficienti per lasciare il lavoro con Quota 100 (a patto di avere anche 38 anni di contributi) ai 67 necessari per la pensione di vecchiaia. Propongono invece che chi ha cominciato a lavorare prima del 1996 (regime misto: retributivo più contributivo) possa andare in pensione a sua scelta e «senza penalizzazioni» a partire da 62 anni d’età o 41 di contributi. Invece, per chi ha cominciato dal 1996 e quindi ricade nel calcolo dell’assegno interamente col metodo contributivo, chiedono che si riduca l’importo maturato (da 2,8 a 1,5 volte l’assegno sociale) per accedere alla pensione anticipata.

Il costo della riforma e l’ipotesi dei 64 anni

Il problema di queste proposte è che sono molto costose e quindi hanno poche possibilità di essere accettate dal governo. Più chance hanno ipotesi diverse, che partano da un minimo di 64 anni e prevedano penalizzazioni per chi esce prima. Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha proposto un pensionamento in due fasi: la prima che potrebbe scattare su base volontaria a 62-63 anni con l’assegno però calcolato solo sulla parte contributiva, magari accompagnata dalla “staffetta generazionale”, cioè l’assunzione di un giovane; la seconda, al raggiungimento dei 67 anni, in cui l’importo della stessa pensione diventerebbe pieno, perché integrato con la parte retributiva.

Il potenziamento del contratto di espansione

Ci sono anche altre ipotesi, come potenziare il contratto di espansione e l’isopensione, che sono due forme di accordo tra azienda e sindacati per accedere prima alla pensione. Il contratto di espansione consente l’uscita dal lavoro fino a 5 anni prima, l’isopensione fino a 7 anni prima. Ci sono ipotesi allo studio soprattutto per potenziare il primo strumento (meno costoso per le imprese rispetto all’isopensione). Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha proposto di «ridurre la soglia d’accesso al contratto di espansione portandola a 50 dipendenti (ora è possibile farlo solo nelle aziende con più di 250 dipendenti, ndr), collegando questa misura ai bonus per l’assunzione di giovani e donne». Potrebbero così accedere alla misura circa 20 mila aziende in più, rispetto alle circa 4 mila che oggi hanno un organico superiore a 250. Anche queste proposte hanno un costo, ma più gestibile. Ampliare il contratto d’espansione alle aziende con più di 100 dipendenti richiederebbe per esempio 800-900 milioni l’anno.

Il potenziamento dell’Ape sociale

Cgil, Cisl e Uil chiedono di ampliare la platea dell’Ape sociale (in pensione a 63 anni e 30 o 36 anni contributi, secondo le categorie di appartenenza) con particolare riguardo ai lavori gravosi e usuranti e i disoccupati. La misura, che è stata prorogata per tutto il 2021 dall’ultima legge di bilancio, potrebbe essere ulteriormente prolungata e appunto potenziata con la prossima manovra. Questo strumento, infatti, si presta molto, come anche il contratto d’espansione, a gestire i processi di ristrutturazione delle aziende più colpite dalle conseguenze del Covid. Finora l’Ape sociale ha riguardato una platea ristretta di lavoratori a causa dei molti paletti fissati dalle norme per accedere al beneficio.

Pensione anticipata per le donne con figli

Un punto qualificante della piattaforma è la richiesta di anticipare la pensione per le donne di un anno per ogni figlio e di riconoscere un anno di contribuzione in più per ogni 5 anni di lavoro di cura (disabili, anziani a carico). Queste proposte hanno ricevuto anche il sostegno della ministra per il Mezzogiorno, Mara Carfagna. Anche qui ci sarà un problema di risorse, tenendo conto che la commissione europea tiene sempre sotto osservazione l’aumento della spesa previdenziale sul Pil, che in questa fase si è aggravato a causa del forte calo del prodotto interno lordo.

La «pensione di garanzia» per i giovani

Introduzione di una «pensione di garanzia» legata agli anni di contributi, ma anche ai periodi di disoccupazione e formazione. La proposta nasce dall’esigenza di tutelare i lavoratori più giovani, quelli che hanno cominciato dopo il 1995 che, ricadendo nel regime contributivo, non dispongono più della «integrazione al minimo» che soccorre le pensioni più basse nel regime retributivo. Di qui l’idea di prevedere comunque un minimo, ma non più uguale per tutti, bensì rapportato ai versamenti effettuati, ai periodi di disoccupazione e sottoccupazione (part-time) e di formazione. Il costo della misura sarebbe compensato in parte da minori spese per assistere un domani dei pensionati che sarebbero sotto la soglia di povertà.

Più iscritti ai fondi pensione

C’è, poi, un’altra proposta, un nuovo periodo di silenzio assenso per l’iscrizione alla previdenza complementare. In pratica, dovrebbero scattare sei mesi, passati i quali, anche i lavoratori che non sono iscritti al fondo integrativo di categoria si ritroverebbero “arruolati”, salvo esplicita rinuncia. La proposta mira ad aumentare la platea degli iscritti ai fondi pensione, che finora vede partecipare poco i giovani, i quali avrebbero invece più bisogno degli altri di costruirsi una pensione di scorta da affiancare a quella Inps. Per questo si sollecita anche un abbassamento del prelievo fiscale.

Una minore tassazione fiscale

C’è poi la richiesta di un rafforzamento della quattordicesima, che attualmente spetta ai pensionati con almeno 64 anni di età e reddito complessivo individuale fino a un massimo di 2 volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, ovvero 13.391,82 euro nel 2020. I sindacati chiedono, più in generale, «una minore tassazione fiscale, che sui pensionati italiani pesa il doppio rispetto alla media europea, e il ripristino della piena rivalutazione».

La separazione delle spese previdenziali da quelle assistenziali

Completano la piattaforma sindacale altre quattro proposte sia di cornice sia di dettaglio del sistema. Tra queste, l’annosa questione della separazione delle spese previdenziali da quelle assistenziali. Oggi passa tutto per l’Inps e la mancanza di una netta distinzione, sostengono i sindacati, ma anche autorevoli esperti come il presidente di Itinerari previdenziali Alberto Brambilla, finisce per gonfiare l’incidenza della spesa previdenziale sul Pil, facendo ricadere costantemente l’Italia sotto i richiami di Bruxelles.

La parificazione tra il Tfr e la liquidazione nel pubblico (Tfs)

I sindacati chiedono anche la «valorizzazione del montante contributivo», tanto più che esso, fondamentale per il calcolo della pensione, rischia di essere fortemente penalizzato dal crollo del Pil dovuto alla pandemia. Infine, Cgil, Cisl e Uil vogliono la parificazione tra la liquidazione nel privato (Tfr) e quella nel pubblico (Tfs) e un intervento per risolvere la vertenza sulla pensione aggiuntiva del fondo esattoriali.

 

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