Pensioni di invalidità e disabili, i rischi con la crisi di Governo

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Fermo restando che le promesse di aumentare l’assegno delle pensioni di invalidità e disabili non sono state mantenute, ecco il rischio nel caso in cui salti il governo

La crisi di governo non comporta solo un cambio di ministri o, nel caso più drastico, il rinnovo del parlamento e la formazione di un nuovo esecutivo. L’interruzione dell’esperienza di governo significa anche mandare con gambe per aria le riforme messe in cantiere. Possano piacere o meno, ma al conseguenza più immediata è ricominciare tutto da capo con il rischio, come nel caso delle pensioni di invalidità e per i disabili, che i cambiamenti prospettati non vedano mai la luce.

Se le ultime novità sulla crisi di governo saranno confermato e l’esperienza di questo esecutivo dovesse arrivare alla fine, l’aumento dell’importo delle pensioni è inevitabilmente destinato a non vedere la luce. Non solo, ma anche tutte le altre novità concordate ma non ancora esecutive rimarranno ferme sulla carta. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che gli aumenti delle pensioni di invalidità e disabili non sono stato ancora approvati, ma la caduta di questo governo scriverebbe la parola fine.

Le ultime notizie riferiscono di una crisi di non ritorno con una doppia possibilità: il ritorno al voto in autunno o in primavera oppure, sulla base degli aggiornamenti che circolano in queste ore, la formazione di un governo tecnico appoggiato da una maggioranza trasversale.

Pensioni di invalidità e disabili 2019-2020: aggiornamenti, rischi e novità

Fermo restando che le promesse di aumentare l’assegno delle pensioni di invalidità e disabili non sono state ancora mantenute, il rischio concreto nel caso in cui la crisi di governo si risolvesse nel modo più drastico possibile ovvero con la caduta dell’esecutivo, è di far saltare l’ipotesi di irrobustimento dell’importo. Più precisamente, lo schema iniziale previsto dalla Lega e da Matteo Salvini prevedeva l’aumento di circa 200-300 euro per tutti. Non aveva fissato alcuna scadenza o limite temporale nell’arco dei cinque anni di legislatura, promettendo comunque tempi stretti.

In questa scia si erano collocati gli esponenti del Movimento 5 Stelle, decisi a incastrare questa cambiamento nella più ampia misura del reddito e della pensione di cittadinanza. Insomma, le basi sull’aumento delle pensioni di invalidità e disabili erano state ampiamente gettate e le parti – dettaglio per nulla scontato – sembravano convergere. Restavano alcuni passaggi da limitare, tra cui quello decisivo sull’importo da aggiungere a quello attualmente previsto, tenendo conto che il Movimento 5 Stelle puntava a una riduzione rispetto ai 280 euro proposti da Salvini.

Questioni pensioni tra promesse, fatti e coperture economiche

Questo impianto sembra ora destinato a crollare perché la crisi del governo porta a due scenari: la formazione di un nuovo esecutivo sostenuto da una maggioranza differente oppure nuove elezioni. Nel primo caso la variabile decisiva sarà appunto rappresentata dai nuovi partiti alla guida del Paese, tenendo conto che un eventuale sostituzione della Lega con il Partito democratico potrebbe rappresentare una spinta per il rilancio della questione pensione e dell’assegno per invalidi e disabili.

Nel secondo è facile immaginare come tutte le forze politiche cavalcherebbero la questione previdenza per guadagnare consenso, ben ricordando che il passaggio dalle parole ai fatti non è poi così immediato. E il tutto senza dimenticare l’esigenza insopprimibile di trovare le coperture per sterilizzare le clausole di salvaguardia e dunque l’aumento dell’Iva, che potrebbe vanificare le migliore intenzioni sulle pensioni.

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