Allarme Sanità, via seimila infermieri nel 2023: in dieci anni si prevedono più uscite che ingressi

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La Federazione nazionale professioni infermieristiche: entro il 2033 ci saranno 127mila pensionamenti, non compensati dai nuovi ingressi. A peggiorare le cose la fuga all’estero: se ne vanno 3mila all’anno

Scatta l’allarme infermieri in Italia, dove entro il 2033 si prevedono 127mila pensionamenti nel settore: entro la fine dell’anno se ne andranno in 6mila.

I dati arrivano dalla Fnopi, la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche. Secondo le stime effettuate in base al modello per il calcolo del fabbisogno formativo del ministero della Salute, al Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato e all’albo professionale gestito dalla Federazione, tra il 2023 e il 2026 si conteranno circa 40mila pensionamenti.

I numeri dei prossimi anni

In particolare, dal 2023 al 2029 ci saranno circa 73.500 pensionamenti e dal 2023 al 2033 oltre 127mila, mentre dal 2023 al 2036 ce ne saranno più di 173mila. Questi numeri non risultano però compensati dai nuovi ingressi: per le lauree in infermieristica, la media dei laureati all’anno dagli inizi degli anni Duemila a oggi è di 11.075, dice la Fnopi, e rapportando questo numero alla media dei pensionamenti si ottiene, solo da questo punto di vista, una carenza di circa 18.200 persone nei prossimi anni.

Oltre 3mila infermieri all’anno in fuga all’estero

Sempre Fnopi segnala che ogni anno fra i 3mila e i 3.500 infermieri vanno all’estero dall’Italia, scegliendo di non lavorare più nel nostro Paese. Il dato riguarda gli ultimi quattro anni. C’è chi sceglie di trasferirsi e chi invece fa il frontaliere, prevalentemente in Svizzera, lavorando all’estero e vivendo in Italia.

Sindacato: “Molti meno infermieri rispetto alla media Ue”

A peggiorare la situazione le cifre fornite da Nursing Up, sindacato degli infermieri, secondo cui la situazione è ancora più grave. “La Fnopi dice che mancando 65mila infermieri – spiega il presidente Antonio De Palma -, ma il loro ragionamento è sbagliato. Loro calcolano genericamente tre infermieri per ogni medico. Se consideriamo che il servizio sanitario è un paziente in barella, con 65mila infermieri inizia a muovere le gambe. Ma per farlo scendere e camminare ne servono 175mila. Il dato lo calcoliamo in base alla media dei Paesi europei. Se poi ci riferiamo a quelli che aderiscono all’Ue, e secondo noi è quello che occorrerebbe fare, ne mancano addirittura 220mila”. E ancora: “Servono 40mila infermieri solo per garantire il Pnrr. Da circa sei mesi si sta cercando di reperire medici per esempio da India e Argentina, ma sappiamo che molti arrivano senza sapere la lingua e quindi la qualità dell’assistenza ne risente”.

La fuga degli infermieri dalla professione è considerata grave dalle sigle sindacali, che denunciano la presenza di chi va all’estero alla ricerca di condizioni migliori di lavoro o di chi lascia perché la professione ha perso attrattività. Ancora in base ai dati del sindacato, questa volta Nursind, in Lombardia in questo momento mancano 10mila infermieri e in Piemonte almeno 5mila. “Siamo di fronte a una situazione che è quella di non riuscire a garantire neanche il turn over con le risorse disponibili – dice Francesco Coppolella, Nursind Piemonte -. Anni di tagli e di risparmi sul personale hanno determinato l’attuale condizione. La spinta verso la privatizzazione e l’esternalizzazione dei servizi è un’altra questione cruciale”. E per la Lombardia: “Lavoriamo tutti i giorni con numeri nei reparti di ospedale che sono gli stessi che dovrebbero essere presenti nelle giornate di sciopero. Siamo in emergenza”.

Redazione TgCom24.Mediaset

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