Trastevere, morta «Rina la sarta», che cucì i pantaloni a Enrico Berlinguer. L’addio con bandiera rossa

Laura Del Pio detta «Rina», militante del Pci mai pentita, è morta a 99 anni dopo una caduta nella sua casa di vicolo del Cinque. Aveva dato diposizioni: no ai funerali in chiesa, falce e martello sulla bara

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di Fabrizio Peronaci

Per tutti, molto semplicemente, era «Rina la pantalonaia». Dalla sua casa-bottega di Trastevere – ago e filo tra le dita e piede sul pedale della Singer – ne aveva visti di avvenimenti storici: il fascismo, un paio di guerre, il dominio della Dc degasperiana e l’avanzata delle sinistre, da Nenni in poi, i sindaci «nostri», Argan e Petroselli, e poi il «tradimento» della Bolognina, lei da sempre iscritta al più grande partito comunista d’Occidente… Ma adesso che se ne è andata all’improvviso (un mese dopo Adolfa «la cappellara» di San Cosimato, altro personaggio popolarissimo) tanti la piangono e sentiranno la mancanza: «Rina la sarta» – al secolo Laura Del Pio, 99 anni, nata pochi mesi dopo la nascita del Pci a Livorno – si era fatta amare come pochi nel rione più genuino di Roma.

La «pantalonaia» di vicolo del Cinque che era fiera di aver cucito l’orlo ai calzoni di Enrico Berlinguer, con il quale si era fatta scattare una foto custodita con venerazione, e che nella sua casupola nel cuore di Trastevere aveva ricevuto tra i tanti Isabel Allende, è morta all’alba di domenica in un letto d’ospedale. Aveva lavorato fino a 95 anni. Era stata ricoverata al Santo Spirito una decina di giorni fa, in seguito a una caduta. L’età c’era, ma nessuno se l’aspettava. E adesso il suo «paese», i tanti che bussavano da lei con qualcosa da rammendare e venivano ricambiati con un saluto affettuoso e un bicchiere di vino, si preparano a salutarla come lei aveva voluto: da atea convinta, «Rina la pantalonaia» aveva chiarito con largo anticipo di non volere funerali in chiesa ed espresso il desiderio che la bara, «una volta venuto il momento», fosse avvolta in una vecchia bandiera rossa del Pci. «Abbiamo faticato non poco a trovarla – racconta Vittoria Iacovella, compagna di Alessandro, uno dei nipoti di “Rina” – Prima abbiamo contattato i militanti dell’ ex sezione comunista di Trastevere, che hanno controllato negli scantinati ma non l’hanno trovata. Poi abbiamo chiesto in giro, ai vecchi del quartiere: niente. Alla fine, paradosso incredibile per una comunista e antimperialista doc, la bandiera rossa l’abbiamo trovata su Amazon, re delle multinazionali…»

Il vessillo con falce e martello avvolgerà la bara nella commemorazione laica di «Rina la pantalonaia» che, in un primo momento fissata per le 10.30 di mercoledì 12 ottobre a Trastevere, si terrà in uno dei giorni successivi, con partenza da piazza della Scala e arrivo al suo portoncino di vicolo del Cinque. Commosso e virale in Rete il ricordo di Vittoria, la nipote acquisita, giornalista e autrice. «Rina era stata una ragazza semplice che aveva scelto da sola il suo partito, il PCI, e con esso era cresciuta. Per la sua casa sempre aperta sono passati tutti i compagni e le compagne e i leader del comunismo italiano…» Tanti i ricordi della sartina in piazza: «Quando si iscrisse al partito senza chiedere il permesso, il marito si arrabbiò, poi gli passò e fece come lei. Partecipava alle manifestazioni, fuggiva dalla Celere che a quei tempi era a cavallo e menava con le catene. Era una donna ironica, acuta, testarda e anche una mamma premurosa, una nonna dolce, una bisnonna tenerissima». Poetico e commovente il saluto finale: «Adesso io nonna Rina la immagino così: col suo ago, a puntellare le stelle per bene, perché pendano ma non cadano, e a fare l’orlo ai pantaloni di Berlinguer. Come compenso, un brindisi con un bicchiere di vino rosso bòno.

Tienici una mano sulla testa, compagna Rina, e noi cercheremo di imitare lo sguardo fiero che avevi tu e la voglia di ribellarci alle ingiustizie del mondo». (fperonaci@rcs.it)

 

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