Così una suora di clausura avvicina il Vaticano alle trans

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La benedizione di papa Francesco per la carmelitana Mónica Astorga, che in Patagonia ha allestito un “condominio sociale” per accogliere le donne transgender in difficoltà

CITTÀ DEL VATICANO – Si chiama La costa del Limay. È un “Condominio sociale protetto per donne trans”, costruito nel quartiere Confluencia di Neuquén, la città più popolosa della Patagonia. È stato inaugurato lo scorso 10 agosto grazie all’impegno di una suora di clausura, la carmelitana Mónica Astorga Cremona che da anni accoglie le trans che vivono in condizioni di disagio, spesso in fuga dalla prostituzione e bisognose di occupazione: dodici miniappartamenti con un salone comune.

Secondo quanto riporta l’agenzia Telam, l’inaugurazione è stata salutata anche da papa Francesco il quale, nonostante sia a conoscenza dell’ostilità di parte della Chiesa locale per il lavoro della religiosa, ha voluto scriverle queste parole: “Cara Mónica, Dio che non è andato al seminario né ha studiato teologia, ti ripagherà abbondantemente. Prego per te e per le tue ragazze. Non dimenticare di pregare per me. Gesù ti benedica e la Santa Vergine ti assista. Fraternamente, Francesco”.

“Il Papa conosceva la nostra comunità ancor prima che diventasse vescovo e nel 2009 è venuto a trovarci”, dice suor Mónica in una intervista concessa a Linkiesta. E ancora: “In quell’occasione l’ho informato che seguivo le donne trans e lui mi ha detto: ‘Non abbandonare il lavoro di frontiera che il Signore ti ha dato'”. Secondo quanto riporta ancora Linkiesta più volte Francesco ha scritto alla religiosa. In alcune missive le avrebbe anche detto in riferimento all’emarginazione che subiscono le donne trans: “All’epoca di Gesù i lebbrosi erano scacciati allo stesso modo”.

La vita claustrale di suor Mónica non tradisce ritmi e regole nonostante l’impegno con le trans. I momenti di ritiro, silenzio e preghiera sono indirizzati alla carità, in particolare alla cura di chi è maggiormente in difficoltà.

“Fin dal primo giorno – racconta – ho chiesto a Gesù di mostrarmi i volti e i nomi delle persone. Per il resto, io sono un semplice mediatore. Conduco la mia vita in monastero. Le donne transgender vengono qui per pregare e parlare: si mette su qualche progetto e io comunico per e-mail o telefono con le persone da aiutare”. Non sempre la Chiesa sa mettere in pratica ciò che il Vangelo predica. Chiusure e ostilità, soprattutto nei confronti delle persone Lgbt, esistono ancora. “C’è ancora molta strada da fare nella nostra amata Chiesa – dice la religiosa – . C’è bisogno di interpretare il Vangelo. C’è bisogno di informazione e formazione. Però credo che si stia avanzando a poco a poco”.

Francesco chiede vicinanza verso tutti. L’attenzione per le donne trans non è di oggi. Già a fine aprile scorso aveva mandato a Torvaianica l’elemosiniere, il cardinale Konrad Krajewski, per portare aiuti economici a delle donne transessuali sudamericane che avevano fatto richiesta tramite il parroco della zona. Le trans, con il lockdown, non avevano più clienti e non sapevano come pagare l’affitto e come comprare da mangiare.

Nel 2015, invece, il Papa aveva ricevuto in Vaticano il transgender Diego Neria Lejarraga insieme alla sua fidanzata. Questi gli aveva scritto denunciando di essere stato “emarginato” dalla Chiesa nella sua città di Plasencia, in Estremadura, dopo il cambio di sesso.

 

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