A Gaza bloccate anche tante persone con disabilità. Servono corridoi umanitari accessibili

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“Garantire il prima possibile a Gaza corridoi umanitari accessibili anche per le persone con disabilità”. E’ l’appello lanciato alla comunità internazionale dalla Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish), una tra le maggiori organizzazioni attive a livello nazionale per sostenere donne e uomini con disabilità.

La vita delle persone non autosufficienti nella Striscia è sempre stata delicatissima, con mille ostacoli da affrontare mai risolti come la mancanza di cure e medicinali adeguati, assistenza domiciliare quasi inesistente, insufficienza di supporti di tipo psicologico e psichiatrico, oltre all’assenza di beni di prima necessità e l’elettricità per alimentare i dispositivi salvavita, interrotta a causa dei continui blackout. L’energia elettrica ad esempio è fondamentale per le persone con gravi disabilità che necessitano quotidianamente di ascensori o carica batterie per le carrozzine elettroniche o di strumenti multimediali per comunicare. “Fish, con tutte le organizzazioni ad essa aderenti – si legge nella nota prodotta dalla Federazione – esprime profonda preoccupazione, apprensione e dolore per la situazione di conflitto in corso in Israele e nei territori palestinesi. Siamo da anni impegnati in Medio Oriente attraverso una serie di progetti, tra cui il Centro per la Vita Indipendente, mirati a migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità”.

Secondo le statistiche ufficiali del Palestinian Census Bureau, circa 50mila persone a Gaza, ovvero il 2,4% della popolazione complessiva, hanno una disabilità di tipo motorio, sensoriale, psichico, intellettivo o relazionale. Di queste persone con disabilità, più di un quinto sono bambini e bambine. La stragrande maggioranza hanno meno di 40 anni. Inoltre, da quanto emerge dai dati dell’ente palestinese, centinaia di persone civili non appartenenti a nessuna organizzazione politica e/o militare hanno acquisito una disabilità a seguito di ferite derivanti dall’uso della forza da parte delle autorità di Tel Aviv. “Così come per il conflitto in Ucraina, ribadiamo il nostro impegno per la promozione della pace e della solidarietà tra tutte le comunità coinvolte. Chiediamo con forza l’istituzione di corridoi umanitari per consentire l’accesso sicuro e ininterrotto alle cure e ai servizi necessari alle persone con disabilità che vivono in quei territori martoriati da violenza e devastazione. Questi corridoi – continua la nota della Fish – sono essenziali per garantire che le persone con disabilità possano avere accesso alle risorse vitali, come cure mediche, assistenza sanitaria e supporto sociale”. Secondo il rapporto del Palestinian Census Bureau “Hamas non è riuscita a fornire rampe o ascensori sufficienti in molti edifici dell’enclave. Le politiche di Israele, insieme al fallimento delle autorità del Movimento islamico di resistenza nell’affrontare la mancanza di accessibilità in tutta Gaza e il diffuso stigma, contribuiscono a rendere la vita estremamente difficile alle persone con disabilità”.

Al momento nessuno sa come potrà essere organizzata l’evacuazione da Gaza di migliaia di persone non autosufficienti e le loro famiglie. Nelle emergenze umanitarie infatti la situazione delle persone con disabilità è ancora più complicata da gestire. Il rischio è che i più fragili siano lasciati in secondo piano o che vengano del tutto abbandonati al loro destino. Tragedia nella tragedia. “Il rispetto dei diritti umani, inclusi quelli delle persone con disabilità, deve rimanere al centro di qualsiasi sforzo per risolvere il conflitto in corso. La violenza non è mai la soluzione e, in questo momento di tensione, è fondamentale concentrarsi su iniziative che possano alleviare le sofferenze delle persone, in particolare di coloro che sono più vulnerabili, come le persone con disabilità e le loro famiglie. Ci confronteremo da subito – termina la nota firmata all’unanimità da tutti i componenti della giunta Fish – con la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli e con il ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani per prestare la massima collaborazione nella realizzazione di percorsi che possano quanto prima accogliere le persone con disabilità e le loro famiglie costrette a fuggire”.

di Renato La Cara – Il Fatto Quotidiano

 

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