AI e sensori 3D per un dizionario dei segni

Il linguaggio dei segni è utilizzato dalla comunità dei non udenti per comunicare, ma come avviene per il linguaggio vocale, esistono variazioni e dialetti, oltre che un vocabolario in continua evoluzione.

di Simone Majocchi

Per creare un punto di partenza, l’equivalente di un dizionario, il progetto americano KinTrans Hands Can Talk ha utilizzato LinedanceAI e il sistema di acquisizione 3D di Microsoft. Grazie alla collaborazione di 30 partecipanti non udenti di diverse razze, età, istruzione e posizione geografica negli Stati Uniti, il progetto ha registrato il primo set di dati 3D della lingua dei segni americana (ASL) catturando numerose versioni dei movimenti del corpo per ciascuna parola. Il sistema di machine learning ha permesso di creare un set di dati grazie al quale vengono riconosciute le singole parole eseguite anche con variazioni e sfumature. Gli sviluppatori hanno potuto verificare come il linguaggio dei segni abbia condivida le dinamiche degli altri linguaggi umani, ovvero la continua evoluzione con le varie generazioni che creano neologismi e dialetti.

Tracciando in 3D i movimenti di 30 volontari è stato creato il primo dizionario digitale con cui interpretare il linguaggio dei segni americano con l’intelligenza artificiale, gestendo anche dialetti e variazioni.

Memorizzare I dati col DNA

Il genoma umano è stato sequenziato e grazie agli sviluppi delle biotecnologie in grado di agire selettivamente su specifici segmenti, siamo ora in grado di intervenire sulle sequenze degli aminoacidi. Da qui l’idea di Genomika, azienda lituana, per la creazione di archivi digitali basati sulle strutture di DNA sintetico, scrivibili e leggibili attraverso gli attuali strumenti di bioingegneria. I principali vantaggi di questa tecnologia di memorizzazione dei dati includono una densità e una sostenibilità particolarmente elevate. Alcune ricerche dicono che nel 2021 verranno generati 74 miliardi di TB o 74 zetabyte (ZB) di dati in tutto il mondo. Considerando che, secondo le stime fornite dagli scienziati, 1 grammo di DNA può contenere 455 exabyte (EC) – milioni di terabyte – di dati, tutti i dati che verranno generati nel mondo in questi anni possono essere teoricamente archiviati in una catena di DNA di peso inferiore a 163 grammi. Una volta creati, i dati sono facilmente duplicabili attraverso i normali processi di DNA polimerasi per garantire copie in quantità a basso costo.

 

Il team di Genomika, azienda lituana che propone il DNA come memoria di massa digitale

Nuove applicazioni dei droni

Che i droni siano ideali per fare riprese dall’alto è ormai un dato di fatto. Cosa si può fare d’altro con questa tecnologia è invece l’oggetto di studio da parte dell’iniziativa Drone Labs promossa da Andorra Research+Innovation. L’iniziativa è aperta alle istituzioni pubbliche che vogliono provare l’uso dei droni o alle aziende private che stanno pensando a usi e applicazioni per prodotti ancora non commerciali. Fra le sperimentazioni in corso l’uso di una camera termica usata dai Vigili del Fuoco per individuare gli incendi o per trovare dispersi sulle montagne. Oppure quella del Ministero dell’Agricoltura, che utilizza il drone e una telecamera ad alta precisione per analizzare le foreste (stato, dimensioni, salute, ecc.) e anche per calcolare il loro carico di CO2. O ancora in collaborazione con le stazioni sciistiche, dove il drone è equipaggiato con un LiDAR per definire la profondità e la qualità del manto nevoso. Tutto questo è possibile anche grazie alla semplicità con cui si possono ottenere dagli organi competenti i permessi di volo per la sperimentazione.

In Andorra si studiano nuove applicazioni dei normalil droni per creare opportunità utili alla comunità valutandone le potenzialità attraverso un progetto specifico che semplifica la sperimentazione

La 3D printing farm da Prusa

Josef Průša è un nome molto famoso nel mondo maker e le sue stampanti sono considerate da molti le migliori per rapporto qualità prezzo. La sua fabbrica a Praga, nella Repubblica Ceca, è famosa perché utilizza 600 stampanti 3D per realizzare le parti necessarie alla costruzione delle stampanti stesse, in un circolo virtuoso. La print farm automatizzata Prusa Pro AFS, con 34 nuove stampanti Original Prusa, è presente nel padiglione ceco a Expo 2020 Dubai, come parte della mostra “The Future of Manufacturing by Prusa 3D”. Utilizzando i tablet touchscreen, i visitatori possono selezionare e generare disegni di fiocchi di neve unici, che vengono poi stampati con filamento in plastica fluorescente. I fiocchi di neve prodotti possono essere aggiunti alla scultura posta di fronte alla farm. In questo modo si dimostra come ogni pezzo sia unico, pur essendo realizzato con un processo automatizzato e interamente gestito, dalla creazione del modello 3D fino alla sua raccolta dall’apposito cassetto.

Fiocchi di neve stampati in 3D da 34 stampanti controllate e coordinate all’unisono in questa print farm installata presso il padiglione ceco a Expo

Plastica dalle alghe

Stiamo purtroppo riempiendo i mari di plastiche: bottigliette, sacchetti e cannucce per citare i tipi più diffusi. Le aziende impegnate nella ricerca di materiali alternativi sono parecchie e la coreana Marine Innovation può fregiarsi di numerosi brevetti e riconoscimenti per i suoi processi di trasformazione delle alghe marine in materiali plastici e contenitori simili a quelli in carta riciclata. I sacchetti a marchio Janoodam sono monouso, sono composti di estratti da alghe e possono anche essere utilizzati come sacchetti per i rifiuti domestici, sapendo che sono compostabili e biodegradabili. Rispetto ad altri sacchetti prodotti partendo da materiali naturali, questi sono più resistenti allo strappo e si dissolvono in acqua sopra gli 80 gradi centigradi. La loro origine naturale e il processo produttivo li rende totalmente privi di qualsiasi composto pericoloso per l’organismo e sono quindi certificati per alimenti.

La coreana Marine Innovations crea i sacchetti partendo dalle alghe marine, senza aggiungere sostanze chimiche e garantendo così la biodegradabilità al 100% del prodotto

Monete collezionabili su blockchain

Le Banche centrali affidano alle zecche di stato il compito di coniare monete commemorative e collezionabili. I metalli preziosi sono la materia prima abituale per queste monete, ma la Bank of Lithuania ha pensato di fare un salto di qualità tecnologico creando la prima collezione di monete virtuali basate sulla blockchain. In pratica ogni collezionista può acquistare uno dei 4.000 LBCOIN disponibili. Con l’acquisto il collezionista riceve un set di sei token digitali – selezionati casualmente dai 20 soggetti disponibili – e ha diritto a una moneta fisica in argento. Il collezionista inizialmente riceve i sei token digitali nel suo apposito wallet realizzato dalla Bank of Lithuania o trasferirlo su un wallet della piattaforma NEM. Entro un tempo limite dall’acquisto il proprietario di sei token può richiedere la conversione in moneta fisica comunicando alla banca il proprio indirizzo dove inviare la moneta. Questa iniziativa è molto interessante dato che ha definito una serie di meccanismi compatibili con la blockchain e vicini al mondo degli NFT, pur essendo offerto e gestito da una Banca centrale.

Un LBCOIN vive sulla blockchain sotto forma di sei token, ma ha anche una versione fisica in argento, delle dimensioni di una carta di credito. La tiratura è limitata: solo 4000 pezzi

 

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