Google, Dimitri: «Sono sordo, lo smartphone è il mio traduttore»

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Sul tablet compaiono le parole appena pronunciate. Dimitri Kanevsky ha imparato l’inglese dopo essere diventato sordo da bambino. Vede comparirle sullo schermo e a quel punto è in grado di rispondere ai giornalisti. Il suo lessico è impeccabile, la sua pronuncia complicatissima.

Gli investimenti di Google sull’intelligenza artificiale hanno permesso di sviluppare un sistema di trascrizione in tempo reale personalizzato. L’intelligenza artificiale conosce la «lingua» di Dimitri e la trasferisce sul display in inglese corretto.

Il colosso di Mountain View sta lavorando a sistemi che aiutino chi ha subito un ictus, i malati di Sla, di sclerosi multipla o Parkinson. Il fine è realizzare quello che fanno i programmi che trascrivono automaticamente le frasi. Partendo da parole distorte, sillabe, suoni confusi. Il progetto Euphonia traduce i suoni difficoltosi di alcuni malati di Sla in comandi per attivare i dispositivi che lo circondano. Da alcuni mesi è disponibile l’app Lookout che consente di identificare e descrivere gli oggetti che lo smartphone guarda al posto di chi ha perso la vista. L’app Google Lens è in grado di leggere etichette e fornire informazioni sull’oggetto inquadrato.

Qui a Zurigo, nel centro di ricerca sull’intelligenza artificiale, siamo già nel futuro. Gli scienziati di Google dicono di voler «trasformare un suono in qualcosa di toccabile» e di progetti «per mappare i pensieri e tradurli in parole». Google sta lavorando all’identificazione di malattie come tumore o diabete tramite la lettura delle radiografie. La macchina a cui sta lavorando Mountain View si sta allenando a milioni di immagini rendendo la diagnosi più sofisticata. È chiaro che tutto ciò comporti enormi intrusioni nella privacy, su cui la Commissione Ue sta indagando.

Da Mountain View replicano parlando di «federated learning». Consente agli sviluppatori di addestrare modelli di intelligenza artificiale senza che i dati lascino i nostri device. Gboard, la tastiera di Google, lo utilizza per migliorare la digitazione predittiva. Impara nuove parole dopo che migliaia di persone hanno iniziato a usarle, senza che Google abbia mai visto quello che stiamo scrivendo. Ci crediamo?

https://www.corriere.it/

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