Nasce a Castelnuovo d’Asti nel 1811, frequenta le scuole pubbliche al suo paese e poi entra nel Seminario di Chieri (Torino). É di salute malferma, ma diventa sacerdote già a 22 anni.

San Giuseppe Cafasso, è ricordato come il prete della forca, perché la sua attività pastorale si rivolgeva verso tutti bisognosi, ma in modo particolare condivideva le ore estreme dei condannati a morte. Intensa fu la sua opera tra i carcerati, cui non faceva mancare buone parole e sigari, includendo nel suo servizio anche l’aiuto alle famiglie e il soccorso ai dimessi.

Giuseppe Cafasso, zio del beato Giuseppe Allamano (1851-1926), è inoltre un sacerdote santo che direttamente o indirettamente formò a sua volta sacerdoti santi. Soleva dire che il primo dovere del prete era quello di essere santo per santificare.

Tra i suoi allievi ebbe Don Bosco e il sacerdote Lorenzo Prinotti (1834-1899), al quale nel 1857 ispirò a dedicarsi ai sordomuti, prima come insegnante presso l’Istituto Sordomuti di Torino, per poi aprire, nel 1880, sempre a Torino, l’Istituto Prinotti. Lo stesso Cafasso fece visita all’istituto dei sordi.

Il Cafasso fu canonizzato da Pio XII nel 1947 e l’anno dopo proclamato “patrono delle carceri d’Italia”.

Il 23 giugno, giorno della morte, la sua festa. Le spoglie di S. Giuseppe Cafasso riposano a Torino, nel santuario della Consolata.

P. Vincenzo Di Blasio

 

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