Dal Ghana alla Nazionale sorde Il pallacanestro pesarese senza confini

La pallacanestro protagonista della serata del Panathlon "La città ha dimostrato forza e generosità"

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Foto di gruppo durante la serata dedicata ai racconti delle storie di basket, a partire dal ricordo di Paolo Gurini

L’importanza storica e sociale del basket a Pesaro è stata al centro dell’incontro del Panathlon Club.

Ad aprire la serata un applauso a Paolo Gurini, giocatore pesarese recentemente scomparso. “Era una bella persona – il ricordo dell’amico e compagno di squadra Franco Bertini –. È arrivato ai tempi della Max Mobili, è diventato capitano e ci ha portato fino all’avvento di Scavolini. Era una persona bella, seria e solare”.

Una occasione per celebrare l’ultima avvincente stagione della Vuelle rappresentata dal presidente Ario Costa, da Franco Arceci e Luciano Amadori del Consorzio Pesaro Basket: “La stagione ha avuto una partenza difficile, ci siamo trovati subito a dover rimettere le mani al roster. Con coraggio, fatica e determinazione ci siamo messi sui giusti binari e abbiamo ottenuto un risultato che non ci saremmo aspettati. Abbiamo fatto rinnamorare la città”. Tra gli ospiti anche Lucia Gigliotti e Alfredo Caranna, artefici di un progetto che unisce sport e solidarietà.

“Siamo andati in Ghana per allenare ed abbiamo trovato ragazzi con una grande passione ma dei campi impraticabili, così abbiamo avviato una raccolta fondi, Pesaro ha risposto e in pochi giorni abbiamo raggiunto la cifra necessaria e siamo riusciti a realizzare un campo e un sogno”.

Si rivolge all’Africa anche il progetto del Leo Club Pesaro. “Abbiamo finanziato e costruito un campo da gioco a Wolisso in Etiopia – spiega Sergio Luzi Fedeli, presidente Leo Club, affiancato da Alberto Paccapelo che ha seguito il progetto –. Non è stato facile ma ci siamo riusciti”. Un legame, quello tra Pesaro e l’Africa nato 35 anni fa da un’idea di Luigi Panzieri. “Tutto è iniziato con il progetto di piantumazione di alberi per mitigare il clima – ricorda il figlio Stefano –. Poi sono arrivati il gemellaggio con il paese di Keita in Niger e il torneo di basket giovanile. Ero bambino ma ricordo tutti i tornei, era uno spettacolo unico”. Hanno concluso Beatrice Terenzi ed Elisabetta Ferri che hanno ‘inventato’ il basket per sorde: “La nazionale basket Sorde – hanno sottolineato – ci entusiasma quanto la Vuelle.

Vederla crescere ci riempie di orgoglio. Quando nel 2011 abbiamo partecipato ai mondiali di Palermo avevamo una squadra con 2 sole giocatrici di basket, abbiamo vinto una partita. A distanza di 10 anni è arrivato l’oro. Attraverso la pallacanestro le ragazze hanno smesso di vergognarsi della loro disabilità”. “Queste storie dimostrano come lo sport sia decisivo per abbattere muri, realizzare sogni, rendere felice chi è meno fortunato.

Pesaro ha dimostrato tanta generosità” ha concluso il presidente del Panathlon Angelo Spagnuolo.

Luigi Diotalevi

 

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