Seconda ondata Covid: alunni disabili e con “fragilità” in classe

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Lo consente la Nota 1990 del Ministero dell’Istruzione. Cosa che non era prevista nella prima ondata di marzo

Garantire un’inclusione scolastica “effettiva”. È la novità introdotta dal Ministero dell’Istruzione in questa seconda ondata di lockdown scolastico, contenuta nella nota 1990 del 5 novembre che porta la firma del capo di dipartimento Bruschi. Se la maggior parte degli alunni in Italia sono in modalità “didattica a distanza” (ad eccezione dei laboratori per gli istituti tecnici e professionali che prevedono la presenza) le porte delle scuole superiori rimangono aperte per alunni con disabilità certificata, ma anche per i soggetti più “fragili”, come ragazzi con difficoltà emotive e relazionali, stranieri o con famiglie “pesanti”. “Le medesime comunità educanti valuteranno – si legge nella nota – se attivare misure per garantire la frequenza in presenza agli alunni con altri bisogni educativi speciali, qualora tali misure siano effettivamente determinanti per il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento da parte degli alunni coinvolti; parimenti, si potranno prevedere misure analoghe anche con riferimento a situazioni di “digital divide” non altrimenti risolvibili”. Un’attenzione del Governo che non deve passare inosservata. 

Al liceo “Corradin” di Thiene su 1.020 alunni, 18 sono disabili gravi: «Sono ragazzi e ragazze austistici, con sindrome Down o ritardi cognitivi gravi. Per loro il liceo è sempre rimasto aperto – spiega la dirigente Marina Maino -. Fanno lezione in classe con i loro docenti». Il rischio è di accentuare le differenze? «No – dice con forza la preside -. Non accentua le differenze, anzi: dà alle persone quello di cui hanno bisogno. Se il ragazzino è in grado di arrangiarsi, rimane a casa. Le priorità sono la sua salute e la possibilità di alleggerire i carichi delle famiglie». La scuola ha consentito la presenza anche agli alunni con fragilità. «Penso, ad esempio, a ragazze e ragazzi con disturbi alimentari». È una possibilità, poi spetta alle famiglie scegliere.

Con la gioia di alunni e personale scolastico all’istituto professionale San Gaetano di Vicenza sono ripartiti i laboratori in presenza: «Abbiamo riorganizzato tutte le attività – racconta la direttrice didattica Roberta Peloso – i ragazzi, in media, frequentano due, tre giorni a settimana. Circa la metà del programma, infatti, prevede la manualità. I ragazzi si stanno impegnando molto, è giusto sottolinearlo, con qualche sacrificio: vengono a scuola da fuori provincia anche per sole due ore, magari alle 12 di mattina. Tutti gli orari standard sono saltati. Sono bravi, si impegnano, hanno capito l’importanza dei laboratori in presenza».

Ai ragazzi con disabilità medio lievi sono riservate tre classi, un intero triennio. «Hanno percorsi personalizzati. Le loro difficoltà sono compatibili con il lavoro in cucina e in officina meccanica.Alcuni hanno difficoltà cognitive, altri rientrano nello spettro autistico, con difficoltà relazionali, ma sono abbastanza autonomi e in grado di gestire i pericoli. Il lockdown per loro è stato molto difficile, hanno frequentato le lezioni teoriche da casa con grande difficoltà, averli in presenza è importantissimo» continua Peloso. «Ci sono, poi, molti alunni con fragilità, ai quali la scuola pone un’attenzione particolare tutto l’anno. Il tutoraggio e monitoraggio è costante anche per chi è a casa in dad, ha difficoltà familiari o tecnologiche».

«Speriamo di poter tornare al 100% in presenza – conclude la direttrice – gli spazi per garantire il distanziamento fisico ci sono». 

La Nota del Ministero permette di frequentare le lezioni a scuola anche ai figli dei medici e del personale sanitario.

 

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