Studentessa muta, scuola taglia le ore all’interprete della lingua dei segni

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VITTORIO VENETO (TREVISO) La ragazza, 14 anni, frequenta la classe prima di un istituto superiore di Vittorio Veneto. Non può parlare, né leggere, né scrivere, ma sente: per questo motivo, denunciano i suoi genitori, le è stata negata un’assistenza continua che l’aiuti ad imparare la lingua dei segni. Nata con una sindrome malformativa multipla, aveva iniziato ad apprendere la «Lis» alle elementari, fino alla prima media aveva accanto a lei un insegnante specializzato sia a scuola che a casa; in seconda e terza media l’interprete non è più stato messo a disposizione; oggi ha un mediatore in classe sei ore alla settimana, troppo poche secondo la madre che chiede giustizia. È la famiglia della 14enne a denunciare una mancanza dei servizi sociali: «Mia figlia non può parlare, non riesce a leggere e a scrivere, ha problemi vari ma non è sorda — racconta la mamma al Gazzettino di Treviso — la sua fortuna è che comprende tutto. Per quest’ultimo aspetto positivo è stato deciso che non aveva diritto a continuare a imparare e parlare con la lingua dei segni». Fino all’anno scorso l’assistenza era di competenza della Provincia, che ora invece passa la responsabilità all’Ulss 2; l’azienda sanitaria spiega di non avere responsabilità nel caso specifico ma che lo affronterà nei prossimi giorni. I genitori hanno annunciato di volersi rivolgere al tribunale perché il diritto a imparare ed esprimersi della figlia venga rispettato.

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