Il CDC: negli USA abbiamo un’esplosione dei casi di autismo

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di Giuseppina Perlasca

Il tasso di autismo nei bambini statunitensi è passato da un bambino su 150 nel 2002 a uno su 36 nel 2020, ovvero il 2,8%, secondo un nuovo studio pubblicato dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC). Una percentuale che inizia ad essere preoccupante

I risultati provengono dalla “Rete di monitoraggio dell’autismo e delle disabilità dello sviluppo”, finanziata dai CDC e lanciata nel 2000 “per raccogliere dati che consentano di comprendere meglio il numero e le caratteristiche dei bambini con disturbo dello spettro autistico e altre disabilità dello sviluppo che vivono in diverse aree degli Stati Uniti”.

Il programma si estende a 11 Stati, tra cui Arkansas, Maryland e Tennessee.

L’autismo, noto anche come disturbo dello spettro autistico, è una disabilità dello sviluppo di ampia portata che si manifesta in vari modi, ma che in genere include problemi di comunicazione e interazioni sociali. Lo studio ha anche rilevato che i ragazzi hanno molte più probabilità di essere affetti da autismo rispetto alle ragazze.

Detto questo, il rapporto rileva anche che le comunità incluse nel programma “non sono rappresentative degli interi Stati Uniti”, mentre altri programmi federali per l’autismo sono pensati per essere rappresentativi a livello nazionale. Come osserva l’Epoch Times, l’ultima stima dell’autismo a livello nazionale per i bambini di età compresa tra i 3 e i 17 anni era del 2,9%, in linea con gli ultimi dati di questo studio.

Un altro nuovo documento pubblicato dal Morbidity and Mortality Weekly Report del CDC ha rilevato che dal 2016 all’inizio del 2020 sono stati diagnosticati più bambini di 4 anni autistici rispetto a quanti ne erano stati diagnosticati nei  quattro anni precedenti.

Una spiegazione: “La nostra ipotesi migliore, coerente con l’aumento generale dei tassi di prevalenza dell’autismo, è che si tratti di un accesso più equo alle valutazioni e alle diagnosi“, secondo Kelly Shaw, epidemiologo del CDC e uno dei ricercatori, in un commento a Today. Cioè ci sarebbero più disgnosi semplicmente perché i criteri utilizzati sono diventati più chiari e stringenti. Se fosse invece un problema di scarsa interazione sociale o di carattere fisiologico?

 

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