Allarme Coronavirus in Africa: i progetti in Zambia per poveri e malati

Anche se l'Africa è il continente meno colpito dal coronavirus, i risvolti economici dell’emergenza rischiano di aprire una crisi umanitaria gravissima

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L’Africa rischia di diventare il nuovo epicentro dell’epidemia di coronavirus. Con conseguenze economiche catastrofiche. Questo, nonostante in percentuale i contagi nel Continente siano inferiori al 5% di quelli globali.

Sulla lama del rasoio

Il primo caso di infezione nel continente è stato registrato in Egitto il 14 febbraio scorso. Già lo scorso maggio l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) avvertiva che i casi positivi erano oltre 100mila e che il Covid-19 si era ormai diffuso in tutti i Paesi africani, nessuno escluso. Ora, dopo mesi di apparente tranquillità, i numeri iniziano a crescere a ritmo sostenuto. Le due nazioni con il maggior numero di casi sono attualmente il Sud Africa (333.628 positivi e 5.173 morti) e l’Egitto (88.402 casi e 4.352 morti), secondo i dati aggiornati della John Hopkins University. Essi rappresentano oltre il 60% di tutti i nuovi casi segnalati a fine giugno nel continente.

L’allarme dell’Oms

Solo ieri il capo delle emergenze dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Michael Ryan, ha lanciato un nuovo allarme. “Sono molto preoccupato in questo momento che stiamo iniziando a vedere un’accelerazione della malattia in Africa“. “Purtroppo – ha aggiunto Ryan – il Sudafrica può essere un precursore, può essere un avvertimento per ciò che accadrà”. Infatti, nell’ultima settimana il Sud Africa ha visto aumentare i casi positivi “solo” del 30%, ma in Kenya sono aumentati del 31%, in Madagascar del 50%, in Zambia del 57% e in Namibia del 69%.

Rischio povertà per 50 milioni di persone

Anche se l’Africa – con i suoi 500 mila casi di Covid-19 – è al momento il continente meno colpito dal nuovo coronavirus, i risvolti economici dell’emergenza sanitaria rischiano di aprire una crisi umanitaria gravissima. E a rimetterci sarebbero i poveri. La Banca Africana di Sviluppo (Afdb) prevede infatti un crollo dell’economia nell’anno in corso. Per il 2020 era attesa una crescita economica pari a circa 4 punti percentuali. Ma a causa della pandemia ora si rischia una contrazione economica del 3,4%.

Locuste e materie prime

E non c’è solo il coronavirus a flagellare il continente nero. Restano infatti anche altre problematiche: dai prezzi delle materie prime molto più bassi rispetto all’andamento medio degli ultimi anni, al mercato finanziario globale decisamente volatile, fino alle catastrofi naturali, come le infestazioni di locuste che hanno devastato nei mesi scorsi i raccolti di parte dell’Africa orientale. Secondo la Banca africana di sviluppo sono dunque 50 milioni le persone che rischiano di ritrovarsi in condizioni di estrema povertà nel breve periodo.

Gli aiuti della Cei

La Chiesa Cattolica è da sempre attenta alle esigenze dei poveri. Lo scorso aprile la Conferenza Episcopale Italiana (Cei) ha stanziato altri 6 milioni di euro finalizzati all’aiuto dei Paesi africani e di altri Paesi poveri nell’attuale situazione di crisi mondiale. Con questo ultimo stanziamento sono saliti a 22,5 milioni i fondi 8xmille destinati a combattere il Covid-19 nelle zone più in difficoltà del mondo. L’intervento economico è stato deciso, si legge nel comunicato Cei ripreso da Avvenire, “nella consapevolezza che i Paesi poveri incontrano ulteriori difficoltà nell’affrontare la pandemia e che la situazione – già drammatica – può divenire devastante“.

Don Oreste Benzi in Zambia

Sono molte le onlus e le associazioni della Chiesa Cattolica che operano in Africa per supportare la popolazione, sia  dal punto di vista economico, che lavorativo, sanitario, assistenziale, educativo. Non operano solo nell’emergenza, ma anche nel quotidiano da ormai molto anni. Ma, in questa fase emergenziale, il loro aiuto si rivela ancora più prezioso. Un’esempio di aiuto concreto e diversificato alla popolazione è la presenza della Comunità Papa Giovanni XXIII in Zambia. Nel 1985 è iniziata la presenza della Comunità fondata da don Oreste Benzi nel Paese, prima zona di missione dell’ApgXXIII in Africa.  Sin dal 1985, l’Associazione ricopre un ruolo molto importante nel Copperbelt (soprattutto nella capitale Ndola e nella città di Kitwe) nella promozione di iniziative a favore di bambini, orfani, disabili, poveri e marginali in genere. Don Oreste Benzi visitò le strutture di persona nel 1986.

Don oreste Benzi in Africa

Scuole speciali

Attualmente i missionari e i membri zambiani dell’Associazione condividono la vita con bambini orfani e in difficoltà, anziani, ragazze schiavizzate, bambini di strada, disabili attraverso alcune strutture e numerosi progetti. Tra i vari, citiamo il “Progetto scuole speciali“. Questo progetto sostiene due classi speciali per 50 bambini disabili che, grazie a delle maestre specializzate, riescono a fare piccoli e grandi progressi. “Alcuni di questi bambini – scrivono i responsabili della zona Zambia – provengono da famiglie poverissime e perciò a metà mattinata si dà loro un pasto nutriente, per evitare il rischio di malnutrizione”.

Inserimento lavorativo

Grazie al “Progetto Ukubalula“, i giovani ragazzi disabili zambiani, grazie a un sostegno psicologico ed economico, imparano un mestiere per poter così più facilmente inserirsi nel mondo del lavoro. “Per agevolare l’inserimento lavorativo è nata una piccola azienda agricola dove i ragazzi possono seguire un percorso professionale e impegnarsi in numerose attività: agricoltura, allevamento (polli, maiali, vasca per i pesci, ecc), macina del mais e vendita”.

Ragazzi di strada

Il “Progetto Cicetekelo” ha l’obiettivo di ridare dignità ai ragazzi di strada, aiutarli a reinserirsi nella famiglia e nella società. “Cicetekelo è cresciuto enormemente sia in grandezza che in qualità, ed è ormai un modello di intervento giovanile e un punto di riferimento per la società zambiana. A tuttora, più di 100 ragazzi hanno completato il loro percorso formativo e di reinserimento sociale, mentre 240 ragazzi e giovani sono attualmente coinvolti nel programma di recupero”. Nella zona rurale di Misundu alla periferia di Ndola, inoltre, è aperto tre volte alla settimana un ambulatorio che offre servizio medico ai ragazzi e lavoratori del progetto Cicetekelo e alla popolazione che abita nella zona.

Lotta all’Aids

Il “Progetto Rainbow” è un modello d’intervento su larga scala che si propone di aiutare il maggior numero di bambini orfani dell’AIDS, cercando di mantenerli all’interno di una famiglia. Rainbow collabora con le varie organizzazioni presenti sul territorio, per sviluppare e potenziare le attività già presenti. Rainbow mette in atto i seguenti interventi: centri di aiuto e di ascolto; centri nutrizionali (dove vengono assistiti orfani, bambini in grave stato di malnutrizione e neonati); case per ragazzi di strada (che hanno lo scopo di togliere i bambini dalla strada e dalle situazioni di abuso fisico e psicologico); supporto scolastico, con il pagamento delle tasse scolastiche, la richiesta di esenzione dalle tasse scolastiche per i bambini orfani o l’apertura e sostegno di community school laddove non ci sia nessuna possibilità di mandare i bambini nelle scuole ordinarie.

Progetto Anziani

Infine, il Progetto anziani, che in fase di pandemia gioca un ruolo centrale. Il Paese è uno di quelli che vede una forte accelerazione del numero di contagi accertati, superiore al 50%. Ad oggi in Zambia ci sono 3.300 casi positivi – in maggioranza nella capitale, Ndola – e 128 decessi. Ma preoccupa la sacca degli invisibili: quei poveri che non hanno neppure il necessario per pagare un tampone o per farsi curare. Il target più a rischio della popolazione sono gli anziani. La Comunità Papa Giovanni porta avanti un programma di assistenza a domicilio per gli anziani che abitano a Nkwazi, uno dei quartieri più poveri di Ndola. Molti degli anziani seguiti sono malati, abbandonati, mancano anche del cibo necessario per sopravvivere. Gli operatori si assicurano che non manchi loro niente – dal cibo alle medicine, dall’assistenza al conforto spirituale – e superino l’emergenza sanitaria.

Un grande continente

In conclusione, sono tante le opere della Chiesa dedicate al servizio degli ultimi, dei dimenticati. L’instancabile missionarietà di tante realtà ecclesiali sono la base per la ripartenza del continente più povero del mondo che punta a diventare grande. Nonostante il coronavirus.

 

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