Chiude Effatà, la cooperativa sociale che dal 1998 dava lavoro ed un luogo dove socializzare a diverse persone con fragilità. Rimarranno a casa i 14 associati che lì attualmente lavorano. “Il fallimento non è solo imprenditoriale ma anche sociale e di tutta comunità” dice il vice presidente Matteo Toia.

Filippo Mairani

Legnanese Varesotto – Effatà è una parola che trova la sua origine nella Bibbia, dove viene pronunciata da Gesù per guarite un sordomuto. Il suo significato, apriti, si riferisce infatti ai sensi del disabile che grazie all’intervento divino riprendono finalmente a funzionare.

Effatà era, purtroppo il tempo passato è d’obbligo, anche una Cooperativa che dal 1998 aveva come obiettivo principale l’introduzione nel mondo del lavoro di persone con disabilità e in situazioni di disagio, ed era arrivata oggi a dare lavoro a 14 persone con fragilità.

Negli oltre vent’anni di servizio a questo obiettivo si era aggiunto anche quello di dare dignità, non solo attraverso il lavoro ma anche attraverso attenzioni specifiche, alle persone che lavoravano all’interno della cooperativa.

Apice di questa iniziativa l’approccio a partire dal 2018 dell’ergoterapia, con tanto di assunzione di una educatrice, Amabile Villa.

Chiude la cooperativa Effatà

Cooperativa EffatàUn progetto che purtroppo si interrompe, assieme a tutta la cooperativa, nel 2021 con la chiusura di “Effatà”.

La cooperativa, che viveva di commesse e lavori per aziende esterne, entra a far parte di quelle realtà lavorative portate via dal Covid, che ha acuito una situazione già da quasi un anno non particolarmente  rosea.

Un fallimento, secondo il fondatore originario e attuale vice presidente Matteo Toia, non solo dal punto di vista imprenditoriale ma soprattutto sociale.

Purtroppo le realtà del terzo settore sono quelle che ne stanno pagando più ampiamente il pezzo. Col Covid molte industrie, complice anche la diminuita produzione, hanno internalizzato parti della produzione che prima facevano fare alle realtà esterne, come etichettatura ed imballaggio, che è quello di cui ci occupiamo. Senza più commesse non possiamo più andare avanti”.

Un danno economico ma soprattutto sociale

Cooperativa EffatàUna ragione economica quindi dietro la chiusura della cooperativa che, vuole sottolineare Toia, attraverso la cessazione delle attività crea al territorio non tanto un danno economico quanto uno sociale.

Il fallimento non è solo imprenditoriale ma anche sociale e di tutta comunità, perché ora lasceremo questi 14 ragazzi senza un luogo dove possano socializzare e soprattutto senza un reddito. Come dicevo è un fallimento per tutta la comunità cittadina, ma purtroppo in questi venti anni gli appelli ad aziende ed istituzioni sono rimasti inascoltati. All’amministrazione e ai servizi sociali, in particolare, sono vent’anni che chiediamo una mano, un luogo dove stare (Effatà aveva sede in uno stabile in affitto, ndr) o una commessa e quindi di darci del lavoro, ma non è mai arrivato nulla. Per fortuna alcuni privati cittadini si sono messi in ascolto, ma ormai non ce la facciamo più

Cooperativa EffatàSi concretizzano quindi i timori che ormai da quasi un anno facevano sudare freddo gli amministratori come lo stesso Toia e la presidente di Effatà Giusy Crivelli.

Sudori freddi che ora stanno condividendo con tutti gli associati, che ormai hanno compreso la gravità della situazione. La cooperativa, per ora, tirerà avanti fino a settembre quando conta di “chiudere con dignità”.

Il destino dei suoi associati rimane però nell’ombra.

Una nuova realtà, ma non in ambito imprenditoriale

Non è infatti compito dell’azienda che fallisce trovare un nuovo impiego ai propri dipendenti ma, ulteriore segno delle finalità principalmente sociali di Effatà, ci si sta comunque mobilitando per fare in modo che i 14 associati con fragilità non si trovino senza alcun tipo di attenzione da un giorno all’altro.

Chiederemo ad altre cooperative una possibilità di ricollocazione, e per fortuna alcune realtà ed alcuni cittadini si sono già messi in ascolto. Per quanto mi riguarda – continua Matteo Toia – Ho intenzione di provare a creare ancora qualcosa che abbia una presenza nel sociale, ma lo farò con logiche diverse da quelle d’impresa. Una realtà dove ciascuno può prendere parte al progetto e dove spero non verremo lasciato soli come con la cooperativa”.

La fine dopo 23 anni di impresa e sociale

Si conclude quindi dopo 23 anni il progetto della cooperativa Effatà trascinata, anche lei, via dalla marea del Covid e, secondo i partecipanti, anche da una certa disattenzione da parte della cittadinanza ma soprattutto da parte della amministrazioni.

Forse il venire a galla della pesante situazione in cui si trovano ora potrebbe aiutare, con l’avvento di nuove commesse, ma nelle parole di Matteo Toia “Tavoli di confronto, riunioni e manifestazioni di interesse da parte dell’amministrazione, anche quando ci sono stati, non si sono mai  concretizzati negli atti

Filippo Mairani

 

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