Le mascherine, ormai, fanno parte della nostra quotidianità. Quello che appariva un clima surreale e distopico è diventato la normalità, e se nei primi tempi dell’emergenza sembrava strano vederci per strada con il viso coperto da queste mascherine e i guanti nelle mani, ora chi ci fa storcere il naso, invece, è proprio colui che non le indossa.

Abbiamo sempre più bisogno di mascherine, le producono di tutti i tipi e colori, ci siamo abituati a sorridere sotto di esse, e lasciar loro nascondere le nostre emozioni, ma per qualcuno indossare queste compagne di vita del nostro presente e, molto probabilmente, prossimo futuro, comporta più problemi che ad altri.

Per esempio, per coloro cui leggere il labiale è fondamentale, le persone sorde e non solo. Da questa esigenza nasce l’intuizione di Antonella Dimoli, Assistente all’autonomia e alla comunicazione ed interprete professionale di lingue dei segni.

Una mascherina senza barriere

“Tutto parte quando il DPCM chiude le scuole. Seguo un ragazzo sordo della prima superiore dell’Istituto D’Arte di Messina. Non immaginavamo che gli scenari sarebbero stati a tal punto catastrofici, ma ho pensato da subito che non sarebbe stato possibile per lui apprendere e lavorare, nel momento in cui avrebbero indossato tutti le mascherine; conosce molto bene il linguaggio dei segni, ma non basta se non sono visibili i movimenti del labiale. Non è solo un suo problema, lo è anche per tutti gli operatori, i logopedisti, per chi lavora con la comunicazione o per la sicurezza. Da qui abbiamo provato a far partire questo progetto, che teniamo molto sia tutto siciliano” ci ha, infatti, raccontato Dimoli.

Grazie alla sua idea, all’ingegnere Rosario Zagami che ha ideato una mascherina trasparente con filtri intercambiabili e al consulente finanziario Fabio Di Pietro, il prototipo è stato realizzato, in due versioni, dalla società Zp group di Randazzo, nel Catanese.

Il brevetto è stato, già, depositato al Ministero dello sviluppo economico.

Una mascherina per tutti
L’associazione “Sicilia turismo per tutti”, presieduta dalla siracusana Bernadette Lo Bianco, ha sposato la causa e lanciato l’appello per la produzione alle aziende.

“Collaboro con l’associazione e, nella mia attività estiva di guida turistica sia in lingua inglese che LIS, ho notato come sia usanza molto consueta degli orientali, già da prima del virus, proteggersi dall’inquinamento con le mascherine, rendendo molto più difficile così il mio lavoro. Saremo sempre più accompagnati dalle mascherine e per questo credo sia un beneficio per tutti riuscire a modificarne le barriere” racconta Dimoli.

Trasparente e riutilizzabile
La mascherina che stanno progettando sarà igienizzabile, riutilizzabile e trasparente, non la classica mascherina chirurgica, ma di materiale plastico, non troppo rigido, con uno o due respiratori laterali per non impedire la comunicazione, secondo le indicazioni dell’ingegnere Randazzo.

A livello sartoriale sono state cucite tante mascherine trasparenti ma ad uso civile; il loro obiettivo, invece, è renderle certificate, farle entrare anche negli ospedali come presidio medico chirurgico.

Sono tantissime le richieste ricevute, dalle varie ASP, da terapisti, aziende ospedaliere e, ovviamente, dalle persone sorde che, più di tutti, tengono a e difendono il progetto.

Anche un’azienda del Veneto, adesso, sta collaborando per vagliarlo a livello ingegneristico.

“Il clima intorno al nostro progetto sembra positivo, ci auguriamo che a maggio parta” conclude Dimoli.

Per poterci sorridere
Una progetto di questo tipo aiuta non soltanto a comunicare, ma a sorridere, a mostrare le proprie espressioni, unico grande alleato in questo distanziamento sociale che ci tiene lontani, aiuta a raccontare chi siamo, anche se coperti da una mascherina.

Una semplice mascherina trasparente costituirebbe un grande segno di speranza e positività per questo futuro nuovo che ci viene incontro. E lo sarebbe tutti.

 

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