Christian Marini, il signore della Lis che dà voce a tutti

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L’incontro con Christian è il primo passo in un mondo sconosciuto. Di solito si sa che esistono persone sorde e questo basta e avanza. Invece ci si scopre ignoranti. A Christian Marini, Presidente della Sezione ENS (Ente Nazionale Sordi) di Modena – «siamo un Ente Morale che si occupa di tutelare, proteggere e assistere i diritti di tutti i sordi» – la parola ignoranza piace poco. Lui preferisce di gran lunga “vuoto di informazione”. Due facce di una stessa medaglia.

di Arianna De Micheli

ferrarisordoNulla di cui essere fieri, perché ancora oggi i sordi, nel nostro paese, sono discriminati. Magari in buona fede. Una buona fede superficiale, di facciata. Come quella smerciata da chi sostiene che riconoscere a livello nazionale la Lingua dei Segni Italiana (LIS) equivale a ghettizzare ulteriormente la comunità dei sordi. Timore peraltro smentito da alcuni studi internazionali degni di nota (in primis “Development: Linguistic ability and early language exposure” di Mayberry, Lock, & Kazmi, pubblicato su Nature nel giugno 2002) meritevoli di aver dimostrato che imparare una lingua dei segni, al contrario di quanto alcuni siano portati a credere, è propedeutico all’apprendimento delle lingue vocali.

Senza la pretesa di sostituirle o di inficiarne l’importanza. «La LIS è una lingua a tutti gli effetti che rappresenta un’occasione tanto per le persone sorde quanto per chiunque abbia il dono dell’udito – spiega Christian, giovane uomo di trentadue anni che nato sordo da genitori udenti lavora alla Ferrari e usa il bilinguismo – Se da un lato i sordi riescono a comunicare in un regime di pari opportunità, dall’altro gli udenti possono migliorare l’attenzione visiva, la memoria e il linguaggio del corpo».

La documentazione relativa agli aspetti fisiologici, diagnostici e genetici della sordità è oltremodo puntuale. Altro paio di maniche quando il nodo della questione è l’apprendimento della lingua, sia essa orale o dei segni. Tanto che l’argomento viene spesso liquidato in un mero elenco di esercizi. Christian è un sordo profondo, legge il labiale nonché ogni variazione nell’espressione del viso altrui, parla in modo piuttosto chiaro e porta protesi bilaterali. Conversare con lui è molto piacevole, quasi illuminante nello “smascherare” un diffuso atteggiamento di indifferenza – «non mi era mai successo, è la prima volta che la stampa mostra interesse nei nostri confronti» – e richiede un discreto impegno.

Non ci si può infatti distrarre, neppure un istante. Bisogna essere lì, anima e corpo. E questo per chi, ahimè, è ormai di fatto abituato ad incontri spesso veloci e in superficie richiede un discreto sforzo. I sordi profondi prelinguali non avranno mai il vantaggio dell’udito. Né se supportati da protesi di ultima generazione, né se dotati di impianto cocleare, ossia di un orecchio artificiale elettronico. Ciò non toglie che, se protesizzati sin da giovanissimi, siano in grado di “sentire e di sentirsi” e quindi di stabilire una relazione tra il suono e l’oggetto che l’ha generato e, in un secondo tempo, tra la voce e il movimento che le ha dato origine. «L’ideale è che un sordo sappia parlare ma anche segnare.

Purtroppo nei confronti della LIS esistono ancora parecchi pregiudizi, persino all’interno delle stesse associazioni nate a sostegno delle persone sorde. Eppure la LIS aiuta sia la comunicazione tra sordi, sia l’integrazione tra sordi e udenti. Nel 2006 la convenzione dell’ONU sui diritti delle persone con disabilità ha riconosciuto la lingua italiana dei segni tanto da promuoverne l’uso. Rispetto a molti altri paesi del mondo, tra cui Stati Uniti, Francia, Cina, Iran… che hanno ratificato la convenzione, l’Italia e Lussemburgo sono le uniche nazioni europee che ancora non riconoscono la LIS.

Dal canto nostro organizziamo Corsi di base su tre livelli. Il primo rappresenta l’incipit per entrare in confidenza con una lingua visivo gestuale che, a differenza dell’idioma italiano “auditivo”, segue l’ordine soggetto, oggetto, verbo e coinvolge non soltanto le mani, bensì l’intero corpo. Il secondo e il terzo livello – prosegue Christian – sono di approfondimento grammaticale e mirano a consolidare l’apprendimento della LIS con particolare attenzione al lessico e alle strutture morfologiche e sintattiche». Ma qual è il profilo dello studente tipo dei corsi ENS? «Non esiste uno studente tipo sia esso sordo o udente. Perlopiù sono giovani, questo sì. Alcuni mirano, dopo successivi corsi di formazione, a diventare interpreti o assistenti alla comunicazione ma per fortuna c’è chi decide di seguire le lezioni per passione, curiosità o necessità, come nel caso di chi ha un parente o un amico sordo.

Dico per fortuna perché apprendere la Lingua dei Segni Italiana solo per da esigenze di lavoro… beh, mi sembra un filo riduttivo. Ho infatti l’impressione che si perda di vista quel percorso del tutto personale di crescita emotiva che forse è il dono più grande che qualcuno può fare a sé stesso e agli altri».

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