Creare una scuola di danza per disabili è il sogno di due sorelle torinesi, Virginia e Martina Di Carlo: un obiettivo che oggi tutti potranno sostenere partecipando a una raccolta fondi online. Perché la musica ha battuto il realismo scientifico: Virginia infatti soffre di tetraparesi spastica dovuta a un’asfissia neonatale, ha problemi motori a tutti gli arti e disturbi del linguaggio; alla nascita la sua aspettativa di vita non superava la maggiore età. Ma quando la sorella minore, Martina, nata sana, cominciò le lezioni di ballo, la musica su cui danzava ha scatenato qualcosa dentro Virginia: aveva 11 anni e assisteva alle lezioni della sorella di 6.
E all’improvviso ha cominciato a muoversi, quel corpo che non le permetteva nemmeno di stare in piedi da sola, voleva ballare. Da lì è nata una passione che ha legato ancora di più le due sorelle. Oggi Virginia ha 26 anni, è laureata in Scienze motorie e sportive, è atleta paralimpica e Cavaliere della Repubblica per meriti sportivi e culturali. Martina ha fatto della danza la sua professione, è insegnante di ballo, campionessa italiana di danze latine. Insieme hanno partecipato a competizioni di danza paralimpica vincendo anche il titolo di campionesse italiane.
Le «Special angels», Virginia e Martina, hanno un nuovo obiettivo: costruire a Druento in via Dante Alighieri 7/a una scuola di ballo per ragazzi diversamente abili. Per questo hanno lanciato una campagna di raccolta fondi sul sito Eppela (https://www.eppela.com/it/projects/22695-special-angels-dance-school). Un crowdfunding per sostenere le spese di ristrutturazione dell’immobile che ospiterà la scuola e per acquistare un pulmino per il trasporto degli allievi disabili, non ultimo mettere a disposizione delle borse di studio per quelli maggiormente in difficoltà. I ragazzi saranno poi coinvolti in una coreografia finalizzata a migliorare l’equilibrio, la fluidità del movimento, la ritmica.
«Tanti ragazzi disabili non sanno di poter fare attività – dice Virginia -.Spesso, purtroppo, restano chiusi in casa. Noi vorremmo cambiare questa mentalità».
https://www.lastampa.it/
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