Latina non è una città a misura di disabili: ostacoli ogni 50 metri

L’accessibilità ancora lontana dagli standard e dalle promesse fissate nel 2016, situazione critica in centro

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di Marianna Vicinanza – LatinaOggi

E’ stato lo strumento più invocato durante le due precedenti consiliature ed anche la promessa da parte dell’ex sindaco Coletta che era arrivata subito, ad urne chiuse da poco.

«Abbatteremo le barriere architettoniche entro cento giorni». Ma di giorni ne sono passati più di duemila e le barriere architettoniche sono ancora ‘l’arredo’ più diffuso della nostra città. Ritardi a parte, probabilmente dovuti ai tempi della pubblica amministrazione ma anche ad una scala di priorità che ha messo in testa altre esigenze, oggi la realtà per chi si trovi costretto a vivere uno stato di disabilità è quella di una città poco inclusiva, poco vivibile e difficile da percorrere senza aggirare ostacoli. Circoscrivendo poi una zona sicuramente frequentata come il centro cittadino la situazione delle barriere presenti, tra pali mal posizionati e scivoli che partono da un lato del marciapiede per arrivare a uno scalino dal lato opposto, è aggravata in questo periodo dai molti cantieri disseminati in varie zone.

Sono in corso infatti in centro gli interventi di ripristino della pavimentazione dopo la sostituzione dei pali della luce e reti di cantiere sono presenti in modo costante. Abbiamo percorso appena 500 metri dalla facoltà di Medicina a piazza del Popolo e abbiamo incontrato marciapiedi senza scivoli o con strisce che finivano contro rialzi e muretti quasi ogni 50 metri. Da Corso della Repubblica (dove già bisogna fare lo slalom tra i pali circondati da reti di cantiere) a Piazza Roma, da Corso Matteotti a piazza del Popolo, le barriere sono parte del paesaggio. A fronte di strade e marciapiedi con scivoli correttamente posizionati ci sono poi anche le situazione limite come quella lungo via Don Morosini all’incrocio con Piazza del Mercato: qui c’è uno scivolo da cui partono le strisce pedonali che arrivano dal lato apposto a un marciapiede senza scivolo e con segnaletica, parchimetro e cantiere, insomma superare più ostacoli, e non uno, costituisce una impresa per disabili e mamme con carrozzine. Ci auguriamo che presto si metta mano anche a queste zone perché i primi interventi approvati nell’ultimo consiglio comunale della scorsa primavera che ha validato il Peba, l’atteso piano per l’abbattimento delle barriere architettoniche, erano circoscritti alla ztl. In occasione del voto unanime in aula il consigliere comunale di Lbc Emilio Ranieri spiegava che quello che bisognava aspettarsi è che il piano fosse messo in un capitolo di bilancio specifico e che venisse trasmesso a tutti gli uffici che si occupano di lavori pubblici, di manutenzioni e di viabilità, cosicché nei futuri appalti si tenga conto delle linee guida del PEBA. L’assessore all’urbanistica Remigio Coco auspicò invece che si arrivasse in tempi celeri all’obiettivo di estendere il piano all’intero territorio comunale.

Era stata invece l’opposizione, con Matilde Celentano, a ricordare come oggi la maggior parte degli edifici di proprietà comunale non siano fruibili e conformi alle persone con disabilità: non è fruibile il Palazzo Comunale, la Prefettura, le Poste, il Teatro, il Museo Cambellotti e tanti altri ancora. Eppure l’Unione Europea, con la Carta dei Diritti Fondamentali, con l’articolo 26, riconosce il diritto ai disabili di beneficiare di misure nell’interesse di garantirne l’autonomia, l’inserimento sociale e la partecipazione alla Comunità. Ma nel capoluogo compiuto il primo passo, l’approvazione del Peba, c’è ancora molto da fare.

 

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