La sartoria solidale che crea abiti per tutte. E veste “Lo Stato sociale”

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BOLOGNA – “Mi sento viva perché so vedere il mondo all’ingiù”. È una delle frasi ricamate sulle t-shirt di Sartorie Leggere, il progetto di impresa di Barbara Montanari, madre di due figli, di cui una con sindrome di Down.

Anche l’autrice della poesia da cui sono state prese quelle parole ha la trisomia 21: è la 23enne Sara Yakoubi, giovane frequentatrice di un gruppo di poeti formato da studenti universitari che, quest’anno, si è iscritta di nuovo alle superiori, lei che ne è uscita con un attestato di frequenza come capita a molte persone con disabilità cognitiva, frequentando i corsi serali per poter prendere il diploma. A incontrare e raccontare questa esperienza, sulle pagine di SuperAbile Inail. è la giornalista di Redattore Sociale Laura Pasotti. “Abbiamo scelto di chiamare le t-shirt ricamate ‘Pagine tessili’ perché sono il preludio a un libro che Sara scriverà e a cui arriverà in maniera professionale”, racconta Montanari. “In Sartorie Leggere lei è un’autrice a cui paghiamo i diritti per ogni capo con i suoi testi che vendiamo ed è una copywriter che ha ideato per noi alcuni slogan: per lei è stato un passaggio importante perché è uscita dal discorso legato alla disabilità, si è inserita in un contesto di pari e ha capito che la strada della poesia ha una valenza al di là della sua famiglia e degli educatori”.

L’idea di ricamare i pensieri di Sara Yakoubi sulle magliette è della social media manager di Sartorie Leggere: 27 anni appena compiuti, speaker radiofonica con una grande passione per i social, Elena Rasia è in sedia a ruote a causa di una paralisi cerebrale che l’ha colpita nella mobilità. “Prima di trovare chi sapesse cucire, ho cercato qualcuno che potesse comunicare la mia idea di impresa”, prosegue Montanari, che ha creato Sartorie Leggere dopo essere stata licenziata perché, in quanto mamma single, si assentava spesso per assistere la figlia. “Elena veniva da un certo numero di tirocini scollegati tra loro, senza un progetto di crescita professionale, e dove non si teneva conto delle sue capacità. In alcuni, era prevista addirittura una manualità che lei, evidentemente, non ha. Quando le ho proposto il lavoro, ha accettato con entusiasmo”. Montanari ci tiene, però, a precisare che il percorso di social media manager di Elena Rasia non è improvvisato: “Non l’ho scelta solo in quanto millennial che si trova a suo agio con i social – spiega – Insieme abbiamo frequentato un corso di web e social marketing promosso dalla Regione Emilia Romagna e rivolto ad aspiranti imprenditori. Ed è proprio come giovane imprenditrice che lei ha partecipato, imparando tantissimo su come costruire campagne social e creare siti Internet. Anche lei, come Sara, ha solo un attestato di frequenza delle scuole superiori: il curriculum se lo sta facendo sul campo”. È stata Elena a contattare il gruppo musicale Lo Stato sociale e a far conoscere loro le “Pagine tessili” di Sara Yakoubi. Un successo: Lodo Guenzi e gli altri componenti della band ne sono diventati testimonial.

Oltre a Barbara, Elena e Sara, dietro Sartorie Leggere c’è una rete di donne: ci sono le ex signore della moda degli anni Ottanta e Novanta, “tra cui la mia mamma”, spiega Montanari, che hanno messo a disposizione le loro competenze (una è la ricamatrice che ha realizzato le t-shirt) e sono pronte a diventare maestre per chi vuole mettersi in gioco nella sartoria. E le ragazze, disabili e non, che fanno da modelle. “Al momento abbiamo una sarta, una modellista, una ricamatrice e una coordinatrice di produzione, alcuni laboratori a cui ci appoggiamo e due persone che ci aiutano in sede”, dice Montanari. “Puntiamo su talento e desiderio, non vogliamo collocare le persone disabili tanto per trovare loro un lavoro costringendole a fare qualcosa che non è nelle loro corde”. L’obiettivo è valorizzare le capacità delle persone per farle crescere in un ambito professionale e farle diventare autonome. “Vogliamo formare persone con competenze artigianali e professionali, altrimenti si rimane nel circolo vizioso dei tirocini in cui finiscono molte ragazze e in cui rischiava di restare intrappolata anche Elena”.

E gli abiti? Realizzati con tessuti nuovi da eccedenze di produzione, rigorosamente made in Italy, hanno una vestibilità studiata per donne con qualsiasi fisicità, da quelle in sedia a ruote a quelle con sindrome di Down che faticano a trovare nella moda mainstream abiti che le valorizzino, fino alle signore oversize. “Li abbiamo testati su ragazze in carrozzina che hanno difficoltà a vestirsi in modo autonomo, non hanno né cerniere né bottoni e le scollature sono ben calibrate”, conclude Barbara Montanari. “Non sono taglie comode ma hanno un’eleganza non strutturata che li rende accessibili a tutte”.

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