Terremoto Aquila, il racconto. “Le mie 42 ore sotto le macerie”

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Rimini, 25 marzo 2019 – Sei aprile 2009. Notte fonda. Una fortissima scossa di terremoto distrugge L’Aquila (VIDEO). Il bilancio definitivo è di 309 vittime, oltre 1.600 feriti. Dopo 42 ore di ricerche ininterrotte, una ragazza viene estratta viva dalle macerie: è Eleonora Calesini di Mondaino. In 216 pagine, oggi, dopo 10 anni, Eleonora racconta la sua storia: giovane e appassionata studentessa dell’Accademia dell’Immagine, Elly si trasferisce a L’Aquila.

Nonostante la sordità da cui è affetta fin da bambina, combatte la paura inseguendo i suoi sogni: lavorare nel cinema, agli effetti speciali. È il movimento dei sogni a spingerla a lottare. E così quella notte di orrore, Elly è ovattata nel suo silenzio mentre il rumore della morte si avvicina. Sono le 3 e 32 e il boato, il crollo, interrompono il movimento dei sogni. Insieme all’amica e scrittrice Debora Grossi di Riccione, tra ricordi, lacrime e paure, la Calesini ripercorre in un libro le 42 ore nel buio, i giorni prima del sisma, e poi la sua seconda vita. L’opera si intitola «Il movimento dei sogni», edito da Fandango Libri. Giovedì prossimo l’uscita nazionale.

«Questo libro lo devo a mio padre, che già da dopo il terremoto aveva insistito per farmelo scrivere – racconta Eleonora –. In quel momento gli avevo detto di no, non ero pronta. Ora invece lo sono. Non è stato facile superare tutto. Avevo bisogno di farlo. Per non dimenticare, per buttare fuori tutto quello che ho provato. Per raccontare la storia dal punto di vista di chi faceva lo studente universitario. Nel libro dedico una parte anche ai miei soccorritori».

E’ stato difficile ripercorrere quei momenti?

«E’ sempre difficile. Ringrazio tutte le persone che mi sono vicine. Dalla mia famiglia e gli amici che sono la mia forza, ai terapisti, fino al team che ora segue questo progetto. Debora, prima fra tutti. Le ho chiesto io di darmi una mano due anni fa. Avevo già raccolto testimonianze e articoli, avevo scritto delle cose mie. Però avevo bisogno di qualcuno che sapesse unire tutto in modo brillante. Non volevo scrivere un libro tragico, Debora è ironica. La sintonia tra noi c’è stata da subito. Sono felice di averla scoperta come collega e amica».

La paura c’è ancora o questo libro l’ha aiutata a superarla?

«La paura della notte e del terremoto c’è sempre».

A distanza di 10 anni cosa pensa della sua rinascita?

«Il destino ha voluto così. E se lo ha voluto è perché forse oggi, dovevo proprio raccontare questa storia. Per non dimenticare mai quello che è successo».

Debora Grossi, come è stato scrivere questa storia?

«Era la nostra prima esperienza, siamo partite da zero. C’è stata tanta gioia e euforia nei primi momenti, poi riaffrontare tutto quello che è successo non è stato facile. Abbiamo superato dei momenti davvero toccanti. Ma tutto ci ha unite ancora di più».

Eleonora, a chi dedica questo libro?

«Alla mia amica e coinquilina Enza. Era con me quella notte del 6 aprile. Lei non ce l’ha fatta. Ogni sera, prima di andare a dormire, lei è il mio ultimo pensiero. E poi lo dedico a tutti quei ragazzi de L’Aquila che non hanno avuto una seconda possibilità come me».

https://www.ilrestodelcarlino.it/

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