Sono troppi lunghi i silenzi, le sottovalutazione, le assenze sulla follia!

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Da troppi anni insiste un velato e vergognoso silenzio delle Istituzioni sulle condizioni in cui “vivono” le famiglie del mondo della disabilità sia fisica che psichica, gli stessi ed i cittadini.

I pochi Provvedimenti Legislativi emanati nel campo della malattia mentale, sono la dimostrazione del disinteresse, delle sottovalutazioni che regnano nel n/s Paese rispetto a questo grave disagio sociale, dove di tanto in tanto i mass media propongono velate spiegazioni, semplici riproposizioni di giudizi che non portano audience né clamore, visto che questi “indici” sembrano essere termini di raffronto di avvenimenti . Tutto resta in un clamoroso silenzio !

Ancora una volta dobbiamo ribadire che questa problematica necessita di una Legislazione urgente, adeguata ed efficace,  perché il rispetto della dignità del disabile è essenziale in una società che vuol essere civile.

Fedor Dostoiewsky diceva che il grado di civiltà di una Nazione si soppesa con la constatazione in cui si trattano i malati mentali, mentre le famiglie coinvolte non manifestano chiassosamente, constatato  che possono solo contenere la loro forza residua affinché non si spenga quel briciolo di speranza che ancora rimane per una concreta definizione.

Le peculiari problematiche delle persone affette da malattie o da sistemi d’invalidità all’interno del più vasto e delicato tema dell’assistenza e dell’integrazione, hanno usufruito solo di pochi Provvedimenti Legislativi ..

1°) In campo Europeo  l’Associazione “Cristiani per servire” ha espresso sempre al Presidente della Commissione Europea pro-tempore, il disappunto per le politiche sociali adottate in materia di disabilità per le mancate iniziative che dovevano contribuire a garantire un tenore di vita dignitoso ai più deboli sotto il profilo professionale e quello personale

La Direttiva Comunitaria concernente l’occupazione derivante dall’art.13 del Trattato UE è vero che permette di promuovere e proteggere i diritti delle persone disabili, ma i malati mentali, per esempio, abbisognano di cure e strutture adeguate, con personale specializzato e non di lavoro fin quando la malattia non si risolve in meglio .

Non parliamo, poi, dell’”Anno Europeo dedicato ai disabili” e del “modello sociale” preventivato, dal lato economico-sociale che doveva essere “trasportato” nelle leggi degli Stati membri della UE entro il 2003. Ma l’Unione Europea ha attivato quel controllo ? Inoltre viene da chiedersi se la Unione Europea, in presenza di poche iniziative, ha considerato una esteriorità quell’Anno ?

La Costituzione Europea, il cui principio fondamentale è la difesa della dignità dell’uomo, ha posto nel Preambolo Parte 2° comma 3° “la persona al centro dell’azione dell’Unione Europea” considerando la generica disabilità, che non comprende specificatamente l’handicap mentale.

La stessa n/s Associazione con una Petizione rivolta al Parlamento Europeo“ rivendica” e richiede, anche in virtù del principio di sussidiarietà e proporzionalità, una Direttiva Comunitaria necessaria per creare servizi, cure e strutture adeguate per tutti gli Stati membri della UE, in considerazione di una libera circolazione in sicurezza (art.66) delle persone sia in Italia come negli altri Stati membri a fronte dei gravi rischi per i numerosi casi di violenze attuate da persone portatrici di malattie mentali nei confronti di parenti, passanti, emigrati o vicini di abitazione.

Di fronte al diniego di quella Direttiva, abbiamo proposto Ricorso  n.44330/06 alla Corte Europea per i diritti dell’Uomo di Strasburgo .

2°) In campo italiano il problema, per esempio, della malattia mentale (ancora una volta “dimenticato” nella legge finanziaria) affonda le radici in epoche remote (legge n.36 del 1904), prmo provvedimento legislativo organico in materia, che istituiva il “manicomio”, quale struttura cardine dell’assistenza ai malati mentali .

Le esigenze di controllo e di custodia dell’epoca lasciano il malato in balia di una istituzione spersonalizzante e scarsamente terapeutica.

Il secondo periodo avviene con l’approvazione della legge Mariotti nel 1968 che introduceva il ricovero volontario in ospedale psichiatrico ed istituiva i Centri di Igiene Mentale (CIM).

Il terzo periodo si apre con la legge 180/1978, approvata in tutta fretta sotto la spinta minacciosa di un referendum abrogativo, nella convinzione che rimanendo sconfitta la consultazione popolare, il” manicomio”, (che dopo viene chiamato Ospedale Psichiatrico) avrebbe riportato una maggioranza schiacciante. La legge ha il merito di aver determinato il passaggio dal prevalente interesse custodialistico ad un approccio terapeutico e tolta quella vergogna del secolo trascorso !

Intanto gli attuali servizi di diagnosi e cura per i pazienti acuti sono inadeguati alle necessità e ripropongono gli aspetti peggiori dei vecchi “manicomi”.

La legge 180, priva del Regolamento d’Applicazione, “ordinò” la chiusura degli Ospedali Psichiatrici e la legge 833/1978 ne assorbì il retaggio non modificando nulla perché in termini pratici la carenza di adeguate strutture è più che evidente e tutt’ora persistente.

Esaminiamo molto velocemente quello che è avvenuto.

Vi è da ricordare che nel 2003 “Anno Europeo dedicato ai disabili” , sempre l’Associazione di cui sopra, aveva richiesto nel semestre italiano di Presidenza Europea una Direttiva Comunitaria di maggiori equilibrio tra i diritti dei malati psico-fisici a quelli dei cittadini malati europei, anche, per una garanzia d’incolumità generale.

Premesso che il Testo Unico sulla disabilità, nel quale trovino spazio le diverse normative sull’handicap, oggi troppo frammentate, non è stato ancora introdotto in Italia, non possiamo dimenticare che sono circa 10 milioni le persone che nel nostro Paese soffrono di disturbi di tipo mentale, nelle maggior parte affidate alla cura delle rispettive famiglie e gli “altri” un po’dovunque !.

Nonostante i numerosi appelli della  Associazione il Governo ed il Parlamento non hanno ancora predisposto, se non in minima parte, soluzioni efficaci e concrete per aiutare questi “malati” costretti spesso a vivere un’esistenza piena di disagi e con loro le famiglie, con ripercussioni negativi sulla civile società.

La legge n.4/2004 “Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici” persegue l’obiettivo di riconoscere e tutelare il diritto di ogni persona ad accedere a tutte le fonti di informazione e ai relativi servizi compresi quelli che si articolano attraverso gli strumenti informatici e telematici.

Provvedimenti sono stati assunti per estendere la particolare tutela giurisdizionale, come quelli accordati ai disabili vittime di discriminazioni nel contesto lavorativo ed a quelle situazioni in cui il disabile risulti destinatario di trattamenti discriminatori al di fuori del rapporto di lavoro.

La legge n.6/2004 ha introdotto nel n/s Ordinamento la figura dell’Amministratore di Sostegno .Tale norma prevedendo che il beneficiario del provvedimento di tutela conservi la capacità di agire per tutti gli atti diversi da quelli che richiedono la rappresentanza esclusiva o l’assistenza necessaria dell’amministratore, puntualmente indicati nel decreto di nomina, cerca di rendere la tutela delle persone non in grado di provvedere pienamente a se stesse  più flessibile e vicina alle reali esigenze degli interessati, concretizzando un ulteriore passo verso la piena salvaguardia dei diritti dei disabili.

Per l’ennesima volta l’Associazione “Cristiani per servire” ha richiesto al Parlamento Italiano ed a quello Europeo la possibile formazione di un Fondo Speciale Economico (DOPODINOI) a favore dei malati psico/ fisici, amministrato da un Ente pubblico, al quale confluire quelle parti di patrimonio o risparmi che in eredità andrebbero loro. Un “cruccio” che assilla, giustamente, le famiglie e l’attivazione e stimolazione della ricerca scientifico-farmacologica sulle malattie mentali.

Ancora una volta desideriamo ripetere che la n/s Associazione non usufruisce, né ha mai chiesto o chiede contributi finanziari occulti o palesi a nessuno, ma solo “spinti” dalle ferme intenzioni di fare il nostro dovere di cristiani e di cittadini.

 

Pur nella consapevolezza che la strada da percorrere è lunga e che quello che è stato fatto finora ancora non soddisfa in appieno le necessità dei malati delle loro famiglie e della società, l’Associazione ritiene che le misure sopra evidenziate costituiscano un passo significativo verso il completamento di politiche  socio-sanitarie che abbiano veramente a cuore le esigenze dei portatori di handicap.

E’ il Parlamento la sede naturale ed è auspicabile che omogeneità d’intenti, mirati a concetti di cui sopra, possano chiudere quella parentesi che si è aperta 30 anni or sono con la chiusura dei “manicomi” senza realizzare strutture alternative.

Bisogna avere la forza di finirla con i discorsi, simposi, manifestazioni esteriori o quant’altro, passando una buona volta a fatti solidi e concreti e non, ripetiamo, inutili parole che non tutelano i diritti dei “malati”, che non aiutano le famiglie e non danno sicurezza a tutti i cittadini !

Previte

http://digilander.libero.it/cristianiperservire

La nostra Associazione per la promozione sociale costituita nel maggio del 1994 non ha richiesto né gode di contributi economico-finanziari palesi od occulti .

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