Tessere sanitarie senza microchip: perché le visite mediche sono a rischio (insieme a carte d’identità e bancomat)

La crisi dei semiconduttori spinge il governo ai documenti monchi. Il consiglio di non gettare quella scaduta. E i problemi per il rinnovo

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Le nuove tessere sanitarie sono senza microchip. E questo mette a rischio molti servizi della sanità. Ma i semiconduttori sono necessari anche per carte d’identità e bancomat.

di Alessandro D Amato

Così la crisi dei dispositivi potrebbe mettere a repentaglio anche molti altri servizi. Mentre per l’acquisto i farmaci non dovrebbero esserci intoppi, visto che le farmacie usano il codice a barre. Il problema nasce dalla mancanza di materiali per la costruzione causata dalle crisi geopolitiche. Per questo è arrivato dal governo il via libera alla produzione di tessere sanitarie senza microchip. Certificato dalla Gazzetta Ufficiale il 9 giugno scorso. Ma ha anche esortato l’utenza a non gettare la tessera scaduta. Un problema, visto che sono 11 milioni gli italiani che annualmente la rinnovano. E che potrebbero ritrovarsi così in tasca un documento dimezzato.

Perché c’è un problema con i semiconduttori

Il problema nasce dal conflitto Russia-Ucraina e dalla dipendenza commerciale dalla Cina. Questo ha generato una carenza dei materiali semiconduttori per la produzione di microchip. I due paesi in guerra sono infatti esportatori di palladio neon. A questo problema si è aggiunta la carenza di forniture dalla Cina e da tutta l’Asia a causa della crisi delle materie prime. Ma il problema non riguarda solo le tessere sanitarie. Il Messaggero ha spiegato che rispetto a 5 anni fa i tempi di consegna dei chip più avanzati, quelli necessari per la sicurezza bancaria e informatica, sono lievitati da 27 a 52 settimane. Mentre le scorte sono calate da 40 settimane a 5. Di fatto con la pandemia la domanda è esplosa. E l’offerta non riesce a starle dietro.

Per ovviare a questo problema in attesa che gli aiuti alle imprese di semiconduttori servano ad aumentare la produzione, il governo ha deciso di produrre le tessere sanitarie senza microchip. E ha consigliato di non gettare quella vecchia. Ma c’è un problema. È necessario anche estendere la durata del certificato di autentificazione fino al 2023. Per farlo è necessario collegarsi al sito Sistema Tessera Sanitaria e seguire le istruzioni. Per estendere la validità della tessera è però necessario avere il codice Pin fornito all’atto dell’invio del documento. Che da oggi varrà soltanto come codice fiscale e da certificazione dei dati forniti sulla tessera. Ma rimane l’opzione Team, ovvero la Tessera Europea di Assistenza Malattia che permette di accedere alle cure in tutta Europa.

L’accesso alle piattaforme della PA

Rimane il problema di come prenotare le visite specialistiche. Nelle regioni più avanzate tecnologicamente come Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, senza chip la card non può essere inserita nel lettore. Quindi questi enti dovrebbero sfruttare sistemi alternativi di riconoscimento. Il Messaggero spiega che il Codice per l’amministrazione digitale equipara la Cns alle altre identità digitali Spid e Cie. Ci potrebbero essere problemi anche per chi la richiede per lo smaltimento dei rifiuti. Mentre il Corriere della Sera aggiunge che la mancanza di chip mette a repentaglio anche la diffusione delle nuove carte di identità digitali. Il microchip contactless del documento infatti memorizza i dati personali e biometrici del titolare (foto e impronte digitali) e le informazioni che ne consentono l’identificazione online.

 

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